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Glauco e Scilla: l’amore e il dramma. Sul palco dell’Aurum la magica interpretazione degli attori dello Smo dell’opera di Morselli

8 Settembre 2024 da Redazione

Glauco sul palcoscenico dell’Aurum e, prima ancora, nella fotografia della bruchure. L’immagine è un variopinto crogiuolo di corpi, quegli degli attori dello Smo (Spazi mentali occupati), con al centro Giampiero Mancini (Glauco adulto) e Gianmarco Camplone (Glauco giovane), ma né l’uno né l’altro dominano l’insieme, in realtà un’armonia anticipatrice della coralità dello spettacolo andato in scena sabato, in notturna, nell’iconica ex fabbrica pescarese di liquori. Un atto unico inserito nel cartellone del Festival Dannunziano, magistrale riadattamento di Mancini, che è anche regista, dell’opera di E.L. Morselli.

Da sinistra: Giampiero Mancini e Gianmarco Camplone

“Una secca scogliera bianca…” cantano in coro i 41 attori, con il ghigno delle sirene Dafne (Gaia Stella), Galatea (Giorgia Chiarito), Clio (Valentina Di Giandomenico), Melite (Vanessa Perna), Agade (Chiara Canonico), Isea (Linda Polverari) e Merope (Laura Colangelo), introducendo il dramma di un povero pescatore siciliano, Glauco, tormentato dall’amore per la bella Scilla (Michela Pietropaoli) e dall’irresistibile desiderio di farsi ricco, re e dio. Scilla è la leggiadra figlia dell’irascibile Forchis (Demetrio Cavicchia), per nulla intenzionato a concederla in sposa né, tantomeno, a dare le lane che permetterebbero al misero quanto ambizioso marinaio di andare a cercare fortuna nella florida e leggendaria Africa. Scilla, con un gesto di amore estremo, consegna a Glauco e ai suoi compagni di avventura, gli indomiti Elettro (Francesco Mazzocchetti-Terenzio Ciafardo), Echino (Riccardo Di Sante-Fabrizio Trubiano), Argo (Lorenzo Durante-Giuseppe Celeste) e Foco (Francesco Villani-Dario Scariti), le chiavi del capanno dove è custodita la preziosa merce. Da quel furto comincia l’avventura dei marinai e l’emarginazione di Scilla, dannata da Forchis per via del suo gesto: “Non tornare viva”.

Mancini stratosferico: è Glauco adulto, regista e autore dell’adattamento; applausi per Camplone, il giovane Glauco

Sul palco, la fisicità degli attori, le musiche e i colori, sommati a una narrazione intensa, senza pause, capace di emozionare, fanno immedesimare gli spettatori (500 almeno, con tanti rimasti fuori dall’impianto per il giusto rispetto delle norme di sicurezza). La sorprendente rappresentazione del mare, ora quieto e ora in tempesta, è il virtuale passaggio generazionale degli attori dello Smo che si alternano in alcuni personaggi, quelli che accompagnono l’ardito giovane Glauco e quelli a fianco del Glauco fattosi re, forte e spavaldo, capace di tenere testa all’ammaliatrice Circe (Giulia Pellicciaro), la cui vendetta sarà tremenda, come ben sapevano le mistiche Cassandra (Erminia Longo-Emanuela Di Nicola) e Calypso (Allyson Silvestri). Circe, dominatrice che non ammette sconfitte, recide il sottile filo della vita di Scilla. Uno strappo secco, crudele e la promessa sposa di Glauco diventa un corpo inerme tra gli scogli. Il tutto mentre la nave di re Glauco e dei suoi prodi, trascinati dai tritoni Clisso (Alessandro Di Nicola), Lemmo (Davide Di Santo), Rode (Gianmarco Di Gregorio) e Kokoro (Mattia Ricci) solca il mare tra l’Africa e la Sicilia. Il ritorno di Glauco è un trionfo labile, in realtà una tremenda sconfitta all’annuncio del suicidio di Scilla. Il corpo della fanciulla, oramai donna, che non aveva esitato a tradire il padre per amore, avvolto in un sudario, viene consegnato a Glauco sulla spiaggia, quella spiaggia di per sé palcoscenico, luogo di selvaggi amplessi, ma anche linea di speranza e declino mortale.

Pietropaoli (Scilla), Pellicciaro (Circe) e Cavicchia (Forchis): wow!

Le parche Loto (Nicole Faieta), Lachesi (Camilla Di Mauro) e Atropo (Mariagrazia Ricci) osservano il tormento di Glauco il quale, proprio come Scilla anni prima, compie un gesto di amore senza limiti: si fa incatenare al suo amore e con lei scompare tra i flutti. Nello stesso momento il giovane Glauco e l’incantevole Scilla ricompaiono ai piedi del palco, sorprendendo il pubblico: corrono l’uno tra le braccia dell’altro, si abbracciano, si baciano e poi si siedono e guardano il cielo, dove le stelle regalano sempre una speranza. Ognuno è libero di cogliere il messaggio che preferisce: il trionfo dell’amore, il ricatto di due giovani il cui sentimento è frustrato dalla distanza sociale, la forza degli essere umani contro l’ingiusto fato.

Citazione d’obbligo per le figurazioni speciali: Rebecca Londi, Ludovico Montefusco, Elena Cetroni, Chiara Di Marcantonio, Mario Ion, Sabrina Di Cintio, Teresa Ianni, Giulia Fascianella, Giulia Piermarini, Roberto Pernice e Daniele Di Giovanni. (emmeci)

Coreografie, figurazioni, musiche e luci di alto livello; un plauso all’interpretazione dei marinai giovani e adulti

Archiviato in:Cultura e Arte Contrassegnato con: Demetrio Cavicchia, E.L. Morselli, Festival Dannunziano, Giampiero Mancini, Gianmarco Camplone, Giulia Pellicciaro, Glauco, Michela Pietropaoli

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