di Alessandro Sonsini*
Il dato che sta caratterizzando la recente fase del processo di fusione tra Pescara Montesilvano e Spoltore è l’attenzione, almeno da parte della società civile, per il tema della Forma urbana, così come la chiamano gli architetti, che in termini più espliciti sarebbe il futuro assetto del territorio in vista della nuova Pescara. Il dato è rappresentato dal fatto che, nei primi tre mesi dell’anno 2023, sono stati organizzati ben tre incontri, dedicati unicamente al tema di cui sopra.
-9 marzo: Quale idea di nuova Pescara?, organizzata da Confindustria Chieti-Pescara
nella propria sede .
-31 marzo: La pianificazione territoriale nella nuova Pescara, organizzata
dall’associazione Consiglieri emeriti di Pescara nella sede Italia Nostra.
-13 maggio: Sguardi urbani, organizzata dall’Ordine degli architetti della Provincia di
Pescara a Colle del telegrafo.
Sembrerebbe che anche la Facoltà di Architettura di Pescara stia organizzando, a stretto giro, addirittura due giornate di riflessione a più voci. Iniziative tutte molto interessanti, che, nel caso di Confindustria ha ribadito la necessità di non perdere ulteriore tempo ritenendo la fusione dei tre Comuni una grande opportunità per il mondo imprenditoriale abruzzese, anticipandone i possibili e vantaggiosi scenari attraverso una ipotesi di assetto territoriale elaborata dal sottoscritto. La seconda iniziativa, dell’Associazione Consiglieri emeriti di Pescara, ha posto l’attenzione sulla necessità di avviare da subito una pianificazione territoriale delle possibili trasformazioni urbane per evitare che le città continuino a farlo autonomamente. La terza iniziativa, organizzata dall’Ordine degli architetti di Pescara ha, invece, posto l’attenzione sugli elementi e le vocazioni del territorio esistente che potrebbero rappresentare i principali riferimenti nella costruzione di un’idea della nuova città metropolitana.
Quindi, dopo il provvedimento regionale del 28.2.2023 n. 84/5 ‘Disposizioni per l’istituzione del nuovo comune di Pescara’ che modificava la legge regionale del 24.8.2018 n.26 ‘Disposizioni per l’istituzione del Comune di Nuova Pescara’, il tema del futuro Assetto del territorio sembra finalmente aver guadagnato l’interesse della comunità e la dignità di dibattito pubblico. Dibattito che sta facendo emergere il concetto che ritiene la fusione, oltreché un atto amministrativo, anche un vero e proprio atto fondativo; anzi ri-fondativo, perché la fondazione di una città non può dirsi mai conclusa, in quanto essa vive rigenerandosi continuamente. Altro aspetto interessante di tali iniziative è il fatto che, finalmente, si entri nel merito delle possibili trasformazioni fisiche delle tre città oggetto della fusione e si solleciti gli organi competenti a utilizzare in modo proficuo il tempo che ci separa da qui al 2027, data fissata dalla Regione per il riconoscimento ufficiale della nuova città. Per la verità le tre amministrazioni comunali hanno già avviato, con l’apertura di un apposito ufficio diretto dal dirigente Marco Molisani, una stretta collaborazione per individuare le prime attività/servizi da porre in forma associata.
A tale proposito va precisato che il “caso Pescara” ha oggettivamente una sua complessità, in quanto, pur non essendo la prima esperienza in Italia di fusione metropolitana, in realtà si misura con un panorama nazionale in cui fino ad oggi ci sono
state semplici annessioni più che vere fusioni. Infatti, in Abruzzo, si tratterà di ricondurre a una sola realtà urbana tre insediamenti decisamente autonomi, considerati gli incrementi demografici che si sono guadagnati dal dopoguerra ad oggi, i quali, pur se con le dovute differenze, hanno rivelato dignità amministrative, vocazioni urbane e identitarie, indiscutibili.
