
di Ernesto Grippo*
E’ scomparso a 95 anni, appena compiuti, l’arcivescovo Francesco Cuccarese, presule di Pescara-Penne dal 1990 al 2005. Successore dell’arcivescovo Iannucci e predecessore di monsignor Valentinetti. Dal giorno del suo saluto ai fedeli nel 2005 non ha più avuto contatti ufficiali con clero e fedeli. Al contrario del suo predecessore Iannucci, pastore da sempre e per sempre del suo gregge di Pescara-Penne.
Cuccarese giunge a Pescara nel giugno del 1990 proprio quando la Chiesa Italiana introduce il meccanismo dell’8 per mille per “opere e interventi nel settore cultuale/pastorale e nel campo caritativo che si distinguono per qualità progettuale, per la loro capillare diffusione sul territorio”. Fino a quella data tutto era rimesso alle offerte spontanee dei fedeli e l’Arcivescovo Antonio Iannucci, con la sua evangelizzazione senza soluzione di continuità ebbe la forza di costruire decine di chiese , di edificare centri di assistenza sanitaria, case di riposo , centri di assistenza per patologie gravissime. Tutto senza nemmeno una lira proveniente da Roma.
Cuccarese arriva a Pescara e sconta da subito l’ombra involontaria del suo predecessore, un gigante della fede e della società civile, Iannucci che a Pescara portò il Congresso eucaristico del 1977 con papa Paolo VI, con Madre Teresa di Calcutta e con il cardinale Luciani, il futuro Giovanni Paolo I, al quale Iannucci affidò un intervento sulla figura del Papa perché , parole di Iannucci a Luciani, “sarai tu il prossimo” e così avvenne dopo meno di un anno da quella relazione in una sala dei convegni dello Spirito Santo rapita dalla dolcezza del futuro Giovanni Paolo I.
Cuccarese cercò di tessere un rapporto cordiale, sorridente e amorevole con il suo clero e con i suoi fedeli. Le sue omelie erano un crescendo di volume e di toni che trasmettevano il suoi coinvolgimento, ma che spesso non lasciavano una traccia da seguire e un messaggio per riflettere sul percorso di fede da fare insieme. Lo affiancai quale direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali dal 1994 al 2005, come direttore responsabile della pagina di Avvenire-Pescara Sette nello stesso periodo. Ne cercai di guidare le dinamiche della comunicazione , a fatica. Ebbe il pregio di accettare una pagina diocesana di Avvenire che poteva dire la sua senza infingimenti su tematiche sociali, politiche e culturali.
La rubrica settimanale A Prescindere colpiva con il fioretto, ma anche con la sciabola se le circostanze lo richiedevano, colpiva anche la Chiesa Cattolica. C’erano focus sulle omelie vuote dei parroci, sulla politica lontana dalla gente, sulle regole della trasparenza dei soldi nelle diocesi e nelle parrocchie troppe volte disattese. In più circostanze, Cuccarese chiedeva del perché di certe posizioni nette, ma poi comprendeva che una stampa libera non deve avere due pesi e due misure e, seppur a fatica, accettava la linea editoriale.
Le disavventure economiche che hanno tratteggiato diversi anni di episcopato sono attribuibili alla sua debolezza, alla sua dipendenza da alcune porpore romane che ne hanno condizionato ogni azione. Non bloccò, ma cerco di assecondare i tentativi delle alte sfere vaticane di mettere le mani sulle opere diocesane di sanità e carità realizzate da monsignor Iannucci. Se ne pentì amaramente quando era troppo tardi.
Il suo sguardo dolce, il suo profilo fascinoso e la sua timbrica remissiva lo rendevano gradevole nell’approccio con il prossimo. Ogni fedele e ogni sacerdote ne conserverà il tratto che ha avuto modo di conoscere. Una certa politica e i suoi contorni oscuri cercarono di approfittare del suo modus, coinvolgendolo ed entrando a piedi uniti in progetti sballati geneticamente. Oggi tutti i fedeli che lo hanno conosciuto, con affetto, nella preghiera lo affidano al Signore ed alla sua infinita Misericordia. Monsignor Francesco continuerà per sempre ad amare il suo gregge ha cercato di condurre per la retta via con le debolezze dell’uomo che ha cercato nella fede di trasmettere gioia e gratitudine verso tutti.
*Comandate Polizia locale Roseto degli Abruzzi