di Piero Giampietro*
Le poche ore di pioggia che hanno allagato inesorabilmente Pescara, compreso l’ospedale, dovrebbero insinuare nella destra pescarese il dubbio che la corsa alla cementificazione dell’ultimo spazio libero è sbagliata. E, invece, dalla nuova caserma dei Vigili del fuoco al maxi palazzo della Regione Abruzzo alla casa di comunità Asl, il Comune di Pescara sta continuando a progettare nel proprio territorio grandi interventi edilizi preferendo il consumo delle ultime aree libere, costi quel che costi, al coinvolgimento delle comunità con le quali Pescara si sta fondendo per la costituzione della nuova città capoluogo.
Una linea di retroguardia, che non solo sta portando la città a una lacerazione di cui non sentiva il bisogno, ma che sta anche privando Pescara di opportunità logistiche e organizzative che potrebbero essere più avanzate delle soluzioni fin qui testardamente portate avanti dal centrodestra.
I pescaresi stanno già vivendo in questi giorni i primi effetti della cementificazione dell’area di risulta e del maxi cantiere che porterà al palazzo della Regione in pieno centro, con il pasticcio del senso unico in via Ferrari e via Bassani Pavone, con i parcheggi inaccessibili, con la perdita secca dei posti auto e l’incolonnamento costante che sta mandando in tilt anche il trasporto pubblico locale: quando arriveranno, ogni giorno, le circa mille automobili attese nel palazzo della Regione, saranno guai davvero seri per la sostenibilità e per l’economia di un centro cittadino che diventerà irraggiungibile.
Ed è simbolicamente fin troppo rilevante la gestione del trasferimento della caserma dei Vigili del fuoco. La caserma, sede del comando provinciale, va spostata da viale Pindaro per fare spazio al campus universitario: e già questa è una marcia indietro da parte del centrodestra, che ne aveva ostacolato l’iter prima con il tentativo di trasferire il campus nell’area ex Cofa, poi con l’attivismo della Provincia nel vendere l’area della caserma, di cui è proprietaria, attivando la trattativa con il ministero dell’Interno per la stabilizzazione dei Vigili del fuoco in viale Pindaro nella totale indifferenza del Comune, che non ha neppure risposto alle lettere della Provincia: due enti dirimpettai, governati dagli stessi partiti, che neppure riescono a dialogare.
Negandosi e abdicando al ruolo di pianificatore, il Comune ha rischiato di mettere la parola fine al campus universitario, ma archiviata – grazie alla mobilitazione della città – la teoria della sua delocalizzazione del campus nell’ex Cofa e compresa anche finalmente dal centrodestra la necessità di spostare la caserma dei Vigili del fuoco in un’area logisticamente più idonea, ora il Comune di Pescara e i partiti di maggioranza stanno gestendo il trasloco come se Nuova Pescara non esistesse affatto. La norma impone che il Comando provinciale abbia sede nella città capoluogo, ma il centrodestra sta ragionando come se Pescara non si stesse fondendo con Spoltore e Montesilvano, negando dunque qualunque confronto con i due Comuni co-fondatori della nuova città per decidere insieme quale possa essere il miglior atterraggio del comando provinciale sulla base di requisiti chiari: accessibilità, mobilità rapida, efficienza degli spazi. La giunta si è chiusa a riccio nella sua unica proposta di via Lago di Campotosto, senza accogliere nemmeno l’idea di un confronto con Spoltore e Montesilvano per valutare l’esistenza (o meno) di altre aree più idonee. Di certo, le comunità di Spoltore e Montesilvano non possono essere chiamate in causa solo per subire ciò che decide unilateralmente il Palazzo di città, come il centrodestra aveva tentato di fare sul nuovo canile.
Il centrodestra sta scoprendo le carte e mostrando di essere interessato a chiudere in fretta la partita del cemento, costi quel che costi. D’altronde anche la gestione dei fondi Pnrr ne è stato un sintomo, visto che pur di non uscire dai confini della vecchia Pescara il centrodestra ha sventrato il parco di via Fornace Bizzarri e gli orti urbani di via Santina Campana, e si appresta a sventrarne un terzo in via 8 Marzo. Per poi gridare alla inevitabilità degli allagamenti, che invece sarebbero decisamene più contenuti in presenza di aree libere da edificazioni. La prevenzione passa anche da qui.
*Capogruppo Pd nel Consiglio comunale di Pescara e consigliere provinciale