
di Ernesto Grippo*
E se fosse il Consiglio di Stato a indirizzare irreversibilmente i tre comuni al voto per la Nuova Pescara il primo gennaio 2027? Nei corridoi dei palazzi regionali e comunali, si rincorrono da mesi voci su un ulteriore rinvio del voto per la fusione tra Pescara, Spoltore e Montesilvano. Si vocifera il 2029 in modo da compiere tre lustri dal suo concepimento. In molti negano ufficialmente, ma concordano a stanze chiuse. E potrebbe essere proprio la querelle sul voto pescarese a resettare e ingessare le intenzioni dilatorie.
Il Consiglio di Stato ha fissato per il 18 dicembre l’udienza di merito su tre dei quattro ricorsi presentati da opposizione e maggioranza avverso la sentenza del Tar che lo scorso 25 giugno ha annullato il voto per il sindaco di Pescara in 27 sezioni.
Il prossimo 24 luglio si terrà, sempre davanti alla V sezione del Consiglio di Stato, competente per i ricorsi elettorali, l’udienza per decidere se la sospensiva, rispetto alla ripetizione del voto nelle 27 sezioni, fissato per il 24 e 25 agosto, sarà accolta.
Il merito fissato a dicembre lascerebbe presagire di sì. Infatti, in caso di rigetto significherebbe che ad agosto si rivoterà e poi l’esito della riconferma di Masci o del ballottaggio e di un eventuale nuovo voto sarebbero di nuovo sub iudice a dicembre 2025. Con la conseguenza, in qualunque caso , di un ulteriore inasprimento del conflitto politico pur nell’ inquietante apparente indifferenza della popolazione.
Si perché non sembra che i votanti che hanno decretato la vittoria o quelli che hanno votato i leader dell’opposizione siano più di tanto indignati del pronunciamento del Tar. Come dire che i tifosi della squadra che ha vinto non sono preoccupati se fosse vero che il voto è stato dopato e chi ha visto che la sua squadra ha perso non è adirato più di tanto per la partita irregolare alla quale hanno assistito.
Tornando all’ipotesi nell’incipit dell’articolo, un fondamento potrebbe rintracciarsi proprio nell’eventuale sentenza del Consiglio di Stato che dovesse sancire l’annullamento totale del voto e la sua ripetizione in tutte le sezioni. Se il Consiglio di Stato dovesse confermare la bontà del voto del 2024 Masci e la sua coalizione tornerebbero a pieno titolo a governare in teoria solo fino al 31 dicembre 2026, ma nel frattempo potrebbe arrivare l’ennesimo slittamento del voto per la Nuova Pescara al 2029 consentendo una seconda legislatura piena al centro destra.
Ma se il Consiglio di Stato annulla in toto il voto, de plano arriva il Commissario prefettizio che in teoria dovrebbe traghettare il Comune sino all’estate 2026, quando si tornerebbe a votare per eleggere un consiglio e un sindaco per pochi mesi. Ed ecco che si potrebbe ipotizzare, ragionevolmente, che i giudici di Palazzo Spada, assenti ai coffee break e alle colazioni durante le quali si briga per il rinvio della fusione, avrebbero ottime ragioni per la nomina di un Commissario che traghetti Pescara al 1 gennaio 2027 quando, stando alla attuale Legge regionale, si scioglieranno i tre comuni per avviare l’iter della nascita di Nuova Pescara.
*Comandante Polizia locale Roseto degli Abruzzi