Duro intervento di Azione, con un comunicato a firma del segretario provinciale Stefano Torelli, sulla situazione della Centrale operativa unica del 118 di Pescara e Chieti che, a quanto sembra, ha peggiorato il servizio per i cittadini invece di migliorarlo.
“Costi aumentati, inutili duplicati degli apparati e servizio peggiorato a danno dei cittadini. A Pescara e Chieti, sul tema della Centrale operativa unica del 118, non si poteva fare peggio. Il primo bilancio, dopo alcuni mesi di operatività della Centrale Unica, è sicuramente negativo, a riprova che la Sanità abruzzese – a causa della cattiva gestione della Regione a guida Marco Marsilio che non sa proprio come gestire la materia – è sempre più allo sbando.
I costi della nuova sede
La nuova Centrale è stata realizzata su un sito intermedio ai due capoluoghi di provincia, in un locale preso in locazione onerosa dall’Aeroporto d’Abruzzo e ubicato proprio all’interno dello scalo aeroportuale. Di conseguenza, c’è stata la soppressione delle due Centrali preesistenti, che erano in locali di proprietà degli ospedali di Chieti e Pescara e dentro di essi ubicati. Tralasciando l’enfasi della propaganda con la quale la novità è stata presentata ai media, uno dei principali obiettivi dell’unificazione era quello di incrementare, attraverso delle sinergie e delle economie di scala, la capacità di risposta operativa rispetto agli standard delle due unità provinciali separate. Inoltre, la novazione è stata motivata come capace di razionalizzare, attraverso una migliore distribuzione dei flussi, l’accesso ai Pronto Soccorso delle due Asl.
Logica pilatesca
I risultati a oggi, silenziate le fanfare della propaganda, appaiono tutt’altro che positivi. Infatti, e incredibilmente, l’unificazione è avvenuta non adottando, come logica avrebbe voluto, un nuovo modello
organizzativo come fatto, con lungimiranza e sensatezza, da tutte le altre regioni che hanno proceduto in tale direzione. Nient’affatto. Il nostro decisore regionale ha organizzato la fusione operando con logica pilatesca, non scegliendo tra le due centrali esistenti, ma identificando un contenitore in posizione intermedia e decontestualizzato rispetto ai perimetri sanitari, con un corposo canone di locazione e dove installare ex-novo collegamenti e infrastrutture telematiche che si stanno rivelando instabili (frequenti black-out informatici ai sistemi operativi e peggioramento delle connessioni dirette con i reparti ospedalieri). In assoluto, l’apice della miopia pianificatoria e dell’incapacità assoluta di operare scelte operative razionali
per paura di scontentare potentati politici locali, si è avuta con la mancata previsione e implementazione di un nuovo e appropriato assetto organizzativo-funzionale.
Due Responsabili e due Medici di Centrale
Essendo costituita la Centrale Unica Pescara-Chieti con il personale e le figure del precedente assetto provinciale, si sono mantenute, quindi risultano raddoppiate e sovrapposte, anche le figure del Responsabile – adesso ce ne sono due, che hanno autorità e, quindi, emanano disposizioni ciascuno solo sul proprio personale e sul territorio della provincia di competenza, creando situazioni differenziate e potenzialmente contrastanti tra loro – e del cosiddetto Medico di Centrale – ruolo di coordinamento di casistiche peculiari e che, in talune regioni, opera anche da remoto e gestisce ambiti con livelli di popolazione molto superiori a quelli qui in discussione. Il tutto in un periodo storico particolare caratterizzato dalla mancanza drammatica di medici con impieghi più operativi, sulle ambulanze e nei Pronto soccorso.
Situazione peggiorata
Insomma, se aggiungiamo che l’afflusso nel Pronto Soccorso cittadini non ha avuto miglioramenti, anzi in quello di Pescara la situazione è addirittura peggiorata, si può trarre la conclusione che gli obiettivi perseguiti con la unificazione non sono stati raggiunti. Vista questa esperienza, auspicare l’unione delle Centrali di Teramo e dell’Aquila appare quantomeno un azzardo”.