Traffico in autostrada nei pressi di Pescara: una scena quotidiana
C’è un Abruzzo che va, quello delle imprese private. E un Abruzzo sempre più marginale, quello pubblico, la cui dimensione è la conseguenza dell’attività politica. Fin qui, si dirà, tutto come sempre. Occhio, però, perché c’è un’inquietante anomalia da registrare: la strumentalizzazione che la politica fa dei buoni risultati dell’economia generata da attività private presenti sul territorio da vari decenni, in alcuni casi da oltre un secolo. Siamo già in piena campagna elettorale e in Abruzzo ne sentiremo di baggianate perché nel 2024 si voterà per la Regione e i comuni di Pescara e Montesilvano, oltre che per le Europee. Il presidente della giunta regionale Marco Marsilio e i suoi assessori, dal punto di vista mediatico, si sono appropriati dei successi degli imprenditori e, in assenza di un sano e stimolante contraddittorio con giornalisti qualificati e di un’opposizione politica gagliarda, li sbandierano a fini propagandistici. Se qui fossimo in un posto normale, dovrebbero farci sapere, da Palazzo dell’Emiciclo, perché a Pescara c’era un aeroporto e ora c’è un aeromorto, perché siamo solo uno strapuntino per le Ferrovia di Stato e Italo treno sa a malapena dell’esistenza di questa regione. Dovrebbero darci lumi sulla sanità pubblica sgangherata, sui fondi europei che non vediamo neppure con il binocolo, sull’autostrada a due corsie spesso solo teoriche per via di elefantiaci cantieri, sulle incompiute e su tanto altro. Se fossimo un posto normale, ci chiederemmo perché l’Italia che conta si ferma nelle Marche. (emmeci)