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L’Italia dei favori, otto storie di pessima politica nel nuovo libro di Stefano Tamburini

21 Novembre 2025 da Redazione

Prefazione di Giustino Parisse

L’Italia dei favori è il nuovo libro di Stefano Tamburini, giornalista e scrittore ben noto anche in Abruzzo. Otto storie esemplari di politica lontana dagli interessi dei cittadini. La prima ambientata in Abruzzo, quasi 35 anni, fa all’epoca del primo arresto di un’intera giunta regionale in piena epoca di Mani Pulite. Era il 1992, prima tappa di un cammino che rivela molte analogie fra vicende all’apparenza lontane fra loro, non solo nel tempo e sul piano geografico. Tutto questo nel libro L’Italia dei Favori, con il titolo che di per sé aiuta ad attirare l’attenzione insieme con una copertina accattivante. Ma è all’interno che si apre uno scenario devastante fatto di favori ai potenti, diritti
spacciati per favori, risarcimenti di devastazioni ambientali solo paventati ma sempre come se
fossero concessioni; opere pubbliche promesse e mai realizzate facendo cortesie a chi ha
interesse che quelle opere non ci siano. Sistemi di Potere che si basano sull’elargizione di favori in cambio di voti e sulla più o meno velata negazione dei diritti a chi di quel Sistema non fa parte.

Il libro di Tamburini ripercorre gli ultimi decenni di un Paese che vede sempre di più privilegiare gli Interessi Particolari a danno di quelli Generali. Così i diritti contrabbandati per concessioni provocano in maniera sistematica un crollo dell’affluenza alle urne, una progressione devastante nella partecipazione che subisce picchi al ribasso in coincidenza con gli episodi più gravi. E anche il prosperare di questi Sistemi di Potere che lavorano alla perpetuazione del Potere, elargendo favori. E non solo quelli.

L’autore del libro è Stefano Tamburini, giornalista e scrittore, già direttore di Corriere Romagna, Agl
(l’agenzia dell’allora Gruppo Espresso che curava il notiziario nazionale per 18 quotidiani locali), la
Città di Salerno e Il Tirreno. Negli anni Novanta ha lavorato anche in Abruzzo, prima come
responsabile della redazione aquilana del quotidiano Il Centro e successivamente come
capocronista a Pescara e come caporedattore dello stesso giornale. Quelle del libro L’Italia dei
favori (Edizioni Il Foglio Letterario)
sono storie che Tamburini ha potuto vivere direttamente –
durante il suo viaggio professionale nei quotidiani locali di mezza Italia – e che rivelano le sciagure
provocate dai partiti e dai loro appetiti di potere per il potere. Storie dove il cittadino è vittima, e
poco importa se i comportamenti dei politici siano stati o meno esaminati dalla magistratura e
giudicati anche non illegali. Perché l’ottica con cui viene osservato il progressivo degrado della
qualità della politica non è quella del codice penale o civile. E non si ferma neppure al lato più
genuino dell’etica. Quello che potrebbe sembrare un duro attacco alla politica in realtà è un atto
d’amore per la democrazia e della sua essenza più genuina, quella del rispetto della rappresentanza e, soprattutto, dei cittadini rappresentati.
La prefazione del libro è stata curata da Giustino Parisse, giornalista aquilano che ha condiviso
con Tamburini una parte del percorso professionale. La conclusione di Parisse coglie l’essenza del libro: “Un mix di storie scritte con il ritmo del romanzo-verità, dell’inchiesta e dell’analisi saggistica ci ricorda che la storia non si fa solo con le sentenze e, se vogliamo, nemmeno coi soli articoli di giornale. Quello che è certo è che la politica degli anni Novanta era asfissiante per il povero cittadino. Clientele, raccomandazioni, favori, tangenti più o meno mascherate, erano la spina dorsale dell’amministrazione della cosa pubblica al di là delle vicende dei singoli personaggi. Era un sistema malato. E – come si potrà desumere dalla lettura delle storie di epoche meno lontane nel tempo di quella abruzzese – ha solo mutato le modalità operative ma non è molto diverso da allora. Negare questo è come negare l’evidenza. E, soprattutto, oggi qualcosa di sostanziale è veramente cambiato nel modo di gestire la Cosa pubblica? Temo di no”.

