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Mattoscio: “Nuova Pescara intercetterà le opportunità che, senza la fusione, sfuggiranno alle tre città separate”

8 Febbraio 2023 da Redazione

Questo è il testo dell’audizione di Nicola Mattoscio, presidente della Fondazione Pescarabruzzo, per la Prima commissione del Consiglio regionale sul tema dello spostamento della fondazione di Nuova Pescara al 2027, come vorrebbe il Progetto di legge a firma di Sospiri, D’Incesso e D’Addazio.

Alcuni equivoci sul progetto di Nuova Pescara hanno provocato non poca confusione nel corso del tempo, non di rado insieme a pretestuose polemiche. Nel momento in cui diventa stringente il confronto sull’ipotesi di un altro rinvio della data di nascita della nuova città, appaiono utili alcune precisazioni per favorire, nella circostanza e in extremis, si spera, una discussione pubblica responsabile che non alimenti altri malitesi e risulti il più possibile costruttiva per il bene comune.

Per brevità, sintetizzo solo per punti alcuni significativi e preliminari elementi. Nuova Pescara non è un progetto volto a realizzare: 1) economie nelle spese totali dei tre comuni originari. È anche questo, ma sarebbe poca cosa rispetto agli sforzi necessari; 2) una realtà più grande per contare di più. Lo è pure, ma non si affida alla forza brutale dei numeri per produrre benefici per i cittadini; 3) una semplificazione della governance dei territori coinvolti. È anche questo, ma ciò non genererebbe di per sé un processo virtuoso di innovazione, crescita e sviluppo socioeconomico e, dunque, un maggior livello di benessere.

Cosa vuole davvero essere Nuova Pescara, che motivi un impegno convinto ed appassionato, nonché giustifichi anche qualche sacrificio? Non c’è una sola risposta, ma le tante plausibili configurano tutte moltiplicati effetti positivi derivanti dalle risorse rese comuni, rispetto a quelli procurati dalla loro attuale disponibilità in capo a ciascuna amministrazione fondatrice. Al tempo stesso, il progetto avrebbe la capacità di creare o intercettare in forma continuativa nuove opportunità che, in assenza dell’unificazione, nessun singolo municipio preesistente potrebbe assicurare. Ne deriva che la fusione di Pescara, Montesilvano e Spoltore non potrebbe mai avere un inizio ed una fine esattamente precisati, ma sarebbe un processo di profonda trasformazione urbanistica, produttiva, dei diritti di cittadinanza e sociali, nonché dell’architettura del welfare comunitario, con inediti compiti strategici affidati alle infrastrutture e ai servizi sanitari, culturali, di formazione, di mobilità, di sicurezza pubblica, di sostenibilità ambientale e della transizione digitale.

In sintesi, Nuova Pescara vuole dare vita ad una complessa piattaforma in primis tecnologica che interagisce anche con le crescenti potenzialità dell’intelligenza artificiale, svolgerà funzioni strategiche innovative nella realtà delle reti materiali e immateriali, sarà protagonista dei nuovi equilibri geoeconomici e politici del Medio adriatico italo-balcanico nel contesto dell’Unione Europea allargata agli Stati della penisola mediterranea più orientale.

I temi declinanti la fusione come profondo processo di trasformazione e il loro inevitabile rinvio alle suggestioni della sintetica visione appena richiamata, insieme necessitano in ogni applicazione di una specifica cabina di regia con funzioni di ispirazione, monitoraggio e di governo, che sia unica per l’intero ambito territoriale di riferimento del progetto. Si tenga conto che, nella realtà attuale, numerosi processi in tal senso già sono in atto, ma come fenomeni spontanei che nella loro anarchica determinazione danno esiti a dir poco inadeguati rispetto alle necessità, aspettative e oggettive potenzialità della totalità delle risorse delle tre originarie comunità di cittadini. Basti pensare alla sicurezza che ora si realizza con livelli di efficienza non come potrebbero essere garantiti con un corpo di polizia unificato, all’accessibilità sperequata e dispersiva ai principali servizi in assenza della condivisione razionale della loro programmazione e gestione, alla mancata valorizzazione ottimale delle effettive vocazioni esistenti soprattutto delle principali infrastrutture strategiche, alle contraddittorie e frammentate politiche di supporto della sostenibilità ambientale e della transizione digitale.

Ecco allora solo alcuni dei risvolti pratici che dovrebbero essere particolarmente incisivi nel dibattito in corso sul differimento ulteriore della nascita della nuova città e sulle sue ipotizzate modalità. Nel frattempo, si sono già persi appuntamenti importanti con le possibilità di finanziamento del PNRR e di altre fonti europee e nazionali. In particolare, non ancora si coltiva l’opportunità di fare di Nuova Pescara un “progetto pilota” di respiro almeno sovraregionale, imitabile o replicabile in altre parti d’Italia e d’Europa. Infatti, al riguardo non si può trascurare la diffusa necessità della rimodulazione delle corrispondenze delle governance istituzionali, provocata dall’emergere di nuove peculiarità in tema di omogeneità territoriali imposte dai fondamentali sempre più caratterizzanti l’economia della conoscenza, nonché dalle conseguenti forme più fluide che danno luogo ad un’innovata definizione delle stesse comunità locali dei cittadini. Queste evoluzioni quasi mai risultano compatibili con gli esistenti, atavici e ingessati confini amministrativi.

Come dovrebbe essere chiaro soprattutto a classi dirigenti consapevoli ed avvedute, questi ultimi fattori sono portatori di problematiche sensibili e persino risolutive sulla corretta interpretazione e realizzazione dei principi più sostanziali che garantiscono modelli adeguati, a noi coevi, di democrazia rappresentativa e organizzati con la vitale partecipazione dal basso.

Ne consegue che da nessuno degli aspetti fin qui discussi discende la necessità tecnica o politica di anteporre l’aggregazione di funzioni in generale o in ambiti particolari prima della formale nascita della nuova città, a dimostrazione della virtuosità del suo processo di realizzazione. Come pure appare poco ragionevole l’idea della subordinazione o dell’avanzamento simmetrico nel tempo degli accorpamenti dei servizi e della formale nascita della nuova città. Se è nel successo del “processo” la virtuosità, perché non assecondarlo facendo nascere preliminarmente e il prima possibile Nuova Pescara?

Consentendolo senza accumulare altro ritardo, si beneficerebbe da subito della piena legittimazione di un nuovo soggetto istituzionale ad operare con coerenza come protagonista negli scenari accennati, rinviando sic et simpliciter alla definizione di specifiche norme transitorie del suo Statuto la disciplina dei tempi e dei modi fisiologici con cui realizzare le unificazioni ed integrazioni ottimali di ogni funzione, come richiesto dal processo di fusione. In tal modo, si avrebbero numerose opportunità che anticiperebbero o accompagnerebbero con notevoli vantaggi i vari step che inevitabilmente scandiranno nel tempo lo stesso processo di fusione.

Nicola Mattoscio (a destra) con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

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