di Antonio Ciofani*
Il Consiglio Regionale ha approvato il 12 dicembre scorso la Rete Ospedaliera della regione Abruzzo. E’ l’ultimo atto richiesto dalla normativa per poter inviare il documento al Tavolo Interministeriale Salute/Economia e Finanze per la necessaria validazione, obbligatoria per le regioni in piano di rientro. Secondo quanto affermato dall’assessore regionale alla Salute, il Tavolo, in base a interlocuzioni intercorse, dovrebbe validare il documento, cosa che l’Abruzzo aspetta dopo le nove precedenti bocciature correlate, unica regione, alla mancata individuazione degli ospedali di 2° livello; tuttora infatti noi abruzzesi, unici in Italia, siamo privi del servizio salvavita rappresentato dal Dipartimento Emergenza Accettazione (DEA) di 2° livello.
In particolare nel documento redatto dalla giunta in carica, per la prima volta in otto anni, troviamo il cronoprogramma per pervenire all’individuazione dei DEA citati in 36 mesi ed è inoltre specificata la concentrazione in unica sede fisica delle Unità Operative ad alta intensità assistenziale che li compongono. E’ una cosa positiva? Si, va riconosciuto che lo è, ma l’aver diluito in 3 anni il percorso per arrivare ad almeno un DEA di secondo livello anche in Abruzzo, va considerata sostanzialmente una presa in giro per utenti e pazienti della nostra regione. Lo stesso verbale del “Tavolo DM 70” (seduta del 19 luglio scorso), articolazione ministeriale specifica per la valutazione della rispondenza al Decreto 70/2015 delle Reti Ospedaliere, raccomanda di accelerare la tempistica indicata, anche al fine di non ritardare l’accesso alle risorse finanziarie “ex art. 20”.
Questa è la situazione, anche se il presidente Marsilio ha dichiarato che la Giunta regionale in carica si rifiuta di indicare un DEA di 2° livello e chiederà una modifica del DM 70, che lui considera sbagliato. Dichiarazione pre-elettorale per rassicurare i campanili e le contee elettorali? Rimane il fatto che tutte le regioni lo hanno applicato tranne l’Abruzzo. Il DM infatti viene considerato razionale, completo e basato
sulle principali istanze internazionali della moderna medicina ospedaliera, organizzata per “hub e spoke”.
La nostra regione è dunque destinata per ora a rimanere senza ospedali hub, solo spoke; permanendo di fatto periferia sanitaria di afferenza agli ospedali hub di Roma (S. Giovanni, S. Camillo, Umberto 1°, Gemelli, Tor Vergata, Bambino Gesù) oppure di Ancona (Le Torrette).
Eppure la soluzione è semplice, basta applicare le norme e la logica comune esaminando i numeri e l’epidemiologia della nostra regione. La nostra classe politica continua a dimenticare, per esempio, che l’ospedale Spirito Santo di Pescara, di gran lunga il maggiore della nostra regione, ha circa 90.000 accessi l’anno al Pronto Soccorso (quindi un vero hub de facto) e cioè circa 30.000 più dell’ospedale Torrette di
Ancona, circa 10.000 più del S. Orsola di Bologna, circa 10.000 più di quelli di Teramo e L’Aquila messi insieme. Dunque, al lavoro ! applicando il cronoprogramma redatto dalla giunta in carica non in 36 mesi, ma in sei o 12 mesi.
*Portavoce Consulta Clinica di Pescara per il DEA di 2° Livello