*di Alessandro Sonsini
Mi ha colpito molto l’ottimo articolo di Maurizio Di Nicola intitolato “Legge regionale truffa e Pescara futura regina dell’Adriatico”, al punto da suggerirmi qualche ulteriore riflessione, per certi versi già sfiorata nel punto in cui dice: “…..Ancor più grave, se possibile, a mio avviso, è che, in altro comma della legge in commento, è stato stabilito addirittura che ai comuni di Pescara Montesilvano e Spoltore è precluso adottare atti di indirizzo generale, di pianificazione e di programmazione, se non in forma associata.” Sarebbe l’unico punto dell’articolato legislativo che sottoscriverei senza esitazione perché chiarisce uno dei motivi della inaccettabile situazione di stallo da parte delle amministrazioni che si sono succedute dall’approvazione del referendum ad oggi e quindi darebbe un ulteriore chiave di lettura all’imperdonabile tempo finora trascorso e a quello che si vorrebbe far trascorrere.
Non scopro niente di nuovo se affermo che buona parte del consenso elettorale e dell’armonia amministrativa delle maggioranze si costruisce sulle trasformazioni fisiche del territorio; ancor più da quando si va avanti a colpi di deroghe, accordi di programmi e varianti rispetto ai Piani Regolatori. E il risultato è sotto gli occhi di tutti: una marmellata urbanistica ben visibile nella mappa che riporta il perimetro e l’edificato da cui partire per la nuova città; ma ancora più evidente facendo un giro per il territorio nella speranza di capire in che misura è ancora possibile immaginare un atto fondativo, un principio insediativo che dia dignità urbana alla città che deve ancora venire.
Lo so, è una modalità desueta andare in giro ad “annusare” il territorio, per scoprire il suo inesauribile genius loci. Ma quelli della mia generazione, oggettivamente affascinati dalle ricostruzioni virtuali, avendo una solida formazione cresciuta sul reale, continuano ad “annusarlo” e con tanta soddisfazione. Quella soddisfazione che mi permette di affermare senza esitazione che un Piano, inteso come idea di città, è ancora possibile nelle pieghe della “marmellata”; e si potrebbe predisporre in quattro mesi, lavorando sodo con una serie di competenze diversificate messe insieme attorno ad un tavolo organizzato dai tre Sindaci, dove sopra, perfettamente al centro, ci sarebbe posto (ma non prometto niente) anche per qualche promessa elettorale di troppo o per qualche opportunità apparsa in corso di gestione amministrativa. E sì, perché il progetto (dal cucchiaio alla citta) è l’arte del comporre, partendo dal materiale e dai processi che si hanno a disposizione.
Ma è questo concetto della “composizione”, che alla scala urbana vuol dire “visione della città”, che sta venendo meno; e non per mancanza di capacità creative, ci sono giovani progettisti straordinari in giro, quanto piuttosto perché è più conveniente ma anche meno faticoso, avere una “società liquida” attorno, ancora meglio se poco limpida.
Ritornando invece al comma 2, lettera B, della Legge di cui sopra, in cui è “…precluso adottare atti di indirizzo generale, di pianificazione e di programmazione se non in forma associata…” sarebbe bello se fosse oltreché scritto anche vero, in quanto già da domani si sarebbe costretti ad applicarsi alla ricerca dei possibili paradigmi su cui fondare la nuova città, lasciando perdere le discussioni per il canile, la cui realizzazione sarebbe comunque un nuovo atto di pianificazione.
Senza alcun incarico, ma solo per un senso del dovere che mi viene dall’aver insegnato in una facoltà di Architettura per tanti anni, ho provato ad applicarmi in un esercizio di progetto provando ad immaginare la mia idea di città. La cosa strana è che, parlandone solo con pochi amici, ho scoperto che molte delle cose che ho disegnate erano già da tempo nel loro immaginario.
Evidentemente allora l’esercizio è meno complicato di quello che sembra. E questo è terribile, perché chi guida il “nostro paesello” sta facendo credere alla comunità, ma soprattutto ai giovani progettisti che hanno scelto di rimanere sul territorio, che per risolvere il tema della fusione tra Montesilvano, Pescara e Spoltore si incontrano gigantesche difficoltà tecniche che richiedo molto ma molto tempo. Non ne abbiamo più. Ne abbiamo già perso tanto.
*già docente della facoltà di Architettura di Pescara