
Tutta colpa degli inglesi e della loro stramaledetta abitudine di scrivere in inglese. Lingua, lo diciamo semmai qualcuno non lo sapesse, un filino diversa dal dialetto pescarese e, pare, anche dall’italiano. Giusto un filino. Da un paio di giorni, il popolo sghignazza per un manifesto del Comune lungo via Ferrari, zona Stazione Centrale. C’è scritto “Welcom to Pescara”. Tutto è nato dal fatto che Carlo Masci, il ‘sindaco che ama Pescara’, così diceva un suo santino elettorale, ha fatto un brifing (1) per chiedere al suo uonder tim (2) di rendere più internazionale la città. I sottoposti del Masci sono andati su uichipidia (3) e hanno tradotto la parola internazionale in inglese. Risultato: international. Si legge precisamente come si scrive tranne la prima a che diventa e e la t che scivola in sc, ma queste cose le sanno tutti.
A quel punto, il più furbo della compagnia, quello che ci capisce e sa cogliere l’attimo, ha scritto sul gruppo di uozzap (4) la linea guida della traduzione dall’inglese, spiegando ai colleghi meno colti i principi elementari della pronuncia. I suoi sottoposti, riconoscendo senza indugi cotanto spessore culturale, hanno applicato pedissequamente la direttiva, convenendo sull’inutilità della e finale. Il risultato? “Welcom to Pescara”.
Pare che Masci non l’abbia presa bene e si sia mosso ammidiatli (5) per ottenere il fail (6) della traduzione. Preso atto della situazione, valutati i pro e i contro, al termine del brainstaming (7) nella sala consiliare, è stato deciso di non apportare correzioni al manifesto. L’errore, semmai, era stato commesso prima e welcom era da derubricare a un semplice, per quanto poco gradevole, di cui. In conclusione, è stata messa una pietra tombale sul fattaccio cambiando lo slogan sui santini. Da oggi, Carlo Masci non è più il ‘sindaco che ama Pescara‘, ma il ‘sindaco che love Pescara’. (libero d.f.o.)

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