di Gianni Melilla*
Ora si accorgono degli effetti nefasti del Bonus edilizio. Il bonus 110% è la più gigantesca redistribuzione di risorse pubbliche dallo Stato ai ceti più ricchi nella intera Storia d’Italia. Non vi sono paragoni lontanamente vicini ai danni prodotti da questa versione di populismo edilizio. Il meccanismo ha premiato prevalentemente i ricchi che hanno avuto la possibilità di farsi rifare, a carico dello Stato, ville e case. Chi ha preso la fetta principale sono stati gli imprenditori delle costruzioni e i rivenditori di materiale edile con speculazioni sui prezzi che hanno favorito l’inflazione.
Una quota è andata alle Banche col meccanismo abnorme dell’acquisto dei crediti a prezzi vantaggiosi. Inoltre, le Imprese si sono scelti i proprietari delle case senza alcuna regola che non la discrezione assoluta. Forse quest’aspetto è il più immorale e clientelare. I governi Conte 2, Draghi, Meloni che hanno ideato o avvallato questo scempio potevano scegliere di favorire il patrimonio edilizio pubblico in gran parte fatiscente (case popolari, scuole, ospedali, municipi, uffici pubblici di tutti i tipi), ma non lo hanno fatto.
La responsabilità primaria è del M5S, ma Pd, Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Sinistra Italiana, Verdi hanno avvallato tale scelta nei tre governi che si sono succeduti (Conte, Draghi e Meloni).
Le forze politiche (M5S, Fdi, Pd, Lega, Fi, Si-Verdi) hanno promesso poi nelle campagne elettorali di non rivedere le famigerate norme del Bonus edilizio killer del bilancio pubblico. Il peggioramento del debito pubblico a carico di chi paga le tasse (lavoratori dipendenti, pensionati e basta) e delle future generazioni peserà come un macigno sul futuro dell’Italia.
Oggi finalmente se ne sono rese conto, ma ormai è troppo tardi. Il danno è irreparabile e squalifica classi di governo a 5 stelle, giallorosse, tecniche e di destra, cioè di ogni colore ma accomunate dalla irresponsabilità.
*Presidente emerito Consiglio regionale d’Abruzzo