Pescara, corso Vittorio Emanuele: un bus invade la corsia riservata alle biciclette. Una scena che si ripete, pericolosamente, giorno dopo giorno
Strade colorate, zone 30, corsie ciclabili, case avanzate, zone scolastiche e strade urbane ciclabili. Tutte novità che dal 2020 sono state salutate positivamente dai ciclisti. L’obiettivo era quello di garantire maggior sicurezza agli utenti deboli, come i ciclisti, rispetto alle auto e alle moto, ma come i pedoni rispetto ai ciclisti. Vale a dire ciclisti che possono circolare in corsie riservate evitando di andare sul marciapiede luogo da sempre vietato a prescindere.
Pedoni che dovrebbero poter passeggiare tranquillamente sul marciapiede, possibilmente non dovendo incorrere in intoppi determinati dalla presenza di tavoli e sedie posti al limite esterno, con clienti e camerieri che attraversano, il tutto in perfetta violazione dell’art. 20 del Codice della strada, che consente l’occupazione in adiacenza al fabbricato per uno spazio non superiore alla metà della larghezza lasciando almeno due metri per il transito dei pedoni .
Ma dimenticavo che l’articolo 20, in troppe città compresa Pescara, non è applicato per un patto non scritto sin troppo evidente.
Sono tante le occupazioni abusive della sede stradale, anche di parcheggi a pagamento e non, da parte di bar e ristoranti con l’assenso del Comune che autorizza in violazione di legge. E non basta. Sì, perché oltre all’autorizzazione abusiva è evidente la non attuazione di quanto previsto dall’art. 3 comma 16 che recita testualmente: “Fatti salvi i provvedimenti dell’autorita’ per motivi di ordine pubblico, nei casi di indebita occupazione di suolo pubblico previsti dall’articolo 633 del codice penale e dall’articolo 20 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e successive modificazioni, il sindaco, per le strade urbane, e il prefetto, per quelle extraurbane o, quando ricorrono motivi di sicurezza pubblica, per ogni luogo, possono ordinare l’immediato ripristino dello stato dei luoghi a spese degli occupanti e, se si tratta di occupazione a fine di commercio, la chiusura dell’esercizio fino al pieno adempimento dell’ordine e del pagamento delle spese o della prestazione di idonea garanzia e, comunque, per un periodo non inferiore a cinque giorni.”
In tal senso una Gara della legalità sarebbe ben accetta e doverosa. Speriamo solo di non dover raccontare un giorno una inerzia concausa di un sinistro perché sarebbe molto triste.
Ma torniamo alle corsie ciclabili delimitate da una striscia bianca discontinua valicabile. E’ una infrastruttura che costa poco, non è prevista una larghezza minima costante, può essere valicata dalle auto nelle strettoie o durante l’attraversamento per accedere alla sosta. Se lo ricordino i ciclisti che le percorrono anche su corso Vittorio Emanuele.
A proposito di corso Vittorio, a prescindere dalla disputa insignificante sulla scelta del colore – de gustibus et coloribus non est disputandum – soprattutto se legittimato dal legislatore, un interrogativo è lecito porre alla Giunta Masci: Corso Vittorio Emanuele e altre strade nelle quali si segnala l’inizio e la fine di una zona 30 sono tutte strade urbane ciclabili individuate con apposita ordinanza?
Immaginiamo di sì e, quindi, ricordiamoci che in corso Vittorio Emanuele, così come nelle altre zone 30 istituite con Ordinanza, la priorità assoluta è per i velocipedi che possono stare anche affiancati. Se lo dovranno ricordare anche i conducenti dei filobus in arrivo o in direzione Strada Parco. Buona fortuna!
Ernesto Grippo