di Ernesto Grippo*
La Corte dei Conti nei giorni scorsi ha richiamato il Comune dell’Aquila sulla gestione del recupero dei contributi per autonoma sistemazione erogati dal 2009 al 2015 agli aquilani colpiti dal sisma. Il servizio comunale ha rendicontato sulle 2.700 pratiche lavorate rispetto alle 6.000 agli atti, evidenziando che sono state recuperate somme per CAS indebitamente erogati pari a 754.225 euro e sono da riscuotere ancora 2.262.308 euro. A grandi linee, quindi, rispetto alle 6.000 posizioni potrebbe risultare un ammanco finale di oltre 4.500.000 di euro.
Ma il tema della ricostruzione privata e delle illegalità delle procedure attivate è molto complesso, affonda le radici nelle origini del post sisma e se ne sono perse alcune tracce. Un vaso di Pandora che nel 2014 scoprimmo consapevolmente quando ero al comando della Polizia locale dell’Aquila .
L’allora Procuratore della Repubblica dell’Aquila Fausto Cardella formulò una delega puntuale alle indagini su questo versante. D’intesa con il Comune aquilano, il sindaco Massimo Cialente e assessore alla Polizia locale, già Procuratore della Repubblica di Pescara Nicola Trifuoggi, nel 2017 , dopo i primi due anni di indagine , sottoscrivemmo un accordo con la Procura per costituire una aliquota di polizia giudiziaria della Polizia locale che aveva il compito di lavorare anche e soprattutto su questa tematica.
Da maggio 2017 a ottobre 2017 quando cessò il mio rapporto di lavoro con il Comune dell’Aquila, i quattro agenti coordinati dai Pubblici ministeri Fabio Picuti e Simonetta Ciccarelli seguivano il filone dei contributi post sisma che avevano già consentito di scoprire presunti reati di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato e presunte truffe aggravate. All’epoca erano oltre 100 gli indagati per presunti esborsi per oltre 27 milioni di euro. Nel frattempo, al comando il Nucleo di Polizia edilizia, che era stato costituito dal sottoscritto e non esisteva almeno dal 2009 in poi, procedeva con altrettanta scrupolosa attività di indagine.
Secondo le nostre stime, sulle 1.700 pratiche in parte esaminate ed in gran parte da esaminare erano già oltre 700 quelle irregolari con un potenziale danno erariale per oltre 100 milioni di euro. Tutto questo era potuto accadere perché nel post sisma nessuno controllava. E i dati in nostro possesso erano anche solo parziali perché occorreva incrociarli con quelli dei Comuni del cratere e non eravamo nelle condizioni per incompetenza territoriale e per mancanza di risorse.
Ma come funzionava il malaffare e come fu scoperto? All’indomani del sisma del 2009, il Decreto Bertolaso prevedeva che i residenti che avevano subìto un danno alla propria abitazione dove risiedevano avevano diritto a chiedere, oltre al contributo per l’autonoma sistemazione, quello oggetto del richiamo di cui sopra, un contributo per la ricostruzione o per l’abitazione equivalente. Vale a dire che il cittadino l’aquilano con la casa di proprietà danneggiata poteva scegliere tra il richiedere un contributo per ricostruire la propria residenza o ottenere una somma equivalente al valore per acquistare una casa in un’ altra qualsiasi località italiana.
Ad oggi sembrerebbe siano state circa 370 le richieste di abitazioni equivalenti, ma il numero è certamente superiore. Per avere questi diritti occorreva dichiarare che la notte del 6 aprile quello era l’immobile utilizzato dal proprietario come abitazione. I casi oggetto di esame erano quelli in cui si scoprì, incrociando banche dati delle utenze e dei rinvenimenti dei Vigili del fuoco, che in quegli immobili quella notte risultavano avere dimora studenti in numero considerevole in nero o con regolari contratti d’affitto. In pratica, risultava che in molti casi il richiedente aveva dichiarato che la notte del 6 aprile era residente in tre immobili, mentre due di questi erano affittati a studenti. E per questi immobili aveva chiesto e ottenuto indebitamente il contributo per Autonoma sistemazione, dovuto solo per un immobile, e quello per la ricostruzione o abitazione equivalente dovuto sempre per un solo immobile.
E le pratiche per ottenere i contributi filavano lisce senza intoppi perché non vi erano controlli. Ricordo che in un’intervista di fine incarico ebbi a sottolineare che per la delicatezza delle indagini in corso non ci si poteva permettere di non avere un Comandante con la divisa e non era corretto e legittimo nominare un dirigente del Comune. Dissi questo perché già nel 2015, quando il sottoscritto lasciò il comando dell’Aquila per un’esperienza di un anno quale Capo di gabinetto e segretario della Giunta regionale, la giunta Cialente scelse inopportunamente di affidare ad interim la Polizia locale ad un dirigente amministrativo.
E questo cattivo esempio è stato, purtroppo, preso subito come modello dal sindaco Biondi, che ha inanellato una serie di nomine a dirigenti amministrativi quali dirigenti della Polizia locale che sono state puntualmente sconfessate e dichiarate illegittime da due sentenze del Tar e due sentenze del Consiglio di Stato. Ma nel frattempo il risultato è che l’iter è stato procrastinato e rallentato, con l’attività d’indagine e di recupero di denaro a rischio prescrizione. Perché pervicacemente si è insistito nel non ottemperare alla Legge che impone che il Comandante del Corpo sia un suo appartenente che dipende solo dall’autorità giudiziaria quando svolge attività di polizia giudiziaria?
Un dirigente amministrativo è facile pensare che oltre a non avere le competenze dipenda dalla politica con tutte le negative conseguenze del caso. Ricordo che stando a voci degli ultimi giorni del mio lavoro all’Aquila erano in tanti coloro che si offrivano volontariamente di restituire quanto indebitamente percepito. Il giorno del mio congedo erano 48 i fascicoli aperti.
I report della Polizia locale degli anni 2018-2019-2020-2021-2022-2023 e 2024 forse ci sono stati ma ci sono sfuggiti e aggiornamenti sul versante delle indagini in corso su contributi post sisma non sono arrivati. Da alcuni mesi il comando di Polizia locale dell’Aquila è diretto dalla collega Patrizia Celani, comandante della Polizia locale di Ascoli Piceno, che solo un giorno a settimana è presente in comando. Siamo certi che la sua competenza e la sua professionalità consentiranno di colmare il gap accumulato in questi sette anni di non comando sia sul versante operativo che su quello della rendicontazione e della comunicazione alla cittadinanza dell’operato di uomini e donne della Polizia locale dell’Aquila che, posso garantire, sono altamente professionali e preparati se ben guidati e soprattutto se, come accade dovunque, non subiscono alcuna ingerenza dalla politica nel lavoro quotidiano ordinario. Figuriamoci, poi, se l’ingerenza dovesse registrarsi per attività straordinarie come quelle per le indagini sui contributi post sisma. Gli aquilani onesti meritano rispetto e anche gli italiani onesti sui quali pesa il costo di una ricostruzione doverosa, puntuale ma nel rispetto della Legge.
*Comandante Polizia locale di Roseto degli Abruzzi