Sabato 14 ottobre, alle 19, nello spazio zero zero sul livello del mare (Pescara, via dei Marrucini 19-23), verrà inaugurata l’esposizione dedicata ad Alessandro Sonsini dal titolo Stratigrafie immaginarie. Con una modalità espositiva che invita al dialogo, i lavori di Sonsini, architetto di fama ed ex professore universitario, si innestano nell’esposizione, già in corso, dedicata ad Angelo Colangelo. Sonsini, autore anche di un interessantissimo studio sulla fusione di Pescara, Montesilvano e Spoltore, dal titolo Nuova Pescara Green, ci ha inviato un intervento sul rapporto tra architettura e pittura che, di seguito, riportiamo integralmente.
“Da sempre architettura e pittura hanno interagito, fianco a fianco, per conformare e dare
senso agli spazi della vita degli uomini. Sono rimaste però sostanzialmente due discipline separate, tese a configurare mondi quasi del tutto autonomi, anche se non sono mancate occasioni in cui l’architettura ha accolto opere pittoriche e la pittura ha rappresentato architetture.
Quando questo si è verificato, fondamentale è stato il ruolo della figura dell’Architetto
Pittore. Una figura che esiste almeno a partire dal Medioevo, ma che oggi è diventata, a
detta del critico americano Hal Foster, una delle figure che sta contribuendo
maggiormente alla sviluppo della cultura contemporanea, per quella la sua capacità di
declinare e far dialogare le due discipline. Il ruolo che l’architettura ha svolto nella pittura ha attraversato momenti alterni.
Nelle narrazioni pittoriche del Medioevo l’architettura è presente come sfondo alle scene
rappresentate; ma nel contempo offre le prime occasioni per sperimentare la prospettiva
fino ad allora inesistente. Il piu grande architetto pittore del Medioevo fu, senza dubbio, Giotto (1267-1327). Dopo aver rinnovato la pittura italiana, trascorse gli ultimi anni della sua vita lavorando a Firenze proprio come architetto dove, nominato Capomaestro dei cantieri aperti in piazza del Duomo, avviò il lavoro di costruzione del campanile dello stesso Duomo che diresse fino a quando rimase in vita.
Nel Rinascimento, grazie proprio agli architetti pittori, nasce il concetto di architettura
dipinta. Un’architettura che, abbandonato il ruolo di sfondo, di ambientazione di storie
umane, diventa protagonista con l’intento visionario di comunicare un’idea di città, un’idea
di monumento. Tra gli architetti pittori del Rinascimento, Leonardo (1452-1619), Michelangelo (1475- 1574), Raffaello (1483-1520), Di Giorgio Martini (1439-1501), Bramante (1444-1514).
Nel Barocco (1600-1750), periodo in cui si punta alla integrazione delle arti figurative, la
produzione pittorica degli architetti riporta l’architettura ad essere lo sfondo delle
rappresentazioni, perchè forte è l’interesse per la figura umana, per il ritratto, che, grazie
alla pittura, vengono celebrati fastosamente. Il più grande tra gli architetti pittori è Lorenzo Bernini, scultore, urbanista, architetto, pittore, scenografo e commediografo. Artista poliedrico e multiforme, Bernini è considerato il massimo protagonista della cultura figurativa barocca. Da segnalare in quel periodo la nascita dei musei (British 1753, Galleria degli Uffizi 1737) che liberano l’opera pittorica dalla funzione decorativa dell’edificio per acquistare una sua autonomia e dignità figurativa.
Nel periodo Neoclassico che si ispira all’arte antica, ritorna la tendenza a rappresentare
sulle tele architetture dipinte e insediamenti urbani, a volte anche immaginari.
Il più significativo degli architetti pittori fu il prussiano Karl Friedrich Schinkel (1781-1841),
tra i primi in Germania a valorizzazione le forme gotiche in architettura. Dopo un esordio dedicato alla pittura e alla scenografia, si avvicinò all’architettura, affermandosi come uno degli architetti tedeschi di maggior rilievo dell’800.
Il Movimento Moderno che fece seguito al neoclassicismo, fu un periodo di grande
rinnovamento per le arti figurative e per le arti applicate. Tra gli architetti pittori di questo periodo ci sono Frank Loyd Wright (1867-1969), Tatlin (1885-1953), Mies van de rohe (1886–1969), Nizzoli (1887-1969), Sant’Elia (1888-1916), Gio Ponti (1891-1979), Baldessarri (1896-1982), Alvar Aalto (1898-1976).
Spicca su tutti Le Corbusier (1887-1965) A fianco alla frenetica attività di architetto, urbanista e teorico, continuerà a coltivare la sua grande passione per la pittura, e nel 1955 vedrà la luce “Poème de l’angle droit” un libro scritto con l’intento di favorire “una nuova sintesi delle arti”, che resterà uno dei momenti più alti del suo lavoro di ricerca formale.
