di Paolo Sola*
Il dibattito sul tema filovia prosegue ormai da anni a Pescara, gli stessi trascorsi da quando gli esponenti politici di turno promettevano che l’anno dopo sarebbe stato quello buono per vederlo passare sulla Strada parco. Anni passati tra rinvii, lavori a intermittenza e milioni di euro di denaro pubblico spesi in quello che, ormai, ha tutta l’aria di un vero e proprio accanimento ideologico. Un progetto portato avanti con una testardaggine tale da non vedere (o non voler vedere) quanto sia ormai anacronistico e fuori da ogni logica di mobilità che possa dirsi davvero sostenibile. Un manifesto di quella logica del “ormai è troppo tardi per tornare indietro” che tanti danni ha fatto al nostro territorio, ma che continua a caratterizzare il modus operandi delle attuali amministrazioni locali.
Il Movimento 5 Stelle è sempre stato fermamente convinto dell’inutilità di quest’opera, che forse prima di qualunque altra ha rappresentato il simbolo di quella politica del fare contro il volere degli stessi cittadini, che poi si è declinata nelle tante opere pubbliche contestate della nostra città.
Le continue varianti al progetto, il modo frenetico e confusionario di volerlo imporre a tutti i costi e le battaglie legali che hanno finito con l’inasprire i rapporti con comitati e cittadini, hanno portato alla situazione odierna, fatta di varianti in attesa di approvazione, collaudi da realizzare e chissà cos’altro ancora. Ciò che sicuramente resta, però, è la prepotenza di chi ha voluto sottrarre nel frattempo uno spazio vitale alla città, per consegnarlo a quei desolanti passaggi di mezzi vuoti che dovrebbero contribuire all’esperienza di guida per i conducenti dei mezzi che verranno. Se mai verranno. Se, come ha detto qualcuno, quest’opera avrebbe rappresentato il biglietto da visita della Nuova Pescara, la realtà dei fatti ci restituisce due progetti che galleggiano nella stessa agonia. Con buona pace della politica dei proclami.
*Consigliere comunale Movimento 5 Stelle