Se potessimo trasformare in voti quanto annunciato durante la campagna elettorale e quanto ribadito dopo il verdetto delle urne, a Pescara il vero vincitore, con il 100% delle preferenze, è Nuova Pescara. I quattro candidati sindaco della città più popolosa d’Abruzzo sono, e da sempre, a favore della Fusione di Pescara, Spoltore, Montesilvano, sancita dal referendum del 2014, ma non ancora concretizzata perché la Legge istitutiva del 2018 è stata ripetutamente elusa e poi, con un’altra Legge, è stata stabilita la data del primo gennaio 2027.
Carlo Masci, sindaco rieletto sul filo di lana al primo turno (50,95%), Carlo Costantini (34,24%), Domenico Pettinari (13,08%) e Gianluca Fusilli (1,73%) condividono il pensiero politico di creare un solo Comune. Tutto bene, allora? Possiamo fidarci? Se va tutto bene lo scopriremo strada facendo. In quanto alla fiducia, direi che possiamo soprassedere. Sia chiaro, le remore non riguardano il candidato che ha vinto le elezioni né i tre che dovranno fare opposizione, ma l’untuoso esercito dei questuanti che si annida nei partiti come nelle liste civiche. Prima ancora dell’apertura delle urne, in alcuni ambienti della destra e del centrodestra pescarese e montesilvanese già si parlava di uno spostamento della fusione al 2028, vaticinata anche dalla sinistra spoltorese.
A lume di naso, non mi sembra che nella Legge di Sospiri, rispetto alla precedente firmata D’Alfonso, sia contemplato lo spostamento. Dovremmo rileggerla con attenzione, ma sarebbe un esercizio inutile perché l’Abruzzo è quel posto dove non sono i politici a chiedere agli elettori di rispettare le leggi ma, inutilmente, il contrario. Significa che, semmai nella Legge non fosse previsto lo spostamento, si potrà sempre fare un’altra Legge. E magari anche una Legge che abroghi Nuova Pescara, che così diventerà come Atlantide: la città di cui tutti parlano ma che nessuno ha mai visto. (emmeci)