di Ernesto Grippo*
Non arrivano buone notizie, per Pescara, dall’edizione 2023 del Mobydixit, tenutosi a Parma nello scorso fine settimana. L’evento annuale che promuove la mobilità sostenibile. La manifestazione ha ospitato la 23ima conferenza nazionale sul mobility management e la mobilità sostenibile nel corso della quale sono stati resi noti i dati del 17° Rapporto dell’Osservatorio sulle 50 principali città italiane. Pescara si colloca al 24° posto e scende di tre posizioni rispetto allo scorso anno. Sul podio Bologna, Torino e Firenze in coda Catania Potenza e Sassari..
Ma al di là della classifica finale, sarebbe utile che la politica che persegue il bene comune analizzi i dati specifici e ne tragga importanti riflessioni sul passato sul presente e sul futuro di una città difficile da migliorare.
Partiamo da un dato su tutti . Pescara è la settima città per densità demografica dopo Napoli, Milano, Torino, Palermo, Monza e Firenze. Pescara è più densa di Roma con i suoi 3.456 abitanti per km/q, rispetto ai 2.235 della Caput Mundi. A questa alta densità demografica si abbinano altri due dati strutturali pesanti: i soli 34,33 km/q di estensione che la collocano al penultimo posto tra le città osservate e l’indice di motorizzazione di 62 auto ogni 100 abitanti.
Preoccupa non poco il dato sullo standard emissivo del parco auto, con un 19° posto che si traduce in un impatto inquinante elevato che emerge dal fatto che solo il 30% delle auto è Euro 6 , oltre il 50% non va oltre Euro 4, solo il 13% del parco circolante è composto da autovetture a basso impatto (Gpl, Metano), con un 2% di ibride ed uno 0,2% di elettriche .
Un altro dato emerge, un indice elevato che deve preoccuparci tutti. La concentrazione annuale media di biossido di azoto che si attesta sulla soglia del valore limite di 40 Mg/Mc. Siamo al 40° posto, superati solo da città come Bergamo, Milano , Roma, Torino, Palermo, Napoli, Catania e Genova. Il biossido di azoto è un gas di colore rosso bruno , con un odore soffocante, altamente tossico. Si forma per ossidazione del monossido di azoto e le fonti possono essere il traffico, il riscaldamento e , meno probabile per Pescara, i processi produttivi senza combustione. Una concentrazione annua così alta determina bronchiti, edemi polmonari e può essere anche causa di morte. Oltre a generare le cosiddette piogge acide.
Altri dati negativi spuntano con chiarezza dal rapporto. Pescara registra un indice di trasporto pubblico che la colloca agli ultimi posti (41°), con 1400 posti per ogni km , la peggiore tra le prime sette per densità demografica. Sulle 50 osservate, stanno peggio solo Salerno, Messina, Terni, Potenza, Latina, Siracusa, Aosta e Campobasso.
Anche nella classifica delle piste ciclabili, a prescindere dalla legittimità ai sensi del Codice della Strada e delle linee guida di alcune, i tre chilometri di piste ogni 10.000 abitanti sono poca cosa rispetto ai 16 chilometri delle città emiliane. La strada da pedalare è ancora lunga.
Pescara non brilla per Car Sharing, dove non compare nella classifica delle prime 24 città. Per scooter sharing non è nelle prime sei in classifica e per bike sharing non risulta nella classifica delle prime 23. E’, invece, al secondo posto per monopattini sharing, solo dopo Reggio Emilia, che registra 88 monopattini ogni 10.000 abitanti rispetto ai 74 di Pescara.
Altra nota dolente, il Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile che a Pescara risulta adottato ma non approvato. Ben 27 città lo hanno già fatto. Il Pums (Piano urbano mobilità sostenibile) può consentire di raggiungere numerosi obiettivi, come migliorare la qualità della vita e creare benefici economici. Ma, soprattutto, può migliorare la salute e l’ambiente, migliorare l’accessibilità e la fluidificazione della mobilità, realizzare piani migliori grazie a un approccio interdisciplinare integrato, sfruttare la sinergia di più istituzioni e settori per dare vita ad una pianificazione collaborativa e muoversi verso una cultura della mobilità sostenibile.
Uno sguardo al passato. A Pescara eravamo 87.000 nel 1961, 122.000 nel 1971(un +40% dovuto a dieci anni del cemento insensato), 131.000 nel 1981 per, poi, scendere a 122.000 nel 1991, a 116.000 nel 2001 e risalire lentamente, con di un migliaio di unità nel decenni successivi, sino ad arrivare all’ultimo censimento ufficiale: 118.992 residenti. Il dato ufficioso degli ultimi due anni fa registrare un trend in diminuzione e si passa, al 31 agosto del 2023 a 118.207, con un -785 in due anni.
Su questi dati, politica e stakeholder dovrebbero confrontarsi, attorno a un tavolo permanente che sia in grado di programmare un’idea di città che, ad oggi, non risulta pervenuta e si fatica ad intravedere con nitidezza, ad di là di slogan elettorali e delle emotività transitorie.
*Comandante Polizia municipale di Roseto degli Abruzzi