C’è del tragicomico nelle vicende elettorali di Pescara. Tutto quello che è accaduto e potrebbe accadere sono il frutto di un passaggio elettorale che non ci sarebbe dovuto essere. I pescaresi, nel 2024, non sarebbero dovuti andare alle urne per eleggere il sindaco perché, legge D’Alfonso alla mano, avrebbero dovuto votare, insieme ai cittadini di Montesilvano e Spoltore, per Nuova Pescara. Poi è arrivata la scellerata legge bis, primo firmatario Sospiri, che ha spostato la fusione dei tre comuni al 2027 ed eccoci qui, con un sindaco (Carlo Masci) e una giunta congelati dalla sentenza del Tar, con ricorsi pendenti al Consiglio di Stato e un’indagine penale sottovalutata.
Le schede manomesse in 27 sezioni, comunque finisca questa vicenda, ci dicono che siamo una democrazia vulnerabile alle prese con una classe politica vistosamente inadeguata. Come inadeguata è stata finora gran parte della narrazione post sentenza del Tar. Il punto non è se si rivoterà e neppure se si rivoterà in 27 sezioni o in tutta la città. Il punto è che le schede sono state manomesse. Il fatto è gravissimo. Se, poi, c’è stata una regia politica, tutta da dimostrare, saremmo di fronte allo stupro della democrazia. Anche il continuo spostamento di Nuova Pescara è uno stupro della democrazia. Riflettiamoci. (m.c.)