Lorenzo Di Pompo, presidente della delegazione Abruzzo dell’ANCUPM (Associazione nazionale comandanti e ufficiali del corpo di polizia municipale), ha inviato un comunicato, che si seguito pubblichiamo integralmente, sull’annosa vicenda dell’Aquila, dove il comune è stato condannato dal Tar Abruzzo e dal Consiglio di Stato perché non procede alla nomina di un comandante di Polizia locale.
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“La querelle del Comune dell’Aquila sulla figura del comandante della Polizia Locale merita alcune considerazioni. L’associazione nazionale comandanti e ufficiali della polizia municipale (ANCUPM) non può non evidenziare la gravità di quanto accaduto. Il sindaco Pierluigi Biondi ha pervicacemente affermato con fatti e parole di non volere un comandante della Polizia locale con le competenze richieste dal profilo ma, soprattutto, con le qualifiche di ufficiale di polizia giudiziaria, di agente di polizia stradale e di ausiliario di pubblica sicurezza.
La scelta del sindaco di un profilo meramente amministrativo al vertice del Corpo di Polizia è stata condannata da due pronunciamenti di merito e due di legittimità da parte del Tar Abruzzo e del Consiglio di Stato. Si è arrivati ad una diffida adempiere con conseguente nomina di un commissario ad acta per la scelta del nuovo comandante.
Sul filo di lana, il sindaco afferma che con la scelta effettuata “pone fine ad una serie di lunghi contenziosi” che sono frutto di sue scelte sbagliate. Non ci esprimiamo sulla legittimità del ricorso alla procedura dello scavalco che, è vero, risulta legittimata dall’ultimo contratto collettivo anche per i dirigenti, ma si tratta di comprendere se tale istituto sia utilizzabile quando la figura da utilizzare non è un dirigente di ruolo ma un dirigente, come il caso della collega Celani, assunto a tempo determinato sulla base di un incarico esclusivamente fiduciario.
Esprimiamo tutta la nostra stima per la professionalità della comandante Celani, alla quale vanno i nostri auguri di buon lavoro anche in considerazione della fatica che dovrà affrontare dovendosi dividere durante la settimana tra due comuni distanti oltre cento chilometri anche in considerazione del fatto che la stessa risulterebbe destinataria anche di incarichi dirigenziali per i servizi Cultura, Turismo, Eventi, Quintana, Teatri e Musei Civici.
Ma a prescindere da tutto questo intendiamo stigmatizzare e affermare tutto il disappunto quando il sindaco Biondi e l’Assessore affermano che esiste una “necessità di modifica alla Legge regionale 42 del 2013, con cui viene regolato proprio il ruolo del comandante della Polizia municipale, secondo la quale tale incarico può essere attribuito solo a personale inquadrato nei ruoli della polizia locale. Si tratta di una disposizione che limita pesantemente l’autonomia organizzativa dei comuni, contrasta con norme nazionali ed è di difficile applicazione in moltissimi comuni abruzzesi, specialmente quelli più piccoli. Vecchie regole regionali tutelano interessi particolari ma non quelli della collettività”.
Signor sindaco la norma, in questione fortemente voluta da uomini e donne delle polizie locali abruzzesi, è stata scritta perché si vuole che la Polizia Locale operi in totale autonomia, con un vertice qualificato e competente, che risponde all’autorità giudiziaria per le indagini di ogni tipo, che si interfacci con competenza e cognizione di causa con i prefetti e i questori e che sia in grado di gestire servizi di polizia stradale con alta professionalità.
A noi sta a cuore la sicurezza stradale, la legalità e la pubblica sicurezza nei limiti di cui alla legge 65/86.
Un dirigente amministrativo privo di competenze specifiche risulterebbe “incapace” di coordinare operatori ed ufficiali di polizia locale e non credibile da parte delle autorità di pubblica sicurezza e con lui risulterebbero delegittimati e dequalificati tutti i suoi operatori. Per noi la polizia locale è una risorsa dei comuni e della collettività, purtroppo per alcuni Sindaci è un problema .Ci dispiace.”