di Marco Presutti*
La relazione dell’assemblea costitutiva della Nuova Pescara dimostra, con impietosa chiarezza, l’approccio seguito dai membri dell’organo chiamato processo di fusione (sindaci e presidenti dei consigli dei tre comuni interessati), ovvero quello di rinviare il più possibile le decisioni.
Secondo la Legge regionale, anche in questo anno andavano individuati cinque servizi comunali da fondere: sino a settembre non sono stati individuati, prima perché si riteneva che addirittura occorresse una consulenza esterna di un soggetto esperto in mergers and acquisitions (M&A) (peccato non avere avuto il titolo per partecipare alla riunione quando fu enunciata questa irrinunciabile esigenza) per individuare quelli più idonei, poi perché era ritenuto troppo imminente il rinnovo delle amministrazioni di Pescara e di Montesilvano.
Benché si sia votato a giugno e Masci e De Martinis siano stati, purtroppo, rieletti al primo turno, si è dovuto attendere il mese di ottobre perché si individuassero questi benedetti cinque servizi, questa volta senza consulenze esterne, ma dopo qualche affaticata riunione dell’organismo di fusione.
Siamo al 15 novembre e ancora non si vedono gli atti che saranno necessari per fondere tali servizi entro il 31 dicembre. Ci si ridurrà all’ultimo momento, con l’efficacia che si può immaginare, malgrado le dichiarazioni di intenti siano sempre le più positive e le più circostanziate. Soprattutto non si sa ancora cosa si farà con i cinque milioni di euro che la Repubblica ha messo a disposizione per questo processo grazie a un emendamento che fece approvare Luciano D’Alfonso quando era presidente della Commissione Finanze del Senato.
I cittadini che nel 2014 hanno votato in larga maggioranza per la fusione meritano rispetto e maggiore serietà.
Coloro che governano le nostre città devono alacremente lavorare per realizzare l’obiettivo nei sin troppo lunghi tempi previsti dalla Legge per la nascita del nuovo Comune di Pescara (1 gennaio 2027). Non è più ammissibile fare melina, sabotare clandestinamente il processo lasciando che il tempo scorra senza far nulla. La nuova città ha bisogno di visione strategica, di un’agenda fitta di impegni per realizzare passo dopo passo l’obiettivo. Non si può buttare la palla in tribuna, come nella miope strategia di chi pensa di essere furbo: le sue responsabilità sono manifeste a chiunque voglia vederle. Il mio è un invito a tutti i consiglieri comunali per un deciso cambio di passo. La nuova città ha bisogno di agire presto e bene, ovvero il contrario di come si è fatto sinora tardi e male.
*Consigliere del Pd al Comune di Pescara ed ex assessore alla Nuova Pescara