Giornalisti e scrittori A sinistra Stefano Tamburini e, al suo fianco, Giustino Parisse

Il viaggio comincia con il primo arresto di un’intera giunta regionale in Abruzzo. “…il 29 settembre del 1992, all’Aquila, capoluogo dell’Abruzzo, in quella che poi sarà definita la notte di San Michele, il santo del calendario di quel giorno, emerge in tutta la sua spietatezza l’ampia diffusione di un metodo, di un Sistema quantomeno clientelare: quella notte finisce per la prima volta in carcere un’intera giunta regionale con il suo presidente. Anche se nel caso specifico non saranno trovate tracce di tangenti, questa e altre inchieste aperte nei giorni e nelle settimane successive faranno emergere la distorsione di un Sistema che si fonda sul principio di distribuire soldi con logiche ben diverse da quelle definite dalle leggi. Poi, sulla base dello stesso modo di fare da Stato dei favori, in qualche modo si sarebbe sistemato tutto. Questa è la storia delle giornate che cambieranno per sempre la percezione del rapporto cittadino- Istituzioni. All’Aquila, in Abruzzo, e non solo”.

La narrazione prosegue passando per la Romagna (una grande speculazione immobiliare
mascherata dietro la ristrutturazione di uno stadio) e per la Campania con la descrizione di una
stagione particolare del Sistema intorno a Vincenzo De Luca, prima sindaco di Salerno, poi presidente della Regione, nel frattempo molto altro ancora. Salerno è il luogo simbolo della
clientela elevata a regola principe, dove essere contro non solo non è facile ma soprattutto non
conviene. Molte delle tappe del libro sono ambientate in Toscana ma, come le altre, sono semplicemente esemplari di comportamenti simili a quelli di altre latitudini.

La prima è quella dedicata a una delle (ex) capitali della siderurgia, Piombino, luogo di nascita e di formazione dell’autore, dove la prigionia del passato si trasforma in sudditanza verso interlocutori lontani ai quali chiedere continuamente “per favore” l’elargizione di concessioni che invece sarebbero diritti da pretendere: infrastrutture moderne, risanamento ecologico e risarcimento per i saccheggi ambientali. Allo scempio ambientale e al degrado economico si aggiunge poi il colossale imbroglio di un rigassificatore pericolosissimo e inutile, se non agli interessi speculativi dei broker, in un piccolo porto e grazie a una legge speciale che serve a eludere quelle ordinarie. E, soprattutto, a creare un precedente utile per replicare l’imbroglio anche per altre situazioni simili.
Poi c’è la novella triste dell’autostrada Tirrenica, il tratto fantasma da Rosignano a Tarquinia,
promessa da sempre e che non si farà mai con un intreccio di responsabilità gravi a ogni livello e
in tutti gli schieramenti politici.

La narrazione prosegue con le vicende di un piccolo comune turistico, San Vincenzo, in provincia di Livorno, esempio tipico dove lo sfruttamento della bellezza del luogo a un certo punto sfocia nel disastro più totale sul piano urbanistico e nella sudditanza di chi su questa ricchezza prospera e tende a eludere le regole di base. Creando un rovesciamento della prospettiva, fino a quando l’arresto di un sindaco accusato di corruzione apre lo spiraglio a un cambio di strategia avversato dal tentativo di rivincita del partito delle scorciatoie.

Uno dei blocchi più corposi del libro è dedicato a un intreccio indiretto tra infiltrazioni malavitose
della grande criminalità organizzata nello smaltimento illegale dei fanghi di conceria con la palese
incapacità della politica di ostacolarle. Protesa come è a inchinarsi a ogni tipo di Potere di quelli
che hanno soldi per fare altri soldi sulle bollette dei cittadini, con la creazione di una multiutility dei
servizi con tanto di quotazione in Borsa. E con la conseguente necessità di costruire impianti molto inquinanti e pericolosi per lo smaltimento dei rifiuti spacciati però come green.

