di Filiberto Mastrangelo*
Ciò che sta accadendo a Pescara – dal porto inesistente all’ospedale malmesso fino alle strutture di pregio in abbandono e all’aeroporto in declino – è il risultato di una mancata visione del futuro, negli anni passati, di un’area metropolitana e di un territorio. Una mancanza di progettualità che deriva da una mancanza di analisi dei punti di forza (da valorizzare e sviluppare) e dei punti di debolezza (da affrontare e superare). La mancanza di un progetto futuro capace di immaginare lo sviluppo di un territorio valorizzando le sue eccellenze nel tempo che scorre. La mancanza di analisi di chi fa meglio di noi in Italia e nel mondo, di chi ha caratteristiche simili alle nostre, l’incapacità di stare al passo con i tempi e la miopia di pensiero che ha fatto pensare che tutto potesse continuare così solo perché si costruivano palazzi e infrastrutture (aeroporto, porto turistico, etc) che, senza una mission territoriale, non hanno senso e si deteriorano con l’incedere del tempo.
Cos’era Pescara 40/50 anni fa? Cos’è Pescara oggi? Ma, soprattutto, cosa vuole essere nel 2060? Di cosa vivranno la città e i suoi abitanti? La città non è un contenitore di infrastrutture, ma un organismo vivente che cambia ogni giorno e, proprio come ognuno di noi, ha bisogno di avere un motivo per cui parlare, agire, muoversi e guardare. In una parola: vivere. Senza queste risposte e senza un progetto, il degrado sarà imperterrito e si continuerà a tappare buche e a discutere per il colore del manto stradale! Ancor più oggi, in vista di una fusione metropolitana, la nascita di Nuova Pescara, questa riflessione è impellente e cruciale, altrimenti sarà un’altra occasione persa.
*Presidente Associazione S.A.L.E. (Sviluppo Ambiente Lavoro Etica)