Papa Francesco sembra volere ricucire le dicotomie di secoli nella sua ultima esortazione apostolica Laudate Deum pubblicata il 4 ottobre, giorno in cui il calendario celebra il suo santo eponimo. Esorta la politica ad occuparsi in modo concreto dell’emergenza ambientale, contrasta il negazionismo che serpeggia all’interno della Chiesa adducendo le motivazioni degli studiosi e rafforza il suo pensiero citando una donna, filosofa della scienza e femminista. Insomma la religione sembra fare pace ufficialmente con la razionalità e per la prima volta il mondo profondamente maschile delle alte sfere vaticane si strappa per far entrare il pensiero di una donna.
Il documento ufficiale, terzo in ordine di importanza dopo la Costituzione apostolica e l’enciclica, è stato reso noto durante il sinodo, l’assemblea ufficiale del mondo cattolico che ha iniziato la sua fase conclusiva lo scorso 4 ottobre. L’esortazione pone al centro il tema del cambiamento climatico, seguendo e aggiungendosi così, in modo coerente, alla Laudato sì, l’enciclica pubblicata nel 2015, anch’essa riguardante le questioni ambientali. Il Pontefice si dice preoccupato sulla situazione climatica, palesando il suo timore che ci si stia avvicinando a un “punto di non ritorno”.
I suoi interlocutori sono due: i negazionisti (soprattutto interni alla Chiesa) e i politici. Traccia un quadro della situazione, ricordando come la temperatura sia aumentata a velocità inedita negli ultimi decenni, causando l’aumento dell’acidificazione dei mari e riducendo i loro livelli di ossigeno, provocando lo scioglimento dei ghiacciai l’aumento del livello del mare. Poi tira la sua stoccata: “La coincidenza di questi fenomeni climatici globali con la crescita accelerata delle emissioni di gas serra, soprattutto a partire dalla metà del XX secolo, non può essere nascosta. La stragrande maggioranza degli studiosi del clima sostiene questa correlazione e solo una minima percentuale di essi tenta di negare tale evidenza. Purtroppo, la crisi climatica non è propriamente una questione che interessi alle grandi potenze economiche, che si preoccupano di ottenere il massimo profitto al minor costo e nel minor tempo possibili”.
Il suo è un intervento politico in vista della COP28 la conferenza annuale sul clima organizzata dall’ONU che si svolgerà quest’anno a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre. Un’iniziativa che viene più volte citata nel suo testo. All’assemblea parteciperà anche una delegazione di leader religiosi provenienti da tutto il mondo. L’auspicio del Pontefice è che alla conferenza vengano presi “impegni efficaci che possano essere monitorati in modo permanente” e auspica che “quanti interverranno siano strateghi capaci di pensare al bene comune e al futuro dei loro figli, piuttosto che agli interessi di circostanza di qualche Paese o azienda”. Insomma, il Papa non la manda a dire.
Bisogna camminare in comunione e con responsabilità, pensando con lungimiranza al futuro. È a supporto di questo pensiero che cita Donna Haraway, docente statunitense di filosofia della scienza e caposcuola della teoria cyborg, una branca del femminismo che studia il rapporto tra scienza e identità di genere: “Dio ci ha uniti a tutte le sue creature. Eppure, il paradigma tecnocratico può isolarci da ciò che ci circonda e ci inganna facendoci dimenticare che il mondo intero è una zona di contatto”.
Sei capitoli e 73 paragrafi di un intervento diretto e franco, nel quale il Pontefice svolge il suo ruolo politico e dimostra vicinanza ai timori percepiti soprattutto dai più giovani, categoria che manifesta i sintomi dell’ansia climatica, ma senza toni apocalittici o allarmisti. Un documento che va inoltre a sostanziare la sua linea progressista che propende per l’inclusione di persone ai margini della Chiesa, come i divorziati e la comunità LGBTQ+. Il testo integrale si può leggere a questo link https://www.vatican.va/content/francesco/it/apost_exhortations/documents/20231004-laudate-deum.html#_ftnref41
Michela Di Michele