Dal dopoguerra alla fine del secolo le produzione degli architetti pittori risentono del
favorevole clima postbellico in cui il tema delle arti visive appare in tutte le sue
declinazioni. Tra gli architetti pittori, Ettore Sottsass (1917-2007), Alessandro Mendini (1931), Aldo Rossi (1931-1997), Aldo Loris Rossi (1933), Alessandro Anselmi (1934-2013), Ugo La Pietra (1938), Giangiacomo Dardia (1940), Massimo Scolari (1943), Massimiliano Fuksas (1944), Arduino Cantafora (1945), Dario Passi (1949), Gabetti e Isola (1925/1928), Rem Koolas (1944). Le loro produzione pittoriche presentano caratteristiche differenti, ma sono accomunate dalla volontà di creare valore aggiunto ai loro progetti edilizi proprio attraverso la pittura e il disegno colorato.
Nel Contemporaneo, l’architettura dipinta si arricchisce delle possibilità offerte dall’avvento del digitale e in particolare dei programmi informatici di rappresentazione tridimensionale. Sono quadri di nuova concezione che, pur sempre ideati nell’ambito della
rappresentazione del progetto architettonico, raggiungono una forza figurativa comparabile a vere e proprie opere d’arte. Dinamismo e atmosfere futuristiche caratterizzano queste rappresentazioni spaziali di architetture o di insediamenti urbani.
Tra gli architetti pittori più noti, vanno annoverati Zaha Hadid (1950-2016), Elizabeth
Diller (1954) e Ricardo Scofidio (1935), François Roche (1961), Markus Pasing (1962), e i
giovani Shweta Joshi (1990) e Xin Haong (1998), figli dell’arte digitale.
Questo breve excursus per ribadire che la figura dell’architetto pittore ha un lungo
trascorso alle spalle e che l’architettura, quando è comparsa nelle opere pittoriche, ha
avuto finalità e ruoli differenti, oscillando tra l’essere sfondo a qualcosa e l’essere, invece,
protagonista. In quest’ultimo caso in particolare, ha quasi sempre voluto comunicare una
visione dell’ambiente costruito, un’idea dell’abitare o quanto meno una rappresentazione di
un processo di trasformazione abitativo in atto.
Ecco, i quadri in mostra dal 14 al 28 ottobre 2023 nello spazio s.l.m.00, appartengono proprio a questa ultima categoria. Nascono infatti dall’idea di voler rappresentare le trasformazioni in atto nelle nostre città, lasciando intravedere cambiamenti strutturali profondi, in qualche modo immaginabili anche per la Nuova Pescara.
Cambiamenti dovuti alla trasformazione della composizione sociale dei suoi abitanti, con
aspetti di multiculturalità crescente; ad una deregolation urbanistica che porterà alla
scomparsa dei piani regolatori e, quindi, ad una città meno ordinata, meno regolata
appunto; ad un ruolo fondativo delle infrastrutture per la mobilità di vario tipo: ad una
attenzione sempre maggiore alle questioni ambientali e, quindi, al verde. Il titolo della mostra Stratigrafie immaginarie nasce dal fatto che le trasformazioni in atto,
non cancellando integralmente la città che esiste, le si sovrappongono aggiungendo un
ulteriore strato; per cui questi paesaggi urbani acquerellati risultano come una sorta di
scavo stratigrafico immaginario, che raccoglie e documenta i dati disponibili in un ipotetico sito.
Sono stratigrafie che in parte hanno già riscontro nell’immagine della città tradizionale, la
città del ‘900, ma che sono ancora più evidenti nelle super veloci realtà metropolitane.
Questa è la prima chiave di lettura delle opere esposte: il riferimento ad alcuni luoghi
simbolo della contemporaneità in cui si stanno mescolando, sovrapponendo e stratificando culture, lingue, forme dell’abitare. Più ci addentriamo negli interstizi e nelle fessurazioni di queste architetture acquerellate, e più scopriamo che, dietro le loro facciate, le sovrapposizioni e le stratificazioni generano flussi di nuove energie. Questa è la seconda chiave di lettura, dove la rappresentazione del cambiamento che stiamo vivendo non ha l’immagine della paura, del dramma, quanto piuttosto della vitalità, del dinamismo, del movimento, del colore.
Un ulteriore elemento, e qui la terza chiave di lettura, è la presenza in alcuni quadri di
un’alterazione del supporto cartaceo sul quale sono realizzati gli stessi acquerelli.
Attraverso un insieme di tagli regolari, di asportazioni di materia e di ricomposizione delle
parti restanti, il foglio s’inarca introducendo un nuovo ordine geometrico che integra la
composizione ma è ancora incolore, a conferma dell’idea che qualcosa di nuovo sta per
nascere.
Infine, un pensiero all’abbinamento non casuale con le opere degli anni ’70 di Angelo
Colangelo, in esposizione nel medesimo spazio zero zero sul livello del mare. Colangelo in quegli anni è stato non solo un mio insegnante del Liceo Artistico, ma direi anche un Maestro, visto che ancora oggi, a distanza di oltre 50 anni, credo d’intravedere nelle opere in mostra il persistere di tracce del suo insegnamento, per il quale non smetterò mai di ringraziarlo, anche se la mia sensazione dovesse risultare solo un umano riconoscimento”.
Informazioni più dettagliate sulla mostra si possono trovare in https://www.facebook.com/events/359158363108667?ref=newsfeed
Le notizie sull’attività Alessandro Sonsini sono nel sito https://www.alessandrosonsini.com/