di Antonio D’Intino*
Nei cassetti fiscali di contribuenti, imprese, banche e intermediari ci sono almeno 52,1 miliardi di euro di crediti relativi al superbonus, oltre quelli per bonus minori. Si tratta per la maggior parte di crediti incagliati che fanno capo ad imprese e contribuenti che hanno urgenza di liquidare le somme nel più breve tempo possibile, in modo da garantire la liquidità necessaria al proseguimento dei lavori dei cantieri aperti ed evitare il fallimento.
In Abruzzo, abbiamo raggiunto il picco dei lavori, al 30 maggio 2023, con più di 11mila cantieri, per un totale di investimenti ammessi a detrazione di più di 2 miliardi e con una percentuale di lavori realizzati superiore al 76% ma, al contempo, rileviamo un record di crediti incagliati che ormai supera gli 800 milioni di euro!
La situazione si è innescata sin dal novembre 2022 con la brusca frenata, prima, e dopo con lo stop da parte di Poste, di Cdp e degli istituti bancari, condizionati dal raggiungimento della capienza massima dettata dalle imposte ma, soprattutto, dai troppi paletti arrivati con norme di presunta lotta antifrode che hanno solo ingessato un settore dove la percentuale delle truffe è sotto al limite di un fisiologico 0,3%, per la severità della procedura del superbonus che è supercontrollato tra asseverazioni multiple di soggetti terzi e puntuali documentazioni tecniche, contabili ed amministrative.
Il colpo di grazia è arrivato con il blocco alla cessione del famigerato Decreto Legge 11 del 16 febbraio 2023 che ha vietato agli enti pubblici, con le rispettive società strumentali, la possibilità di acquisto dei crediti da bonus edilizi azzerando, in tal modo, le ultime possibilità di salvezza che si stavano concretizzando sui territori per disciplinare questa modalità di trasferimento che, in Abruzzo, avrebbe consentito di smaltire progressivamente, e in sicurezza, i crediti delle imprese locali se le Regioni, e le ASL, avessero potuto comprarli dalle banche per usarli in compensazione dei rispettivi debiti fiscali. La somma poteva tranquillamente superare il miliardo di Euro!!! Una soluzione a costo zero per gli enti pubblici con il vantaggio di fargli recuperare una percentuale sulle operazioni di cessione.
Il Governo, invece, non solo ha modificato maldestramente la disciplina del superbonus per i nuovi lavori, con regole che, comunque, sono in revisione in vista della Direttiva europea case green, ma, soprattutto, si è accanito con norme contradditorie ed incoerenti sull’impianto in vigore che stava funzionando benissimo, come certificato da innumerevoli ed autorevoli studi indipendenti – tra Fondazione Nazionale dei commercialisti Cresme, Nomisma, Censis, Luiss Business School, etc. che hanno pesato la valenza del superbonus in termini di effetti positivi per il bilancio statale oltre che per i benefici diretti in termini di miglioramento energetico e sismico degli edifici con importanti ricadute occupazionali.
Alle attuali condizioni, ed in assenza di una qualsivoglia regia governativa anche solo per regolamentare il tasso di cessione, il sistema del superbonus sta collassando ed è esamine nelle braccia degli avvoltoi.
Vengono segnalate situazioni in cui vi sono corrispettivi sotto i 70 Euro per ogni 100 Euro di lavoro eseguito, con tassi di interesse che superano il 30%!
E’ paradossale come i bonus, da volano di crescita sostenibile per l’economia italiana, stiano diventando causa di una vera e propria crisi sociale, oltre che economica, di proporzioni rilevanti per il rischio di tenuta delle imprese, considerando che 1 miliardo di credito “incagliato” è in grado di provocare il blocco di circa 4.000 interventi (tra unifamiliari e condomini) con tutte le ripercussioni sulla filiera e sull’innesco di contenziosi per lavori sospesi, non terminati ed addirittura per quelli non avviati.
Appare evidente che occorre trovare una soluzione efficace di livello nazionale per il disincaglio dei crediti in modo da mettere in sicurezza il sistema delle imprese e rivitalizzare la filiera, in modo da ristabilire il patto di fiducia tra lo Stato ed i cittadini, perché la fiducia è da sempre il vero motore dell’economia e si tratta di un bene tanto difficile da produrre che facile da distruggere.
Non dimentichiamo che le imprese in affanno sono quelle medio piccole che rappresentano l’80% del sistema produttivo edile italiano, si tratta di un patrimonio nazionale, di realtà virtuose che fino ad oggi, nonostante le criticità, hanno continuato ad agire nel rispetto del dettato normativo trovandosi a pagare le conseguenze di una situazione mal gestita.
Con la prossima Legge di Bilancio è necessario mettere a punto la migliore disciplina per rilanciare effettivamente i lavori di ristrutturazione con incentivi fiscali, eliminando le storture degli ultimi e frettolosi provvedimenti che, non solo hanno determinato una strozzatura per i nuovi lavori ormai in caduta libera, ma che, soprattutto, hanno reso una parte della eccezionale crescita dei fatturati del 2022 come una crescita su carta, con forti problemi di liquidità: gli esiti di questa situazione rischiano di essere l’aumento dei fallimenti (in particolare nel 2024) e del contenzioso. Sull’ultimo bollettino della Banca D’Italia si legge Nel secondo trimestre 2023 l’attività delle costruzioni si è ridotta risentendo della graduale attenuazione degli effetti degli incentivi fiscali legati al superbonus.
Questo è il vero motivo della crescita zero nel II trimestre!
Da ultimo, un doveroso riferimento al progetto di Legge regionale, promosso, tra gli altri, dal Presidente del Consiglio Sospiri, inteso a promuovere l’acquisto dei crediti fiscali da bonus edilizi da parte di enti collegati alla Regione, per manifestare un apprezzamento per il chiaro intento di voler individuare anche eventuali meccanismi territoriali, seppur non nutriamo grandi aspettative perché la tematica va risolta a livello nazionale.
Il tempo stringe e le soluzioni non si trovano, a meno di non svendere miseramente o far fallire quelle stesse imprese che, non lo dimentichiamo, devono (dovrebbero) realizzare anche il PNRR.
“Non potete aspettarvi che gli imprenditori si mettano a varare programmi di ampliamenti mentre stanno subendo perdite”. Il grido di dolore della filiera delle costruzioni e delle famiglie non può rimanere inascoltato perché le conseguenze sarebbero un disastro economico e sociale. L’urgenza è risolvere il problema del blocco delle cessioni per poter lavorare alla migliore strategia di transizione ecologica, da attuare con una legge quadro sui bonus edilizi.
*Presidente Ance Abruzzo