Secondo dei tre appuntamenti con il tema del conflitto, parte imprescindibile della storia e della nostra vita. Il romanziere Raffaele Morelli ci porta alla scoperta delle tante sfaccettature del conflitto. Morelli, specialista in medicina legale con alle spalle una lunga esperienza psicologica, teorica e pratica, è in libreria con il romanzo Voglio tornare al topless bar (All Around editore, €15). L’intervento dello scrittore sul tema del conflitto è riportato tra gli asterischi. In coda, ci sono i link degli altri due temi sin qui sviluppati, la frustrazione e la felicità, e la prima puntata del conflitto.
***Viene definito anche conflitto infrapsichico. Si verifica tra le persone. Accade quando la soddisfazione di un desiderio o il conseguimento di un obiettivo da parte di un soggetto entra in competizione con i desideri o gli obiettivi di un altro soggetto. Potrei citare una infinità di circostanze nelle quali, ogni giorno, per le più svariate cause, ci si trova coinvolti in conflitti con gli altri. Quando parliamo di conflitto in realtà parliamo di una notevole varietà di circostanze diverse. Le discussioni pacate tra due persone che pensano in modo differente rientrano nei conflitti. Non dobbiamo pensare che solo quando si arriva ad alzare le mani ci si trova in una condizione di conflitto. Una volta chiarito questo punto possiamo affermare che nella quasi totalità dei casi i conflitti vengono gestiti in modo tranquillo dai contendenti e quasi sempre si chiudono in modo ragionevole: l’uno o l’altro accettano la sconfitta o abbandonano il terreno di scontro non riuscendo ad imporre il proprio punto di vista. Pensate alle dispute teoriche in ambito sportivo, politico, condominiale o in qualsivoglia altra situazione in cui idee diverse cozzano tra loro e non trovano una composizione bonaria tra persone ben educate. Alla fine, accade che non essendoci la possibilità di chiudere la disputa in modo costruttivo e non volendo nessuno riconoscere torti e ragioni si finisce per rinunciare alla discussione restando abbarbicati alla propria opinione. Questo meccanismo di difesa viene messo in pratica da parte dei contendenti quando ambedue realizzano che continuare mette a rischio il rapporto interpersonale. Di fronte alla necessità di scegliere come comportarsi, se quel rapporto ci interessa più della vittoria nella disputa, quale essa sia, finiamo per abbandonare il campo accettando un compromesso. Ma c’è una relativamente piccola percentuale di conflitti che, coinvolgono persone poco ragionevoli o non in grado di sviluppare un pensiero congruo, nei quali si produce il decadimento del relazione interpersonale o, peggio, avendo un livello intellettivo o culturale non adeguato al confronto, non volendo a nessun costo lasciare campo libero al contendente, si sviluppa una reazione che, dalle parole diviene fisica. In questo caso dalla discussione anche accesa ma educata si passa agli insulti e se non basta alle mani. L’elemento debole in questo tipo di situazioni è ovviamente quello che per primo pensa di risolvere tutto con la violenza. L’altro, se è capace di introspezione, nel momento in cui si accorge della parata che sta prendendo la situazione e del rischio che sta correndo, lascia il campo fingendo una resa. Se, invece, non ha ben chiare le prospettive o valuta in maniera sbagliata la forza di cui dispone rispetto all’avversario, si trova impegolato in una situazione che può diventare spiacevole se non pericolosa.
Un altro campo in cui è molto interessante verificare come vengono gestiti i conflitti che, badiamo, sono inevitabili e riempiono la vita di ciascuno di noi, è quello dei rapporti affettivi tra le persone. Nel rapporto affettivo, che i due partner se ne accorgano o meno, inizia una competizione o, meglio, un conflitto, su chi deve essere il leader. Se i due individui che iniziano la relazione riescono a trovare dei punti di incontro e di contatto, si lasciano reciprocamente spazi di leadership che rendono abbastanza equo il legame che li unisce. Queste sono le coppie destinate a durare. Quando questo passaggio non è disponibile per i contendenti inconsci, perché uno dei due non riesce a rinunciare a nulla e l’altro non è capace di prendersi gli spazi che gli competono, il conflitto irrisolto si frappone e, prima o dopo rovina la relazione. In questo caso il rapporto si interrompe e i due soggetti cercano altrove la soluzione al proprio vuoto affettivo. Capita però anche che uno o nessuno dei due riesca a liberarsi dell’altro nonostante la difficoltà che trova in quel rapporto. In questo caso la relazione si trascina all’infinito trasformandosi in una sofferenza che i partner si infliggono reciprocamente. Il leader detesta l’altro perché sente che la sua leadership è subìta e non condivisa. La vittima detesta il partner che si arroga una prevalenza che non riesce a riconoscergli e, d’altra parte soffre la propria incapacità di ritagliarsi uno spazio di comando che lo farebbe sentire più adeguato a quella relazione. Mi sembra evidente che un rapporto affettivo che si riduce in queste condizioni si è trasformato in una relazione tossica. In questi casi, che sono piuttosto frequenti, si assiste alla sopravvivenza sfinita di una relazione con i due partners che non si amano più, quando non si detestano, e la relazione che si trascina stanca verso un domani sempre meno soddisfacente. In alcuni casi questo tipo di relazione si salda su tensioni opposte e insormontabili nelle quali il punto di equilibrio sta proprio nella reciproca dipendenza che i due soggetti soffrono. Il leader ha bisogno di quella che considera la pochezza del partner per confermarsi di essere il capo. Il partner ha bisogno dell’arroganza del leader per confermarsi di essere una vittima e mettere in pratica tutti i rituali di autocommiserazione. Questi sono esempi elementari di conflitti che hanno il solo scopo di chiarire il senso e il peso che ci portiamo dietro dal momento stesso in cui veniamo al mondo. Chiunque potrebbe aggiungere una miriade di altre possibili circostanze in cui i rapporti si fondano proprio sul conflitto. Questa considerazione ci spinge verso la terza parte della digressione.*** (2-continua)
Il conflitto 1 https://lanuovapescara.com/cultura-e-arte/ce-il-senso-del-mondo-nel-sviluppo-quotidiano-dei-conflitti/