
Il cardiologo pescarese Giovanni Staffilano
Intervista al cardiologo dopo la tragedia della ragazzina affogata: “Non tutti gli stabilimenti hanno personale formato”
La morte di una ragazzina di 13 anni, annegata ieri a Pescara, nelle acque antistanti uno stabilimento balneare del centro città, riaccende il dibattito sulla sicurezza balneare. Nonostante l’intervento dei vigili del fuoco, dell’elicottero e del 118 – le ricerche durate oltre un’ora – la ragazzina è morta. Ne parliamo con il cardiologo Giovanni Staffilano.
Dottore, come valuta l’attuale sistema di sicurezza balneare?
“Questo episodio conferma quanto sia fondamentale un monitoraggio continuo e professionale delle aree di balneazione. L’annegamento è la terza causa di morte tra bambini e giovanissimi. Gli stabilimenti devono garantire servizi di salvataggio adeguati, ma spesso la formazione del personale non è sufficiente.”
Quanto è importante la preparazione alle tecniche di rianimazione?
“La diffusione delle manovre di BLS-D in ambito di salvamento marino è prioritaria. Le tecniche di Basic Life Support and Defibrillation sono cruciali negli ambienti marini dove i tempi di intervento medico possono essere prolungati. Non tutti gli stabilimenti hanno personale adeguatamente formato.”
È sufficiente la dotazione di defibrillatori sulle spiagge?
“Assolutamente no. Diverse regioni prevedono l’obbligo di DAE negli stabilimenti, ma la copertura è insufficiente. Abbiamo oltre 6.200 stabilimenti balneari ma non tutti sono attrezzati. Serve una mappatura completa e accessibile tramite app.”
Quanto conta la rapidità dell’intervento?
“La tempestività è il fattore discriminante. Dopo i primi minuti dall’arresto cardiaco iniziano danni permanenti, oltre i 10 minuti diventano irreversibili. Il 118 difficilmente riesce a intervenire entro questo limite e, quindi, è fondamentale che il personale in loco sappia fare massaggio cardiaco e defibrillazione precoce. Il Decreto 85/2024 ha migliorato la formazione per il brevetto di assistente bagnanti, allineandoci agli standard europei con le bandiere verde-gialla-rossa. È un progresso, ma serve maggiore uniformità nazionale e investimenti seri nella sicurezza balneare. Ogni vita persa rappresenta un fallimento del sistema.”
In conclusione cosa possiamo dire dopo questa tragedia?
“Il dramma di Pescara deve essere un monito: è tempo di potenziare formazione, defibrillatori e controllo delle aree di balneazione”.