
Il successo della mostra My pop heart all’Aurum di Pescara. “Dipingo perché mi viene spontaneo, seguo l’istinto”
Lo sguardo magnetico e cupo di Joker e l’abbagliante donna dorata. E, poi. Einstein, Napoleone, James Dean. I colori. Le immagini. Sì, i colori e le immagini capaci di rubare gli sguardi e porre interrogativi, instillare dubbi e alimentare ragionamenti alla ricerca del filo logico. C’è un messaggio in ogni quadro. No. Anzi, ci sono più messaggi in ogni quadro. Li cerchi, ti cercano, li sogni. Tutto questo è generato dalla creatività e dalle mani di Gianluca Colonnello, che nella prima parte della sua vita, quella più nota, ha sprigionato la creatività con i piedi, essendo stato un professionista dell’arte pedatoria, il calcio. Lo sportivo, terzino fluidificante dal cross al bacio, aveva nascosto l’artista. O forse lo aveva semplicemente custodito, rimandandone l’esplosione a tempi migliori. Colonnello, figlio d’Abruzzo – è nato a Tollo, ha giocato a Francavilla, Castel di Sangro e Pescara prima di indossare le maglie di Perugia, Lecce e Sambenedettese – è un allenatore con esperienza internazionale, dalla Grecia agli Emirati Arabi, parla un inglese fluente e ha una sensibilità rara, tanto da essere sempre, e da sempre, in prima fila nelle attività benefiche. “Avevo qualcosa da esprimere anche fuori dal campo e un bel giorno ho cominciato a dipingere”, dice Colo, così lo chiamano i tifosi, a margine della sua prima mostra, all’Aurum di Pescara. “Non ho scelto la Pop Art, è stato tutto spontaneo. L’arte è un viaggio dell’anima anzi, per meglio dire, nell’anima”.
My Pop Heart è il titolo scelto per la mostra pescarese. La lingua inglese riporta alla dimensione internazionale di Colonnello, che l’ha usata per i titoli di tutte le sue opere. “Spesso ho improvvisato e sperimentato nuove tecniche per realizzare i quadri”, aggiunge il Colo. “Dipingo e, a volte scrivo, altra mia passione, perché mi viene spontaneo. Non ho mai uno schema preciso. Seguo l’istinto”. A pensarci, è come quando, bambino, correva a perdifiato dietro a un pallone. Correndo correndo, elegante come solo i mancini sanno esserlo, è arrivato in serie A, dove ha sfidato fuoriclasse del calibro di Zidane e Del Piero, Weah e Totti.
“Alla mostra di Pescara è venuta tantissima gente e mi ha fatto davvero piacere, è stato anche un modo per rivedere vecchi compagni e vecchi allenatori, come Ballardini di cui sono stato vice a Empoli. Il mio futuro? Continuerò a fare l’allenatore in qualche parte del mondo perché non mi sono mai creato limiti geografici”. Anche la pittura non ha limiti. Gianluca Colonnello non ha limiti. (m.c.)