Studio per Cna Abruzzo, su dati Istat e Coeweb, realizzato da Aldo Ronci
L’export dell’industria abruzzese chiude male il 2024 e non vede la luce nel 2025 appena iniziato. La crisi dell’automotive, pilastro fondamentale dell’export regionale, viaggia soprattutto sulle cifre: nei primi nove mesi del 2024, analizza uno studio realizzato per la Cna Abruzzo su dati Istat e Coeweb da Aldo Ronci, ha segnato una caduta di 478 milioni di euro rispetto all’anno precedente, disegnando una parabola che nell’arco di cinque anni, dal 2019 ad oggi, ha perso per strada – è davvero il caso di dirlo – qualcosa come un miliardo e 73 milioni di euro. Numeri assoluti che tradotti in percentuali dicono come l’Abruzzo segni complessivamente un “-16,8%”, contro una media nazionale dello stesso settore che si ferma a “-9,2%”.
In cinque anni persi per strada un miliardo e 73 milioni di euro
La performance negativa del tradizionale comparto leader delle esportazioni abruzzesi, mentre le istituzioni a tutti i livelli si interrogano sulle misure da adottare per frenarne la caduta insieme alle aziende interessate, si riflette negativamente – come è prevedibile – sull’insieme del nostro sistema di esportazioni. Sistema che registra un decremento di 221 milioni, corrispondente a ‐2,9%, a fronte di una decrescita nazionale più contenuta (-0,7%): «Un risultato di gran lunga peggiore di quello del primo semestre 2024″, illustra l’autore dello studio, “che fa retrocedere l’Abruzzo al 14esimo posto della graduatoria nazionale, nonostante l’ottima performance realizzata da comparto farmaceutico localizzato fondamentalmente nell’Aquilano, che è salito di 225 milioni, con una variazione del 23,9% a fronte di una media nazionale del 5,8%».
Farmaceutico, tessile e abbigliamento, prodotti metallici e alimentari sostengono il sistema export dell’industria abruzzese
In complesso, a sostenere sui mercati internazionali le nostre produzioni – oltre al farmaceutico – provvedono tessile e abbigliamento (+13,7%), prodotti metallici (+7,6%) ed alimentari (+10,5%), ovvero settori che riflettono in larghissima misura il lavoro di imprese abruzzesi. Soprattutto dagli alimentari arriva una significativa e interessante iniezione positiva, favorita dai risultati conseguiti da pasta, olio e vino: settori che piazzano l’Abruzzo, tra le regioni d’Italia, alle primissime piazze nelle rispettive classifiche, con l’olio addirittura al primo posto, vino al terzo e pasta al quarto.
L’Aquila e Pescara reggono, male Teramo e per Chieti è profondo rosso
Quanto alle quattro province abruzzesi, ovviamente, le cifre complessive riflettono l’andamento dei rispettivi settori-portanti: così L’Aquila, grazie al farmaceutico, realizza il più alto incremento con 251 milioni, contro i 58 di Pescara; mentre con il segno negativo figurano Teramo (-191 milioni) ma soprattutto il Chietino provato dalla crisi dell’automotive (-339).
«Il mondo delle piccole e micro imprese guarda con grande preoccupazione la crisi dell’automotive, che rappresenta per il vastissimo indotto che vi ruota intorno una ragione stessa di sopravvivenza, motivo per cui partecipiamo attivamente a tutti i tavoli istituzionali dedicati al settore» dice il direttore regionale di Cna Abruzzo Silvio Calice, che aggiunge: «E’ invece da giudicare di grandissimo interesse il risultato positivo conseguito da settori che in gran parte, o in tutto, sono legati a marchi abruzzesi, come tessile-abbigliamento e alimentari: questo deve però spingere, soprattutto la Regione, a mettere in campo misure di promozione e sostegno sui mercati internazionali, onde rafforzare la loro capacità competitiva».