di Gianni Melilla*
La scomparsa di Ottaviano Del Turco nella sua Collelongo ha suscitato grande emozione in tutto l’Abruzzo e in Italia. Del Turco aveva lasciato Roma e viveva da molti anni a Collelongo circondato dagli affetti della sua famiglia e dei tanti amici che aveva. Era nato 79 anni fa proprio a Collelongo, un piccolo paese marsicano del Parco Nazionale d’Abruzzo, ma presto la sua umile famiglia emigrò per lavorare a Roma. Da giovane, Del Turco entra nella Cgil romana e nel giro di pochi anni diventa prima segretario aggiunto della Fiom ( il potente sindacato dei metalmeccanici) con Bruno Trentin e poi segretario aggiunto della Cgil con Luciano Lama. Guida la componente socialista della Cgil ed è uno dei protagonisti più autorevoli di quella stagione in cui il sindacato aveva oltre che un grande ruolo contrattuale, una influenza politica rilevante.
Lascia la Cgil agli inizi degli anni ’90, nel 1994 diventa segretario nazionale del PSI e cerca di salvare la grande tradizione politica del socialismo italiano di cui è uno dei più stimati rappresentanti. Alla cultura politica del socialismo riformista e autonomista di Pietro Nenni resterà fedele per tutta la vita. Diventa parlamentare nel campo progressista e poi ulivista. Dal 1996 al 2000 è eletto presidente della Commissione Antimafia del Parlamento. Nel 2000-2001 è Ministro delle Finanze nel Governo Amato. Poi è eletto Parlamentare Europeo.
Nel 2005 gli viene proposto di guidare il Centrosinistra alle elezioni regionali dell’Abruzzo. Il suo attaccamento all’Abruzzo lo spinge ad accettare la proposta lasciando importanti incarichi nazionali ed europei. Il popolo abruzzese lo ricambia dandogli il 58% dei voti, un consenso mai eguagliato da nessun altro presidente della Regione Abruzzo.
Da presidente, governa con capacità e risana i conti della Regione disboscando in particolare i tanti privilegi di cui godeva il sistema sanitario privato abruzzese. Ed è su questo scivoloso terreno che cade travolto nel luglio 2008 da una inchiesta giudiziaria che lo porta in carcere a Sulmona per 28 giorni. Una vicenda che lo segnerà profondamente. Si proclamerà sempre innocente e si batterà come un leone nei processi che dureranno ben 10 anni.
Nel corso del lungo iter processuale tutte le principali accuse cadranno, ne rimarrà solo una, l’induzione indebita. Tutti i giornali e TV che hanno commentato la scomparsa di Del Turco hanno evidenziato la sproporzione tra le accuse iniziali e l’esito finale in Cassazione dopo 10 anni di gogna e calvario giudiziario ingiusti. Del Turco non è stato solo un sindacalista e un politico. Era un grande amante della cultura: dipingeva, si interessava al cinema, all’arte contemporanea, alla musica.
A lui si deve la grande intuizione dei Concerti sindacali del primo maggio a Piazza San Giovanni con il coinvolgimento di musicisti di tutto il mondo e soprattutto di milioni giovani che attraverso la musica venivano introdotti ai grandi temi della solidarietà e della giustizia sociale .L’amore che nutriva per Collelongo e per l’Abruzzo lo ha accompagnato per tutta la vita. E tanti abruzzesi lo hanno ricambiato con stima, affetto ed ammirazione.
*Presidente emerito del Consiglio regionale d’Abruzzo