Il libro si chiude con un’appendice dedicata al Potere delle federazioni sportive, da decenni ostaggio dei soliti personaggi, con incursioni e porte girevoli con la politica. E anche qui c’è
l’Abruzzo, con Mario Pescante, Sabatino Aracu e Gabriele Gravina. Ma ci sono soprattutto
immancabili forme di nepotismo e amichettismo che si intrecciano con conflitti di interessi
devastanti. E con un’età media di questi dirigenti che è molto oltre quella dei loro colleghi degli altri grandi Paesi, con una presenza femminile risibile e uno spazio per il dissenso molto vicino allo
zero. Qui L’Italia dei favori diventa laboratorio per metodi di creazione del consenso praticamente
perfetti per chi il potere lo vuol far diventare come un matrimonio vecchio stampo, quello con la
formula “finché morte non vi separi”.

L’Italia dei favori è un viaggio nella memoria di percezioni fuorvianti e di attacchi al cuore della partecipazione. E anche di tradimenti dell’essenza delicata della democrazia e dei suoi valori, premendo sull’acceleratore di scandali non necessariamente giudiziari. È una raccolta di fatti che seminano illusioni di convenienza su una conduzione perversa della Cosa Pubblica, specialmente in quella più a contatto con il cittadino. È un collage di abbagli spacciati per specchiate verità, di territori devastati e traditi, di affari per pochi e lacrime e sangue per tanti.
Messa tutta insieme, è la storia dell’Italia dei Favori, uno Stato nello Stato che prospera grazie a
un’evoluzione dello scambio dell’opportunismo, dello stare dalla parte di chi comanda perché
conviene o, alla peggio, “perché non si sa mai”. È la storia delle devastazioni di territori sulla base
di grandi affari per circoli esclusivi e briciole distribuite al popolo per quel tanto che basta a farlo
restare silente o, quantomeno, abbracciato alla rassegnazione.

L’Italia dei favori (Storie di Sistemi di Potere nel Paese degli Interessi Particolari – I diritti spacciati
per concessioni e i cittadini in fuga dalle urne), di Stefano Tamburini, prefazione di Giustino
Parisse
, 412 pagine, versione cartacea 16 euro (acquistabile on line o prenotabile in qualsiasi
libreria), versione ebook 4,99 euro.

La scheda dell’autore Stefano Tamburini nasce a Piombino (Li) il 25 febbraio 1961 da padre piombinese e madre elbana. Divoratore di libri e di strade dove consumare scarpe da marciatore, coltiva anche la passione per il giornalismo muovendo già a fine liceo i primi passi nella professione nella redazione piombinese del quotidiano Il Tirreno. Comincia poi un lungo viaggio nei giornali di mezza Italia. Di alcuni diventa direttore: Corriere Romagna, Agenzia Agl, la Città di Salerno e Il Tirreno. Fra una direzione di testata e l’altra, c’è anche l’incarico di coordinare supplementi e inserti per i giornali del Gruppo, in particolare quelli legati ai grandi eventi sportivi (Olimpiadi, Europei e Mondiali di calcio) e alle tematiche dell’innovazione tecnologica. Fra le tante collaborazioni, quelle con il settimanale Autosprint e con il quotidiano abruzzese Il Centro, per realizzare una serie di ritratti di Ribelli dello sport, che poi hanno contribuito a far nascere  il suo primo libro Il prezzo da pagare, pubblicato nel 2022, con lo sport scenario di lotta a favore dei diritti umani e civili. Il libro è stato semifinalista al premio Bancarella Sport 2023 e insignito del premio Books for peace 2023. Nel mese di novembre 2023 è uscito il secondo libro di Tamburini, dal titolo Beati, dannati e sogni truccati. L’opera rivela la commistione perversa tra la poesia delle grandi imprese sportive e i grandi affari non sempre puliti che si nascondono all’ombra della passione popolare. Nell’aprile del 2024 il romanzo-verità L’uomo e il mare, storia di un sub ucciso da uno squalo e dei tentativi falliti di ucciderlo ancora.

Archiviato in:Cultura e Arte Contrassegnato con: Edizioni Il foglio letterario, Giustino Parisse, L'Italia dei favori, Stefano Tamburini

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