Il complesso tema del conflitto, parte imprescindibile della storia e della nostra vita, viene affrontato dal romanziere Raffaele Morelli, specialista in medicina legale con alle spalle una lunga esperienza psicologica: teorica, grazie agli studi di psicologia alla Sapienza; pratica, attraverso la formazione psicoterapeutica. Morelli è in libreria con il romanzo Voglio tornare al topless bar (All Around editore, €15). La prima puntata dell’intervento di Morelli sul tema del conflitto è tra gli asterischi. In coda, ci sono i link degli altri due temi sin qui sviluppati: la frustrazione e la felicità.
***In questo terzo appuntamento parlerò del conflitto. Poiché l’argomento è complesso e chiarirlo richiederà un discorso lungo, lo dividerò in tre parti: il conflitto in generale, il conflitto interno, il conflitto esterno. In questa prima parte parleremo del conflitto in generale. Iniziamo il discorso, come sempre, partendo dal significato del termine conflitto. Lo andiamo a prendere dal vocabolario Treccani: combattimento, guerra, scontro di eserciti, urto, contrasto, opposizione.
In particolare, in sociologia, conflitto d’interessi, la relazione antagonistica fra soggetti individuali o collettivi in competizione fra loro per il possesso, l’uso o il godimento di beni scarsamente disponibili; conflitto di classe, quello che si sviluppa riguardo all’appropriazione e al controllo dei mezzi di produzione sociale. In psicologia, conflitto psichico, stato di tensione e di squilibrio in cui l’individuo viene a trovarsi quando è sottoposto alla pressione di tendenze, bisogni e motivazioni fra loro contrastanti. In diritto, situazione giuridica caratterizzata da posizioni contrastanti e incompatibili proprie di soggetti diversi, pubblici o privati, rispetto al medesimo rapporto giuridico in senso lato (diritti soggettivi, norme, poteri), e per la quale l’ordinamento positivo predispone adeguati mezzi di composizione. Come si può facilmente desumere dal significato molto esteso e complesso della parola, il termine conflitto implica tutte le possibili declinazioni delle difficoltà, a qualunque livello esse si producano tra l’individuo e il mondo che lo circonda e l’individuo e il suo mondo interiore. Quello che interessa in questa digressione è analizzare due tipi di conflitto: il conflitto personale e quello interpersonale. Sorvoleremo, quindi, sul significato militare, giuridico, sociologico di questo termine.
Prima di passare alla seconda parte però, sempre restando nell’introduzione generica, spenderò alcune parole per spiegare l’importanza del conflitto in alcune zone dell’arte. Nella scrittura cinematografica, la sceneggiatura, la parte del film che viene poi recitata e diretta e che noi vediamo sugli schermi cinematografici, così come nella letteratura, il conflitto è una funzione il più delle volte fondamentale per stimolare l’interesse dello spettatore o del lettore nei confronti della storia che il film o il libro, cercano di raccontarci. Se non ci fosse il conflitto, se due elementi, parti, del racconto cinematografico o letterario non fossero in contrapposizione, chi osserva o chi legge, perderebbe rapidamente interesse per ciò che si trova davanti. Ho scelto questo esempio solo per spiegare l’importanza che il conflitto riveste nella vita del mondo e degli esseri umani. Che sia la lotta per la sopravvivenza degli esseri umani, o il conflitto che nasce tra le diverse forze dell’universo o quello tra i predatori e le prede nel mondo animale, la realtà che ci circonda è sostanziata dal quotidiano svolgimento di una quantità infinita di conflitti.
Il senso del mondo è racchiuso nello svilupparsi quotidiano di conflitti, di cui a volte siamo testimoni, il più delle volte no, senza i quali la nostra esistenza non sarebbe la stessa e, con ogni probabilità, noi non saremmo ciò che siamo. Se, con una bacchetta magica, si potessero eliminare in un sol colpo tutti i conflitti dall’esistenza ci ritroveremmo a vivere una realtà la cui piattezza e noiosità inciderebbe in modo sostanziale sulle nostre esistenze. Del conflitto non si può proprio fare a meno. A quelli che pensano che la vita debba essere calma come le acque di un lago in un giorno senza vento, non resta farsi una ragione dell’impossibilità di realizzazione della loro speranza, perché chiunque abbia fondato l’Universo e in esso il mondo e la nostra vita, l’ha fondato sulla differenza di potenziale, cioè sul conflitto.
Quando parliamo di conflitti, dunque, non parliamo di concetti che rappresentano una zona periferica, ma di fatti che sostanziano non solo la nostra esistenza, ma l’esistenza dell’intera realtà che ci circonda. Da ciò deriva che non potendo evitare i conflitti, uno dei compiti più complessi a cui siamo chiamati a dare una soluzione è come convivere all’interno di un mondo che ci chiede di saperci destreggiare tra conflitti di ogni genere che nascono con e senza la nostra collaborazione, intorno a noi e dentro di noi, alcuni evitabili e altri inevitabili. Possiamo affermare che la maturità dell’essere umano sta proprio nella capacità di sapersi destreggiare, di saper convivere di riuscire a gestire, i conflitti che riempiono la vita dell’universo, nella quale la nostra esistenza si dipana.*** (1- continua)