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Azione riapre il fronte del Dea di II livello a Pescara: “Ora i cittadini non hanno standard di cura come da linee guida internazionali”

24 Novembre 2025 da Redazione

Il segretario provinciale Pietrolungo: “L’Abruzzo è l’unica regione in Italia a non averlo individuato”

Azione Pescara, per bocca del nuovo segretario Ivano Pietrolungo e a nome di tutto il direttivo provinciale, torna con forza a sollecitare tutte le forze politiche regionali, a partire da quelle al governo della regione, a completare tempestivamente e definitivamente la parte mancante del riordino della rete ospedaliera abruzzese: l’individuazione degli ospedali sede di DEA di II° livello. Atteso che, la nostra regione, è rimasta l’unica (!) in Italia a non aver individuato/costituito DEA di II° livello. A partire dall’amministrazione regionale dell’ex presidente Luciano D’Alfonso, per proseguire poi con le amministrazioni a guida Marco Marsilio, i governi regionali sin qui succedutisi hanno deciso di non decidere, perdendosi in creative e bizzarre formule (“due DEA di II° livello condivisi tra Pescara-Chieti e L’Aquila-Teramo”) che, non a caso, non sono state mai implementate da altri in Italia e sono state puntualmente rigettate dagli appositi organismi del Ministero della Salute.

Tutti espedienti per evitare di assumersi la responsabilità della decisione che, inevitabilmente, avrebbe operato delle esclusioni (secondo la normativa, si può avere un DEA di II° livello ogni 600mila/1 milione di abitanti, quindi in regione massimo due sedi ospedaliere possibili). Con la gravissima conseguenza che tutti i cittadini abruzzesi non possono avere i migliori standard di cura come da linee guida internazionali. Questa mancata istituzione, negli anni passati, di Ospedali di II livello sede di DEA di II livello (ossia veri Trauma Center, dotati delle specialità necessarie per la gestione del paziente critico politraumatizzato, incluso in età pediatrica) ha rappresentato un grave vulnus per il sistema sanitario regionale.
Secondo il DM 70/2015 (la normativa che disciplina il riordino e la classificazione della rete ospedaliera), infatti, un DEA di II livello deve essere dotato di, tra le altre:
– Cardiochirurgia
– Neurochirurgia
– Chirurgia vascolare
– Chirurgia toracica
– Unità di terapia intensiva ad alta specializzazione
– Terapia intensiva neonatale
Specialità pediatriche avanzate, comprese quelle chirurgiche nei modelli che gestiscono traumi complessi in età evolutiva.

La rinuncia per motivazioni localistiche (“non scontentare questo o quel territorio”) ha portato per anni a un’auto-amputazione programmatoria, rinviando scelte necessarie per la sicurezza dei cittadini. Il buon governo, tuttavia, richiede decisioni coraggiose, anche quando possono risultare inizialmente impopolari: essere impopolari non significa essere antipopolari.

Esaminiamo il panorama regionale attuale.
Pescara nella rete regionale, ad oggi è l’unico presidio con i requisiti sostanziali.
Alla luce dei parametri tecnici previsti dal DM 70/2015 – bacino di utenza, volumi di accesso al Pronto Soccorso, casistica trattata e presenza delle specialità richieste – il presidio pspedaliero Santo Spirito di Pescara è l’unica struttura che oggi soddisfa la quasi totalità dei requisiti per DEA di II livello, fatta eccezione per la mancanza della Cardiochirurgia (che sarebbe dunque l’unico tassello da completare).
Dati di fatto: Pescara gestisce quasi il 90% dei politraumi regionali. Gestisce il 100% delle urgenze chirurgiche pediatriche trattate in regione, essendo l’unico presidio regionale dotato sia di chirurgia pediatrica sia di rianimazione pediatrica. Ha un bacino di utenza tra i più elevati della regione, grazie alla posizione baricentrica nell’area costiera, la più popolata dell’Abruzzo. È storicamente sede dei servizi di maggior complessità e dotata delle strutture tecniche e professionali più coerenti con i requisiti di un Trauma Center. Ignorare queste evidenze costituirebbe una distorsione della realtà che nessuna logica tecnica può giustificare.