Mi chiedo, però, se la complessità del caso Pescara potesse essere in qualche modo semplificata se le amministrazioni comunali introducessero da subito il tema della Forma urbana tra le attività avviate dall’Ufficio appositamente creato per accompagnare il processo che porterà all’accorpamento nella realtà metropolitana. Senza timore di essere smentito, posso dire che una tale iniziativa farebbe quanto meno svanire qualche pregiudizio di troppo espresso da parte di chi ha pensato che Pescara potesse essere l’unico insediamento a beneficiare della fusione.
Ma c’è un ulteriore e più importante aspetto che mi fa essere ottimista. E’ evidente che una fusione urbana e la relativa riorganizzazione dei servizi vada a modificare una serie di equilibri: da quelli relativi ai ruoli e ai posizionamenti amministrativi del personale interno, fino ai contratti in essere tra la pubblica amministrazione, i fornitori esterni di servizi e le “partecipate” varie. Non ultima, la drastica riduzione del numero dei sindaci e dei consiglieri-assessori. Tutto questo, chiaramente, è un “modificare” ispirato al sacrificio, essendo l’obbiettivo di fondo ottenere dalle economie di scala. Un sacrifico, quindi, che mette a dura prova anche il consenso politico dei sindaci in questione, a fronte del quale non è possibile intravedere alcun vantaggio diretto per il loro impegno amministrativo extra, sacrificio per altro difficile da spiegare alle rispettive Comunità.
E quindi, perché affiancare alle attività in corso nell’ufficio predisposto anche l’attività di pianificazione urbanistica ed edilizia intesa in una forma assolutamente evoluta? E’ indubbio che il passaggio a una città unica di rango superiore, come quella che si andrà a realizzare, porterà sicuri benefici, considerata anche la disponibilità di finanziamenti speciali e agevolazioni fiscali. Meno certa è l’equa distribuzione di tali benefici sui tre territori, soprattutto se si parte da una condizione anagrafica, urbanistica e vocazionale differenziata. E qui l’importanza della pianificazione territoriale, nella sua più alta accezione, è enorme. In altri termini, senza tirare in ballo lo strumento del Piano regolatore generale che ha fatto il suo tempo, basterebbe in questa fase predisporre un buon Progetto direttore, cioè un documento grafico e descrittivo, molto snello, che fissi da subito un’idea di città chiara a tutti, cittadini in primis.
Non sarebbe cosa da poco poter verificare da subito, e da parte di tutti, il complesso dei benefici ottenibili dalla fusione e apprezzare come tali benefici possano essere distribuiti in modo paritetico sui territori coinvolti. Convincerebbe gli ultimi scettici e introdurrebbe quell’entusiasmo necessario e adeguato ad un tale appuntamento con la storia. A queste condizioni, affiancare alle attività in corso nell’Ufficio preposto anche uno scenario territoriale che s’intende perseguire, sarebbe utile. Potrebbe contribuire a chiarire ulteriori e fondamentali elementi in gioco nella trattativa già in essere, per accorpare le prime attività da rendicontare alla Regione entro il 30 settembre 2023. Soprattutto questa sorta di Patto Territoriale, condiviso e sottoscritto dai tre Comuni, chiarirebbe anche la localizzazione dei contenitori spaziali dei principali servizi da associare, dimostrando che l’innalzamento della qualità della vita sarebbe un beneficio diffuso e non a vantaggio del Comune più grande.
Che poi è il vero senso della Pianificazione e del Progetto direttore in particolare: fare emergere un’idea di città che sia a beneficio di tutti e che esalti le vocazioni dei singoli territori guardando ai prossimi decenni. A questo indubbio vantaggio si aggiungerebbe l’importanza, dopo decenni di crescita urbana incontrollata, di un voler mettere in atto una pianificazione degna di questo nome, nella speranza che possa avere sorte diversa da quella dei Piani Regolatori Generali che, nel tempo, hanno ahimè smarrito la finalità prima del Piano stesso.
*già docente della Facoltà di Architettura di Pescara