
di Ernesto Grippo*
Nulla di nuovo. All’Aquila la serie Polizia locale senza comandante prosegue. Lo scorso 27 agosto è scaduto il termine concesso dal Tar al sindaco Biondi per nominare un comandante. Dopo sei sonore sconfitte davanti ai giudici amministrativi, per la seconda volta il sindaco è stato diffidato dai giudici amministrativi al fine di provvedere alla nomina. Nel frattempo Regione Abruzzo ha approvato un inqualificabile emendamento che consentirebbe al primo cittadino di nominare anche un dirigente amministrativo ad interim. Ma sembra che tale opportunità ad oggi non sia stata colta. Se a causa delle rimostranze delle associazioni di categoria ANCUPM e Anvu e delle sigle sindacali CGIL e CSA o per frizioni interne alla maggioranza di centro destra non è dato sapere.
E’ certo che dal 28 di agosto e sino al 28 settembre la palla è passata al prefetto dell’Aquila che deve adempiere alla diffida del Tar. Era già accaduto lo scorso anno, ma durante il tempo assegnato la prefettura aquilana anziché provvedere alla nomina ha atteso che il sindaco Biondi facesse la sua scelta che poi si è rivelata illegittima. Quella della comandante di Ascoli Piceno, presa a scavalco per un giorno a settimana. Una illegittimità evidente perché la comandante marchigiana era stata assunta con un incarico fiduciario ex art. 110 e tale fiduciarietà non è trasmissibile ad altro ente.
Ma il Prefetto nulla aveva eccepito ed è stato di nuovo il Tar costretto a cristallizzare l’illegittimità. In Regione Abruzzo hanno pensato di offrire di nuovo questa sponda prevedendo nell’emendamento agostano la possibilità dello scavalco condiviso, ma non hanno forse compreso che la nomina precedente non era legittima per la provenienza della comandante marchigiana in virtù del suo contratto di lavoro. Se si fosse trattato di una figura a tempo indeterminato, sarebbe stato possibile l’emendamento inserito nell’Assestamento di Bilancio..
Ma nella notte dell’ultimo consiglio regionale prefestivo si stava per consumare una vera e propria decapitazione delle Polizie locali dei comuni abruzzesi. Gli stessi tre firmatari dell’emendamento approvato avevano preparato un altro emendamento che poi non è passato ma che fa rabbrividire. Firmatari i consiglieri Verrecchia, Mannetti e Scoccia, rispettivamente di Fratelli d’Italia, Lega e Noi Moderati. Con questo emendamento si abrogava l’art. 4 comma 2 della legge regionale azzerando tutti i gradi degli appartenenti alle Polizie locali. Si cassava il comma 1 dell’articolo 5 che impone che un comandante debba appartenere ai ruoli della Polizia Locale .
E, poi, ancora si prevedeva che “Il comandante del servizio Polizia locale ha la qualifica amministrativa stabilita nell’Ente di appartenenza con il regolamento degli Uffici e dei Servizi”. In pratica ogni Comune poteva stabilire se un comandante doveva essere un Ingegnere, un architetto, un dirigente dell’Anagrafe o del settore Cultura o delle Politiche sociali. Idem se si ragiona in termini di funzionari nei Comuni senza dirigenza, non solo ad interim ma per sempre. E ancora si cassavano tutte le norme scritte per disciplinare i casi di assenza del comandante.
Ma dulcis in fundo l’emendamento, in un delirio di arroganza senza precedenti, introduceva il seguente comma “Gli operatori di polizia locale svolgono le mansioni di loro spettanza in conformità alla categoria di appartenenza, alle funzioni loro conferite o comandate, all’ordinamento dell’ente locale ed al Regolamento del Servizio di Polizia locale”.
Peccato che l’art. 4 comma 2 della legge quadro della Polizia Locale stabilisca che “i distacchi ed i comandi siano consentiti soltanto quando i compiti assegnati ineriscano alle funzioni di polizia municipale e purché la disciplina rimanga quella dell’organizzazione di appartenenza”.
Ma sono tanti gli uomini e le donne delle Polizie locali dei comuni abruzzesi, circa 900 in tutto, che si interrogano sul perché si stia sparando a zero su dignità, professionalità e spirito di servizio. Siamo pochi se si considera che la Regione Abruzzo impone il rapporto di 1 agente ogni 700 abitanti, oltretutto equivalenti, vale a dire da incrementare a seconda dei flussi di traffico, dei posti letto turistici e di altre variabili. Dovremmo essere almeno 1800, siamo la metà. Non infierite ulteriormente.
*Comandante Polizia locale di Roseto degli Abruzzi