di Florio Corneli*
Faccio una premessa: la Patente a punti (o a crediti), che ufficialmente entra in scena oggi, è funzionale al mondo dell’edilizia a condizione che non si trasformi nell’ennesimo orpello burocratico a carico delle imprese. L’intenzione del legislatore, palesata nel Testo Unico, è sicuramente lodevole perché mira a rafforzare la normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, almeno negli appalti pubblici, ma per un giudizio dobbiamo necessariamente attendere la verifica del tempo.
Legge alla mano, dunque, dalla data odierna possedere la Patente a punti. in quanto indicatore fondamentale, diventa un obbligo per le imprese e i lavoratori dipendenti e/o autonomi che operano all’interno dei cantieri temporanei o mobili. Il rilascio è a cura dell’Ispettorato nazionale del lavoro. L’azienda parte da 30 crediti, che vengono scalati in seguito all’accertamento definitivo di violazioni. Sotto la soglia di 15 punti non è possibile operare nei cantieri fino al momento in cui i crediti sono reintegrati. Le penalizzazioni contemplate sono pesanti. Ad esempio, la mancanza del Documento di valutazione dei rischi prevede la perdita di cinque punti. In caso di infortunio mortale di un lavoratore per inosservanza delle norme sulla salute e sicurezza si avrà la decurtazione di 20 punti e si potrà incorrere nella sospensione, in via cautelativa, della patente fino a 12 mesi. Il sistema dei rapporti con la Pubblica amministrazione sarà certamente condizionato, e in maniera forte, dalla nuova norma e dal relativo decreto attuativo.
Sono esonerate dall’obbligo della Patente a punti le aziende in possesso di attestazione Soa, acronimo di Società organismo di attestazione, in classifica pari o superiore alla III. Le piccole e piccolissime imprese che ne sono sprovviste, di fatto, vengono tagliate fuori dal lavoro. E qui una riflessione andrebbe fatta.
*Presidente Federmanager Abruzzo e Molise e presidente Consorzio Stabile Rilancio Vestino