di Ernesto Grippo*
Il direttore generale nei comuni superiori a 100.000 abitati è quella figura che il sindaco può nominare con contratto a tempo determinato affinché attui gli indirizzi e gli obiettivi stabiliti dagli organi di governo dell’ente e sovrintenda alla gestione dell’ente, perseguendo livelli ottimali di efficacia ed efficienza. Compete, in particolare, al direttore generale la proposta di piano esecutivo di gestione e la predisposizione del piano dettagliato di obiettivi previsto dal piano esecutivo di gestione. A Pescara, il sindaco Carlo Masci, nel 2019, ha scelto di attribuire l’incarico al dirigente architetto Tommaso Vespasiano, sino a dicembre 2020, quando è andato in pensione.
Da gennaio 2021 la scelta è caduta su Pierluigi Carugno, classe 1962 , una laurea in ingegneria civile alla Sapienza nel 1990, esperto della qualità totale nelle piccole e medie imprese, manager dell’ambiente e della sicurezza, ancora esperto di project financing per la gestione del patrimonio pubblico ed esperto nella creazione di società pubbliche per la esternalizzazione dei servizi. Non con tanti titoli di servizio nella pubblica amministrazione. Infatti, nel 2018 partecipa ad un concorso per istruttore direttivo tecnico D1 , ex settimo livello, e ne risulta vincitore, come da determina del 31 ottobre 2018, a firma della dirigente Maria Laura Ferrara. Quindi, si presume che a quella data non era ancora dirigente. Nella circostanza, gli vengono attribuiti solo 19,60 punti per i titoli a fronte dei 25 attribuiti al primo classificato e nel colloquio incassa il punteggio più basso con 42 punti a fronte dei 55 del primo classificato e dei 48 della terza classificata. Trascorrono solo due anni e il sindaco lo sceglie come direttore generale del Comune di Pescara.
Una carriera fulminea, non certo nella pubblica amministrazione, non certo come dirigente pubblico. Il sindaco Masci però ritiene che sia la scelta migliore quale direttore generale e gli affida il management dell’ente. Lo considera all’altezza per predisporre un piano performance con obiettivi sfidanti, capace di tradurre un programma di mandato in Piao, il documento unico di programmazione e governante che dal 2022 sostituisce una serie di Piani che finora le amministrazioni erano tenute e a predisporre. Il Piao dall’anno scorso contiene i piani performance e l’anticorruzione.
Qualcosa non è andato proprio bene, soprattutto se il caso Trisi dovesse rivelarsi confermato sul versante degli atti di gara. Sull’Anticorruzione ricordiamo sempre che a Pescara il responsabile è il segretario generale sin dalla giunta di Marco Alessandrini. Ma perché da giorni la politica si riempie la bocca di commenti, maggioranza in primis ed opposizione a seguire, e nessuno chiede all’alta burocrazia comunale di rendicontare?
Controlli effettuati, esiti, stato di attuazione dei programmi: l’accountability è una cosa seria. Di cosa si tratta? Il Formez lo dice chiaramente: Il termine “accountability” della Pubblica Amministrazione è spesso usato come sinonimo di trasparenza, apertura o buon governo. In realtà, si tratta di qualcosa di più. In generale, accountability significa rendere conto della propria condotta nei confronti di un altro soggetto. Questo implica essere messi sotto scrutinio, essere disposti a rispondere a domande scomode e, ultimamente, affrontare concretamente le conseguenze del giudizio altrui.
Accountability deriva dal termine count, cioè “conto”, “registro” e ha la sua origine proprio nei libri contabili. La prima volta che viene usato questo termine è durante il regno di Guglielmo il Conquistatore, che, dopo aver conquistato l’Inghilterra nell’undicesimo secolo, aveva richiesto a tutti i suoi feudatari di compilare una lista dettagliata dei loro possedimenti non solo a fini fiscali, ma anche come strumento di governance su cui si fondava il suo nuovo sistema centralizzato nazionale per impostare le politiche pubbliche. Il termine oggi non ci fa più venire in mente libri contabili, ma è usato, al contrario, per indicare la necessità dei governi di rendere conto delle azioni pubbliche nei confronti della cittadinanza.”
Guglielmo I imperatore di Germania, invece, nominò von Bismarck suo primo ministro. Con luci ed ombre. La storia lo ricorda come uno statista. Oggi non ci aspettiamo tanto, ma guardare al passato per mettere a frutto concetti che oggi sono di casa in ogni corso di management della Pubblica amministrazione non sarebbe male.
La politica ha il compito di scegliere la classe dirigente, i vertici dell’amministrazione locale e lo spoil system lo consente in parte. Sono i dirigenti che fanno le fortune o le sfortune di un’amministrazione. La politica scrive gli obiettivi e la classe dirigente li traduce in atti , nel rispetto di efficacia, efficienza ed economicità. Se un sindaco o un presidente di Regione non vengono confermati, al di là delle logiche del consenso a volte contorte e distorte, spesso è dovuto proprio a una classe dirigente non all’altezza, ad una pubblica amministrazione ancora lontana da quella privatizzazione i cui primi gemiti del D.Lgs 29/1993 continuano ad essere tali in troppe circostanze.
*Comandante Polizia municipale Roseto degli Abruzzi