di Gianni Melilla*
Il Giorno del ricordo, che si celebra oggi, fu istituita con la Legge 30 marzo 2004 n. 92, approvata quasi all’unanimità, con l’obiettivo di “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. Il presidente Sergio Mattarella ha usato parole sagge e chiare, legando la Memoria al rifiuto della guerra, del nazionalismo violento e delle discriminazioni etniche, religiose e linguistiche che ancora oggi provocano nel mondo e anche in Europa tante sofferenze e crimini contro l’umanità.
Il fascismo e il nazismo con l’aggressione della ex Yugoslavia provocarono un milione di morti militari e civili tra i cittadini sloveni, croati, serbi, dalmati, istriani. E da quel drammatico contesto che nascono le tragedie ingiustificabili e disumane delle foibe e della cacciata degli italiani dalle terre istriane, fiumane e dalmate.
Purtroppo, le strumentalizzazioni politiche di quelle tragedie sono state evidenti. E invece bisognerebbe avere una memoria condivisa perché dividersi sui grandi snodi della storia nazionale produce danni alla coesione e all’ identità del popolo italiano.
*Presidente emerito del Consiglio regionale d’Abruzzo