
Ci sono un giudizio, due probabili ricorsi (uno del centrodestra e uno del centrosinistra) e, di conseguenza, un altro giudizio e i possibili risvolti penali. Insomma, la vicenda del voto a Pescara nelle elezioni del 2024 è ben lontana dall’essere chiusa dall’articolata sentenza del Tar Abruzzo, emessa un paio di giorni fa, che ha sancito il ritorno alle urne in 27 sezioni, quelle nelle quali sono state riscontrare le maggiori anomalie nel conteggio delle schede. Anomalie di cui hanno beneficiato il sindaco Carlo Masci, che ha evitato il ballottaggio con Carlo Costantini per soli 584 voti, e diversi assessori e consiglieri del centrodestra, ora tutti congelati dalla sentenza del Tar.
Cosa potrebbe accadere? Di tutto. Non possiamo neppure escludere che il Consiglio di Stato, secondo e ultimo grado di giudizio della magistratura amministrativa, accogliendo il ricorso di Costantini avverso la sentenza del Tar, decida di annullare le elezioni, nominare un commissario e procedere con le attività propedeutiche alle successive elezioni. Attenzione, però: si dovrebbe votare nel 2026 per un mandato di una manciata di mesi perché nel 2027, Legge regionale alla mano, si andrà alle urne per la Nuova Pescara. Suona strano.
La Regione dovrebbe spostare per la quarta volta la data della fusione di Pescara, Montesilvano e Spoltore, rinnegando così una Legge – la seconda dopo quella dell’era Luciano D’Alfonso – voluta dal presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri, che ne è il primo firmatario. Sarebbe una comica. Al contrario, tutto sembra tranne che una cosa da ridere la vicenda dei presidenti di sezioni, di cui uno già denunciato, coinvolti nella vicenda delle schede elettorali del 2024. Ci possono essere gravi risvolti penali, soprattutto se verrà riscontrata una regia dietro il dolo. (m.c.)