di Carlo Costantini*
Correva l’anno 2012 e, alla vigilia della presentazione dello studio di fattibilità di Nuova Pescara, facevo queste riflessioni.
Dovendo scrivere queste poche righe di presentazione dello studio, mi sono subito interrogato sulle ragioni che mi hanno spinto a fare un primo passo per rendere concreta questa idea. E davvero pochi minuti sono serviti per scoprire che tutte le diverse motivazioni che mi venivano in mente, servivano solo a nascondere a me stesso la verità. La verità è che amo visceralmente questa città, che vorrei vederla sempre più bella, più grande, più ambiziosa, più accogliente, più funzionale alle aspettative di chi la vive, la visita o ci lavora, più adeguata alle necessità di chi ha messo in gioco il proprio futuro, insediandovi una attività di impresa. Ma qual è oggi la mia città? E’ mia la città marcata dai confini istituzionali, che spesso tagliano in due i cortili dei condomini? O è mia la città che respiro e vivo tutti i giorni quando lavoro, quando vado al cinema o quando vado a trovare gli amici?
La risposta è quella che chiunque darebbe a se stesso. Per molti anni tutti abbiamo pensato che in fondo va bene lo stesso, che attraversare due o più volte al giorno, in auto o sull’autobus, i confini istituzionali non ci cambia la vita. Oggi, invece, ci cambia la vita, perché la durezza di una competizione che vede protagoniste non solo le persone e le imprese singolarmente, ma anche i territori, le comunità, i sistemi economici e sociali, non può più consentirci di immaginare che per anni potrà ancora continuare ad andare bene lo stesso.
Lo sforzo da compiere per capire in quale direzione andare in fondo non è neppure uno sforzo. Basta convincersi del fatto che, se individualmente sentiamo la necessità di cogliere tutte le occasioni possibili per migliorare le nostre condizioni di vita, non possiamo non sentire la stessa necessità, quando l’occasione ci viene offerta non individualmente, ma come membri di una comunità. Rinunciare a quanto – grazie alla fondamentale collaborazione del Dr. Daniele Angiolelli – ho potuto rappresentare nelle pagine che seguono, che descrivono solo in minima parte le prospettive e gli scenari che potrebbero aprirsi per il nostro territorio, vuol dire rinunciare ad un futuro migliore. Ed io, come sono certo la stragrande maggioranza dei miei concittadini di Pescara, Montesilvano e Spoltore, non ho nessuna intenzione di rinunciarci. Così come voglio continuare a pensare che Pescara, Montesilvano e Spoltore possano essere solo l’inizio.
*Presidente Comitato promotore fusione dei Comuni di Pescara, Montesilvano, Spoltore