Da sinistra, Zugarelli, Barazzutti, Bertolucci e Panatta
A proposito di Coppa Davis, va detto che non c’è solo il trionfo degli azzurri di capitan Volandri a Malaga contro l’Australia. Su Netflix, vale la pena di guardare Una squadra, docufilm di Domenico Procacci sulle vicende, sportive e umane, di quattro moschettieri. E’ uno spaccato dell’Italia di allora. Anni ’70. Anni di ribellioni anche nel tennis. Paolo Bertolucci, Antonio Zugarelli, Corrado Barazzutti, l’ingombrante capitano non giocatore Nicola Pietrangeli e lo straordinario Adriano Panatta. Ma anche Minà, la Domenica Sportiva, Renato Zero e la Bertè, Borg, McEnroe, il regime comunista della Cecoslovacchia, quello fascista del Cile e il mostruoso apartheid del Sud Africa, rimasto in vigore fino al 1991. E, ancora, le risse sugli spalti, il viaggio in Concorde per prendere il sole a Copacabana, gli aneddoti dello spogliatoio, con Panatta, graffiante, che chiama lo sfidante Solomon davanti allo specchio e gli dice qualcosa sul tipo: guarda te, guarda me… come pensi di poter vincere?
Immagini in bianco e nero, poi a colori e ancora in bianco e nero, con un’emozionante e nostalgico alternarsi di ieri e oggi. I campioni com’erano e come sono. Quell’Italia vinse la Davis per la prima volta e fece quattro finali in cinque anni. Quella di oggi, trascinata dal diamante Sinner è un’altra cosa. E’ uno straordinario successo sportivo che potrebbe diventare una storia non solo sportiva. (emmeci)