di Lidia Di Blasio*
“È lecito parlare di un certo atomo di carbonio?” Una domanda che oggi risuona con provocazione e lascia immaginare il tono di chi la sta pronunciando, probabilmente un insensibile complottista. No, è Primo Levi a scriverla, nel suo sogno letterario <<Storia di un atomo di Carbonio>>, opera conclusiva de Il Sistema Periodico (1975). Da chimico e non da alchimista influencer, descrive la meraviglia della creazione: “Il carbonio è l’elemento chiave della sostanza vivente, ma la sua promozione e il suo ingresso nel mondo vivo non è agevole […] Se l’organicazione del carbonio non si svolgesse quotidianamente intorno a noi sulla scala dei miliardi di tonnellate alla settimana, dovunque affiori il verde di una foglia le spetterebbe di pieno diritto il nome di miracolo“.
Aveva proprio ragione McLuhan: il Medium è il messaggio. A salvare la storia millenaria di un atomo di carbonio è la stessa opera letteraria perché sarebbe impensabile ascoltare oggi queste parole in un servizio televisivo. La Co2 è un miracolo? Pensate alle parole di Levi in un tweet o in un post su Facebook, rischierebbe di vedere sospeso il proprio account o, nella migliore delle ipotesi, verrebbe preso d’assalto dai follower di Greta. Perchè? Because there is no planet B. E mentre milioni di giovani seguono l’influencer attualmente più famosa al mondo, Greta Thunberg, scienziati di tutto il mondo sono costretti a seguire modelli di studio e prevenzione sui cambiamenti climatici del tutto inadeguati. L’informazione così diventa non vera e confusionaria.
“La nostra casa è in fiamme. Secondo l’Ipcc, mancano meno di dodici anni al momento in cui non avremo più la possibilità di rimediare ai nostri sbagli. Dovranno avvenire cambiamenti senza precedenti in tutti gli aspetti della società, compresa una riduzione di almeno il 50 per cento delle emissioni di CO2”. Non c’è spazio per altre interpretazioni: le parole di Greta mobilitano gli studenti di tutto il mondo in uno sciopero scolastico rivoluzionario e giustificato, quantomeno in Italia, dal Ministro dell’Istruzione. Ma le istituzioni scolastiche non dovrebbero educare alla conoscenza? Il dubbio c’è nella ricerca, riflessione, sviluppo di logiche e ragionamenti. La scuola dovrebbe aprire la mente e gli occhi alla miriadi di variabili che compongono una soluzione.
Si può essere d’accordo o meno sulle azioni da intraprendere per salvaguardare l’ambiente e il pianeta, ma che il clima sta cambiando è un dato di fatto: le notizie sull’aumento della temperatura globale e sullo scioglimento dei ghiacciai affollano i tg, ogni giorno. I comunicati stampa e i rapporti Ipcc (The Intergovernmental panel on climate change) ci aggiornano e ci coinvolgono nel quotidiano con obiettivi che stimolano la consapevolezza anche del meno colto in materia scientifica: “La temperatura globale si stabilizzerà quando le emissioni di anidride carbonica raggiungeranno lo zero netto”. Zero emissioni di Co2 è la nuova sfida che le aziende devono affrontare. I loro spot pubblicitari non parlano più di prodotti, ma creano grandi appeal su tematiche ecologiche e sostenibili. Nessuno slogan enuncia che la Co2 è un inquinante (il messaggio non è esplicitato), ma l’obiettivo di ridurla a zero lascia dedurre che lo sia. Quando le parole provengono da testimonial o da influencer ciò che si deduce, inconsciamente, diventa verità. Dunque se questo è il problema eliminiamola, la Co2.
Anche Al Gore (ex vicepresidente degli Stati Uniti, nonché ambientalista) mise in allerta l’umanità sui cambiamenti climatici e sulle disastrose conseguenze del completo scioglimento del Polo Nord, previste per il 2013 e poi disattese. C’era da aspettarselo.
Già nel 1989 ‘La Repubblica’ annunciava le allarmanti previsioni del Worldwatch Institute: <<Dieci anni per salvare la terra>>. Il conto alla rovescia per il genere umano era iniziato, nel 1989. Ma qualcosa è andato storto: siamo nel 2023 e sono trascorsi trentaquattro anni dalla notizia.
Qual è il problema? “Non esiste alcun modello, e facciamo riferimento a quelli prodotti dall’Ipcc, che dimostri come l’aumento di CO2 in atmosfera porti ad aumenti di temperatura>> sono le parole lampanti del Prof. Alberto Prestininzi, ambasciatore per l’Italia della Dichiarazione Europea sul clima.
Ascolta l’intervista al Prof. Alberto Prestininzi, Roberto Madrigali e Davide Peluzzi.
E se la scienza insegna che un modello per essere validato deve anche essere sperimentabile e riproducibile, il Prof. Nicola Scafetta (professore associato in Oceanografia e fisica dell’atmosfera dell’Università di Napoli Federico II, membro dell’Acrim (Active cavity radiometer irradiance monitor – Nasa) ci dimostra chiaramente l’infondatezza dei modelli IPCC in conferenza sui cambiamenti climatici tenuta all’Università di Teramo:
<<se i modelli IPCC non sono in grado di riprodurre il passato, l’unico dato certo e verificabile, vuol dire che stanno usando meccanismi sbagliati per interpretare i cambiamenti climatici>>.
Nessuna relazione di causa-effetto dunque fra le emissioni di CO2 dovute a fattori antropici e il fenomeno del riscaldamento globale. Ce lo conferma anche Annibale con la sua traversata delle Alpi nella seconda guerra punica (218 a.c.). Nessun ghiacciaio lo ha fermato e nessun intervento umano avrebbe potuto all’epoca modificare il clima. Non ci sorprendiamo se a questi dati aggiungiamo la Piccola era glaciale (Peg) dalla quale stiamo fortunatamente venendo fuori. L’ultimo ciclo glaciale è terminato di recente, nel 1850. La Terra ha subito variazioni per tutto il tempo della sua esistenza, con fasi naturali fredde e calde. Il riscaldamento globale è, quindi, una naturale conseguenza di un ciclo che si ripete da millenni.
Lo sapeva Levi, e lo ha dimostrato il climatologo Craig Idso. La Co2 è alimento per le piante, genera sul clima un impatto fertilizzante. Dovrebbero ricordarla anche gli studenti, la fotosintesi clorofilliana che è alla base della vita sulla terra, la nostra simbiosi con la natura. Le piante utilizzano l’anidride carbonica (CO2) che assorbono dall’aria, l’acqua (H2O) che assorbono dalle radici e la luce che assorbono dal sole per produrre glucosio (il loro nutrimento) e ossigeno (il nostro nutrimento). Vogliamo davvero un pianeta Zero Co2?
*Amministratrice Jmotion comunicazione pubblicitaria