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Addio Aldo Agroppi, voce critica, irriverente e mai banale di un calcio ormai scomparso

2 Gennaio 2025 da Redazione

Nei tre messaggi lasciati all’amico e concittadino Stefano Tamburini c’è la sintesi di un uomo corretto e sensibile

Aldo Agroppi ci ha lasciati. Addio al calciatore e all’allenatore che fu. Addio a una voce irriverente, mai banale, sempre libera, graffiante. Una voce che, una volta affievolitasi, ha ceduto spazio a narrazione del calcio pari a un’insopportabile nenia con punte di gargantuesca banalità. Toscano di Piombino (14 aprile 1944-2 gennaio 2025), centrocampista prima e allenatore poi, Agroppi è stato l’emblema del calcio operaio che non abbassa gli occhi né davanti ai campioni né davanti al potere economico e politico. Neppure gli ultrà lo intimidivano. Una volta se la vide brutta con i fiorentini della Fiesole e fu provvidenziale il soccorso di Daniel Passarella. Il meglio, Agroppi lo diede come opinionista e critico. Ne aveva per tutti. Specie con la Juventus. A Pescara scrisse una bella pagina, al debutto come allenatore. Fece tanti punti, gli stessi che un paio di anni prima erano stati sufficienti ai biancazzurri per agguantare lo spareggio con il Monza e, poi, la promozione in serie A. Di seguito, pubblichiamo integralmente tre messaggi inviati a un suo amico giornalista e scrittore, il concittadino Stefano Tamburini, che li ha divulgati per rendergli omaggio.

ALDO E LA NAZIONALE (31 agosto 2024)

È vero. Il primo giorno che si interessa di noi, non si scorda mai. Ormai un sogno vissuto molti anni fa non ritornerà. Quel giorno volai felice nel cielo più blu. La Nazionale? Pensavo di non essermi reso conto, di avere frainteso. Ma tutto gioiosamente si avverò quando Ferruccio Valcareggi mi convocò. A Bucarest, con Claudio Sala nella stessa camera mi riempi di consigli, lui ormai veterano incazzato perché quel giorno andò in panchina! Mi infortunati verso la fine del primo tempo. Me ne andai senza aver combinato guai. Potevo fare meglio? La maglia azzurra pesa ma non mollai la presa. Valcareggi, ex neroazzurro mi abbracciò, ma poi mi disse “per altre partite non ti convocherò”. Imprecai tacitamente: “Maledetto il cane di EVA”. Chissà che avrò combinato, pensai. Invece, per altre quattro volte accompagnai a squarciagola l’amico fraterno Mameli. Con devoto rispetto l’ascoltai, per non scordarlo mai!! Quelle maglie azzurre sono patrimonio dei miei amati concittadini. Doverosamente!!!

AGROPPI E GAETANO SCIREA (3 settembre 2024)

Tre Settembre 1989. Vittima di un assurdo incidente stradale cambiò abitazione Gaetano Scirea. Ricordarlo vuol dire unire tutte le barriere del tifo, tutte le anime in un unico sospiro. Ancora oggi avverto nell’aria la tristezza di una domanda: “Perché quella morte?”. Lo so, i misteri della vita non sono accessibili alla nostra modesta comprensione. I misteri della morte ancora meno. Stava vivendo una pagina di lavoro, ma un grido invocante si perse soffocato da uno schianto. Poi il silenzio, il dolore. Troppo presto arrivò l’ora della chiamata. Con lui morì un pezzo di umanità. Non sono stato un suo tifoso ma un suo ammiratore. Avrei gradito ancora a lungo la sua presenza mai ingombrante. Ha saputo vivere degnamente non soltanto in uno stadio ma nel mondo Intero. Troppe volte il suo ricordo è stato inquinato. Basta con gli stupidi, vergognosi cori indirizzati ad un galantuomo. Amici del Toro, un tocco di dolcezza. Scirea non aspetta altro!!

AGROPPI E L’ATTESA DELL’ADDIO (14 agosto 2024)

Invecchiando, il sorriso è sempre meno spontaneo, i giorni trascorrono monotoni, la noia spegne lentamente la tua anima. Troppe realtà mi mancano. Mi manca il mare di Piazza Bovio ed i suoi scogli da dove prendevo il volo verso l’acqua limpida. Mi manca Via Pisa, ovvero la mia famiglia. Mi manca non sapere quanto manca all’addio. Mi manca un tesoro d’amico ad ogni minuto, mi manca un mondo pulito, mi manca non scorgere quando si alza il sole. Mi manca non vedere la felicità di disabili, la speranza di salvezza negli ospedali. Mi manca il suo sguardo ed il sorriso felice e non di circostanza. Mi mancano i due tesori di nipoti, lontani sono i giochi infantili. Mi manca non vedere i giovani crescere lealmente e regalare la vita a dolorose vergogne. Vedete quante realtà mancano alla mia quotidianità? Ma, piangendo sottilmente mi manca quanto di più immenso potevo avere. Si, da sempre manca Nilio che aveva capito l’importanza e la gioia della parola “FRATELLO”.

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