Raffaele Morelli, medico e romanziere
Terzo e ultimo appuntamento con il tema del conflitto, delle sue sfaccettature e di come determina la nostra vita. Il medico e romanziere Raffaele Morelli, che ci accompagna alla scoperta di questo delicato argomento, è in libreria con il romanzo Voglio tornare al topless bar (All Around editore, €15). L’intervento dello scrittore sul tema del conflitto è riportato tra gli asterischi. In coda, ci sono i link degli altri due argomenti sin qui sviluppati, la frustrazione e la felicità, e le due puntate del conflitto.
***Mi sembra abbastanza evidente, da ciò che ho scritto fin qui, che il conflitto intrapsichico è la base su cui vengono costruite le relazioni in ambito sociale. Dunque, nulla può mai cambiare se le persone non sono in grado di riconoscere il punto di partenza da cui scaturisce la scelta di mettere in atto determinati comportamenti piuttosto che altri. Ma andiamo con ordine. Il conflitto intrapersonale riguarda i desideri o obiettivi contrastanti che si frappongono tra il soggetto e la soluzione dei propri problemi. Il soggetto è normalmente consapevole di questo tipo di conflitti.
Per un esempio scomoderò un famoso aforisma: l’asino di Buridano, trovandosi davanti al muso due sacchi di biada tanto profumati quanto copiosi, non riuscendo a scegliere da quale iniziare il pasto, finì per morire di fame. Ovvero essendo entrato in un conflitto del quale non era riuscito a trovare la soluzione ed avendo, quindi, sviluppato una nevrosi, il famoso asino ci ha rimesso le penne.
Ma vediamo quale definizione dà la psicologia del Conflitto Intrapersonale. Il conflitto intrapsichico riguarda i desideri o mete contrastanti di cui il soggetto è normalmente consapevole. Il conflitto intrapsichico si divide in due differenti possibilità: il conflitto intrapsichico conscio e il conflitto intrapsichico inconscio. Nel primo caso sappiamo in genere quali sono i problemi che dobbiamo affrontare e l’unico problema che abbiamo è quello di trovare una soluzione. Il che non semplifica la situazione ma ci consente di pensare e di provare a decidere se vogliamo o non vogliamo operare una scelta. Nel secondo caso la situazione è molto più complessa e la soluzione del conflitto inconscio potrebbe non venire fuori mai, nonostante i tentativi di evidenziarla, perché combattere con il proprio inconscio è molto difficile. Faccio un esempio per la prima ipotesi: ho visto un’automobile che mi piace molto ma non ho i soldi per acquistarla. In una condizione normale sarei costretto a rinunciare all’acquisto. Cosa succede però se la situazione non è normale ed io devo combattere con conflitti profondi dei quali non riesco a percepire la dimensione? Quanto in una scelta apparentemente semplice i miei conflitti inconsci operano e condizionano quella che sarà la decisione finale? Faccio due semplici esempi: in un caso l’individuo che vorrebbe acquistare una macchina che non può pagare decide di migliorare la propria posizione economica, cerca un lavoro migliore e, se lo trova acquista l’auto, se non lo trova non acquista l’auto. In un secondo caso l’individuo vuole la macchina ma, per ragioni profonde determinate dall’educazione che ha ricevuto, dall’ambiente in cui è cresciuto, dalle circostanze che hanno caratterizzato la sua
esistenza, pur non avendo il denaro per acquistarla non riesce a rinunciare a portare a termine il proposito di averla, si arma e effettua una rapina per procurarsela. Nel primo caso, l’individuo è riuscito a comporre il conflitto conscio grazie alla maturità del proprio inconscio che ha sviluppato la capacità di gestire le frustrazioni. Nel secondo accade l’esatto contrario.
Ho già scritto nel primo articolo che una delle variabili più importanti nella vita di ciascuno di noi è la capacità di gestire le frustrazioni. Lo confermo al termine di questo excursus, spero semplice e facilmente comprensibile per tutti, perché da questa capacità discendono scelte fondamentali che possono condizionare nel bene e nel male la nostra esistenza. Gestire la frustrazione significa avere nei lobi frontali, cioè nella parte razionale della nostra esistenza la capacità di fermare le pulsioni che derivano dall’ipotalamo, una parte del cervello posta nel centro, che produce il pensiero emotivo o
irrazionale. Quando i lobi frontali non riescono ad avere la meglio sulle pulsioni spesso accade l’irreparabile. A chi affidare la responsabilità del funzionamento dei lobi frontali in modo congruo? All’educazione familiare ovviamente. Per concludere vorrei sottolineare che nella quasi totalità delle circostanze nelle quali ci troviamo a dover gestire un conflitto, sia con altri individui, sia con noi stessi, quello che dovremmo sempre chiederci prima di agire è: perché faccio questa scelta e non un’altra? Perché? Detto così sembra un’ovvietà. Garantisco che è la cosa più difficile per tutti gli esseri umani. Trovare la motivazione che spesso ci spinge a commettere degli errori, a volte inemendabili è il problema la cui soluzione spesso è solo nelle mani del caso o, per meglio dire, della nostra limitatezza umana.*** (3-fine)
Il conflitto 1 https://lanuovapescara.com/cultura-e-arte/ce-il-senso-del-mondo-nel-sviluppo-quotidiano-dei-conflitti/
Il conflitto 2 https://lanuovapescara.com/cultura-e-arte/il-conflitto-tra-partner-e-il-rischio-di-un-rapporto-tossico/