NEL PERIODO NOVEMBRE 2023-SETTEMBRE 2024 C’E’ STATO UN ALLARMANTE CALO DI 35.766 PASSEGGERI CHE METTE A RISCHIO IL FUTURO
di Marco Camplone
Segno meno, segno più. Nel quinquennio 2019-2023, lo scalo pescarese che, si badi bene, si chiama Aeroporto d’Abruzzo, quindi è di interesse regionale e non solo dell’area metropolitana Chieti-Pescara, ha perso 233.618 passeggeri rispetto al quinquennio precedente, o meglio il 2014-2018, ma va tenuto a mente che nel 2020 c’è stato il flagello del Covid. In compenso, nel 2023, anno caratterizzato da un boom turistico nazionale, l’aeroporto che si staglia lungo la Tiburtina è balzato a quota 868.845 viaggiatori. Ci sarebbe da essere più che soddisfatti se non fosse che il 2024 è mortificato dal segno meno. Emblematico il taglio di un volo molto importante da Milano, volo soprattutto business. Se tagli un volo business, vuol dire che il business non c’è, oppure sta calando o, peggio ancora, non viene percepito come importante da chi governa la Regione.
Le negatività del 2024 e le strategie poco brillanti stanno mortificando la ripresa post Covid. Troppi i voli cancellati e pesa tanto quello business da Milano
Sull’aeroporto, da sempre infuria la battaglia politica, anche perché la Saga, la società di gestione, è della Regione al 99,99 per cento. Quindi, è il dardo dalla punta avvelenata che il centrodestra scaglia contro il centrosinistra che, a sua volta, lo rimanda indietro a mo’ di boomerang. La querelle impazza sui media abruzzesi come tante altre: la sanità, le Naiadi, la ferrovia Roma-Pescara, i cervi da abbattere o da salvare, l’acqua che ha smarrito la strada di troppi rubinetti… Tutti argomenti validissimi, tutti argomenti che, nella zuffa politica, generano delusioni nei cittadini direttamente coinvolti e noia nel resto dell’opinione pubblica. Attenzione, però, l’aeroporto è uno dei gangli vitali di un Abruzzo che pare aver dimenticato che solo da pochi decenni si è affrancato da un isolamento ora di nuovo minaccioso. I porti regionali non sono granché come volumi di merci e di passeggeri, la ferrovia è ben lontana dagli standard dell’Italia che conta, l’autostrada nella direttrice nord-sud è un claustrofobico imbuto flagellato da lavori eterni e l’aeroporto non viene pensato per quello che dovrebbe essere: la porta d’ingresso di una grande e dinamica città e di una bella regione tutta (o quasi) da scoprire. Qui rientra, e a pieno titolo, il discorso della Nuova Pescara: procrastinando al 2027 la nascita di una città dal peso specifico di quasi 200mila abitanti – la somma di Pescara, Spoltore e Montesilvano – la classe politica locale, tranne poche eccezioni, ha scelto di non crescere, di non prendere di petto il futuro, di rimandare per salvaguardare modesti interessi di bottega e, cosa ben peggiore, ha detto al mondo intero di non essere capace di dare vita alla Fusione voluta dai cittadini e dalla logica.
L’ultimo assalto dialettico sul tema aeroporto è dell’onorevole del Pd Luciano D’Alfonso, già presidente della Giunta regionale e sindaco di Pescara. “L’aeroporto d’Abruzzo è uno degli otto scali italiani che non fanno sistema con aeroporti più grandi e la cui tenuta – sulla base dei bilanci degli ultimi anni – è a rischio: lo certifica il professor Ugo Arrigo del Cesisp (Centro di ricerca di economia industriale e pubblica) dell’università Bicocca di Milano in un’intervista pubblicata dal Corriere della Sera“, dice D’Alfonso. “D’altra parte, i numeri sono impietosi: nel decennio 2012-2022 l’infrastruttura pescarese ha avuto i bilanci in passivo per 1.100.000 euro e nel periodo novembre 2023-settembre 2024 ha perso 35.766 passeggeri”.
Il duro attacco dell’onorevole Luciano D’Alfonso: Regione inerme, così Pescara sarà beffata da Ancona che ha sempre avuto meno passeggeri
“La chiave del successo”, dice ancora D’Alfonso, “è relazionarsi con gli scali maggiori”. E a supporto del suo pensiero cita Carlo Borgomeo, presidente di Assaeroporti: “Se i piccoli aeroporti italiani non vogliono integrarsi con i grandi, non ce la possono fare: si faranno la guerra e moriranno tutti. A meno che la comunità decida che avere quello scalo è proprio indispensabile, ma allora dovrà prepararsi a pagare l’ira di Dio”.
D’Alfonso, probabile candidato del centrosinistra a sindaco della Nuova Pescara (si voterà, come da Legge, nel 2027?) colpisce duro: “L’interazione con gli scali maggiori non rientra fra le strategie di questa giunta regionale, che continua a farsi maltrattare da Ryanair: quest’anno è stato cancellato improvvisamente il volo per Varsavia, cui si sono aggiunti i forti tagli ai collegamenti con Torino, Barcellona (Girona), Bergamo, Dusseldorf, Malta e Memmingen; inoltre, gli orari di alcune frequenze sono molto più scomodi rispetto a un anno fa. L’unica interazione di cui si abbia notizia è quella prevista nella bozza del Piano Nazionale degli Aeroporti, che vede il Raffaello Sanzio di Ancona come nodo strategico della Rete Centrale (di cui fanno parte anche Pescara e Perugia). Una beffa clamorosa, se consideriamo che lo scalo abruzzese ha sempre fatto registrare un numero maggiore di passeggeri in transito rispetto a quello marchigiano. Ma anche il segnale che, a livello politico, questa Regione conta come il due di coppe. Cosa fa Marsilio per raddrizzare questa situazione? Nulla. Ricordo che grazie alla giunta regionale da me presieduta, nel 2016 furono stanziati 29,4 milioni per le infrastrutture aeroportuali e investiti 12,5 milioni in cinque anni per il rilancio della vocazione turistica dello scalo; misure che nel 2017 hanno permesso di far registrare un aumento di passeggeri del 16,6% rispetto al 2016. E poi l’accordo strategico con Ryanair e la concessione definitiva Enac-aeroporto per la gestione dei servizi di competenza. Ora invece apprendiamo quotidianamente di liti nel centrodestra in Consiglio regionale per la spartizione di poltrone e mancette, ovvero 21 milioni destinati ad enti e associazioni di vario genere che avrebbero fatto molto comodo alla disastrata connettività aerea dell’Abruzzo. Ma le priorità di chi governa la Regione sono queste. Si faccia una seduta di Consiglio regionale appositamente dedicata a questo tema. I cittadini e le imprese non possono rinunciare alle connessioni del cielo”.
La crisi dello scalo, i porti e le stazioni ferroviarie con poco traffico, l’imbuto perenne sull’autostrada nella direttrice nord-sud e il rinvio della Nuova Pescara al 2027 rendono meno competitiva l’intera regione