Nel passato si sono ascoltate obiezioni anti-Pescara. Alcune opposizioni alla scelta pescarese vengono motivate da considerazioni politiche o identitarie (es. “Chieti perderebbe centralità”, “Ha l’Università”, “Ha la cardiochirurgia”). Si tratta di preoccupazioni comprensibili ma non pertinenti quando si tratta di servizi di emergenza-urgenza: la priorità non è distribuire simbolicamente funzioni ospedaliere, ma garantire una presa in carico tempestiva e altamente specializzata del paziente critico, come previsto dalle norme nazionali e dalle linee guida della letteratura scientifica internazionale.
Nulla vieta – anzi è opportuno – che a Chieti vengano potenziati e valorizzati altri settori, a partire dall’istituzione del Centro di riferimento nazionale per le patologie oculari, la riattivazione del Centro trapianti di cuore, una evoluzione in Azienda ospedaliera universitaria, ulteriori funzioni specialistiche coerenti con la vocazione medico-universitaria del presidio. Queste misure rafforzerebbero la sanità teatina senza ostacolare la creazione del necessario DEA di II livello regionale.
Analoghe valutazioni vanno svolte per L’Aquila e Teramo. In linea teorica, L’Aquila – per la sua collocazione geografica e la necessità di garantire copertura più omogenea alla regione – potrebbe accogliere un secondo Trauma Center. Tuttavia, oggi permangono criticità sostanziali: assenza di cardiochirurgia, assenza di chirurgia pediatrica, volumi di accesso al Pronto Soccorso inferiori agli standard richiesti, presenza non completa delle specialità avanzate richieste dal DM 70/2015.
Questi elementi rendono l’adeguamento possibile ma non immediato: necessiterebbe investimenti significativi e una revisione strutturale dei servizi.

Anche Teramo esprime legittime rivendicazioni territoriali; tuttavia, tali istanze non devono mai trasformarsi in ostacoli alla sicurezza complessiva del sistema. Al contrario, possono rappresentare l’occasione per allocare in questi territori altre funzioni specialistiche oggi mancanti a livello regionale, contribuendo contestualmente a ridurre la mobilità passiva. La necessità di una scelta definitiva e tecnicamente fondata Le peculiarità orografiche dell’Abruzzo, i tempi di percorrenza della viabilità interna e la variabilità delle condizioni meteo richiedono una rete emergenziale solida, coerente, basata su hub reali e pienamente funzionanti, non solo nominali.
I DEA di II livello non sono un premio da assegnare: sono un obbligo normativo e una necessità clinica. Pertanto, si dia piena attuazione a quanto previsto dal DM 70/2015, applicando criteri tecnici e oggettivi – anziché logiche politiche, territoriali o spartitorie – nell’organizzazione della rete ospedaliera regionale. È necessario che la programmazione sanitaria persegua l’interesse collettivo e la massima efficienza dei servizi, soprattutto nella gestione dell’emergenza-urgenza.
La Regione – dopo anni di rinvii – deve dunque assumere decisioni chiare e tecnicamente fondate, senza lasciarsi paralizzare da veti incrociati o rivendicazioni localistiche. La sicurezza dei cittadini impone una scelta che metta al centro criteri oggettivi, volumi, esiti, specializzazioni effettivamente presenti, non equilibri politici momentanei. Azione Pescara esorta tutte le forze politiche ad affrontare e definire nell’immediato il tema, ponendo al centro l’interesse dei cittadini. E’ non più tollerabile condannare gli abruzzesi a una condizione di minor sicurezza e assistenza per bieco e miope calcolo politico. Nelle prossime settimane, anticipa il segretario Pietrolungo, saranno attuate iniziative che, attraverso il coinvolgimento di esperti e stakeholders, terranno viva l’attenzione sul tema dei cittadini e del decisore pubblico.

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