Il 2022, in tema di lavoro, verrà ricordato come l’anno delle dimissioni. Di spiegazioni ce ne sono tante. Una su tutte, da verificare nel tempo: tantissime persone hanno dato priorità alla qualità del lavoro e dell’ambiente di lavoro più che al lavoro in sé. La nota trimestrale del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, ha evidenziato che le dimissioni registrate nel 2022 sono state all’incirca 2 milioni e 200mila, con un aumento del 13,8% rispetto all’anno precedente. Nei primi tre trimestri, le dimissioni volontarie avevano raggiunto la ragguardevole cifra di 1 milione e 663mila, con un eloquente +22% rispetto al corrispondente periodo del 2021.
Il dato dell’ultimo trimestre dello scorso anno ha registrato 528.755 dimissioni, con un calo del 6,1% rispetto all’ultimo trimestre del 2021 ma, e su questo bisogna riflettere, è un dato superiore a quelli riscontrati nei trimestri precedenti alla pandemia e alla crisi che ne è derivata.
Capitolo licenziamenti. Nel quarto trimestre, sono stati annotati 3 milioni e 617mila cessazioni di contratti di lavoro, con un incremento del 3,3% rispetto allo stesso trimestre del 2021. Come per le dimissioni, però, il trend di crescita si è interrotto: negli ultimi tre mesi dell’anno, i licenziamenti sono stati 193.081, in calo del 2,3%.

