di Ernesto Grippo*
Cos’è l’identità territoriale? Antropologi, psicologi, urbanisti e attori sociali e istituzionali offrono testimonianze maturate con riferimento alla dimensione locale. Il locus da intendersi come quello spazio di significazione collettiva, effettiva o potenziale. E L’Aquila post terremoto se lo sta chiedendo. E’ certo che nel frattempo occorre ragionare per generare identità. Uno dei temi che da alcuni anni genera identità è quello della sicurezza, che offre una occasione di identità ricorrendo alla costituzione dei gruppi di vicinato. Un progetto attraverso il quale i cittadini si aiutano l’uno con l’altro per tenere d’occhio gli spazi in cui vivono. L’obiettivo è dare ai cittadini la possibilità di collaborare in modo attivo per la sicurezza del proprio territorio Il successo di un progetto di controllo di vicinato è dato dall’impegno a collaborare, ciascuno per i propri compiti: collaborare tra vicini, collaborare con le polizie locali.
I gruppi di vicinato collaborano con le Polizie locali per ridurre i fattori di rischio per il territorio: non si fanno giustizia da soli, non fanno indagini per proprio conto, non si intromettono nella sfera privata altrui. I cittadini osservano, si confrontano e si aiutano tra loro, ma poi segnalano ciò che non li convince alle forze dell’ordine. I gruppi di vicinato sono un’irripetibile occasione di solidarietà. Una corretta collaborazione con la Polizia locale è la chiave per il successo dell’iniziativa. Essere capaci di tenere gli occhi aperti sul nostro quartiere è importante per la nostra comunità, che ci può essere di aiuto in tante occasioni: dallo scambiarci informazioni all’aiutarci in caso di piccole difficoltà domestiche, a sapere che accanto a noi vive qualcuno con cui possiamo semplicemente parlare.
Un progetto di controllo di comunità può portare a tutto questo. Lo snodo cruciale di un controllo di vicinato che funzioni è la Polizia locale. Composto da uomini e donne formati adeguatamente per essere a loro volta formatori di comunità di cittadini di un quartiere, di un quadrilatero, di un viale, di una via. Sì, perché i gruppi di vicinato hanno dimensioni anche ridottissime, a seconda delle peculiarità del territorio. Pensando alla densità demografica aquilana, possiamo solo immaginare quanti gruppi di vicinato si potrebbero costituire. Ogni gruppo di vicinato si ritrova in un luogo di quel contesto per serate formative nelle quali si analizzano dapprima le vulnerabilità ambientali di quel territorio. Poi si individuano i componenti del gruppo idonei, si indica un referente. Ci si interfaccia con il Comune per eliminare o arginare le vulnerabilità ambientali, si costituisce formalmente il gruppo e si indica con una targa il territorio nel quale esiste il gruppo di vicinato. A quel punto si pubblicizza sul territorio la presenza del gruppo, si diffondono opuscoli informativi e si comincia ad operare.
In Emilia Romagna, i gruppi di vicinato esistono ovunque. Dalle unioni pedemontane alle unioni cittadine, dalla bassa parmense alla Romagna Faentina, dalle Terre d’Acqua a Maranello, dalla Bassa Romagna alla Val d’Enza, e nelle città da Formigine a Rimini, da Modena a Parma . Per L’Aquila si tratterebbe di scoprire una splendida occasione di socialità, per far sprigionare energie positive, per vivere a pieno i rapporti umani e sociali e ovviamente per migliorare la sicurezza urbana . L’humus culturale e sociale degli aquilani si presta benissimo a questa finalità.
Nei miei due anni vissuti tra loro, ho avuto modo di apprezzare gli aquilani per la nobiltà d’animo, la concretezza, la sensibilità, il senso sacrificio e l’umanità.
In questi giorni in Prefettura sarà siglato l’accordo per la costituzione dei gruppi di vicinato. La posta in palio è alta: contribuire all’identità di un territorio e alzare l’asticella della qualità della vita, che non è quella che si misura con la movida, con i decibel, con lo sballo. Le conseguenze di questo modus vivendi ce lo fotografa il nuovo ennesimo allarme degli esperti: il fenomeno dello binge drinking, bere senza fermarsi.
Per L’Aquila e gli aquilani non è troppo tardi per un gruppo di vicinato, come lo è per alcune città costiere come Pescara, ma si ricordino che questa iniziativa ha successo solo se i vertici della Polizia Locale adeguatamente formati sono in grado a loro volta di forma i cittadini interessati e costituire un costante canale di comunicazione che passa con un Comando aperto h24 con una sala operativa altamente professionale e con pattuglie su strada che abbiano la contezza del come operare per la sicurezza urbana.
*Comandante Polizia locale Roseto degli Abruzzi