Silent Book Party
A Penne ad agosto fa un caldo strano. Nella città fatta di mattoni, sembra di essere nella tiepida camera di cottura di un forno a legna. La luce anche quella è calda, sa di ocra e di pane. Nel silenzio che non è solitudine – che sempre qualche sguardo filtra dalle persiane dai piani in alto dei palazzi che furono nobili – si sente qualche passo veloce di persone che convergono verso un punto in alto del paese, un luogo un po’ nascosto, e chi si incontra si scambia qualche parola rapida concessa velocemente per non rallentare il passo verso qualcosa di più importante. Dove vanno, ti chiedi a vederle. E tutte hanno un cuscino in mano. Allora, segui il cuscino.
È il 13 agosto del 2025. Manca qualche minuto alle sette di sera. All’ora che gli adulti dovrebbero tornare a preparare la cena, le ragazze e i ragazzi dovrebbero rincasare sgattaiolando in camera e i bambini e le bambine prepararsi per le ultime ore prima del riposo, a Penne puoi vedere persone libro che si raccolgono sulla scalinata della chiesa nel Largo appartato di San Giovanni Evangelista per il Silent Book Party, l’esperienza di lettura condivisa promossa dalla scrittrice Donatella Di Pietrantonio, che a Penne vive e e grazie alla quale Penne rivive. Almeno nella congenita inclinazione del paese all’arte e in quella sensibilità alla conoscenza che ne ha fatto, nei secoli, un centro di cultura.
Le persone possono conoscersi o non conoscersi, qualcuno forse di vista, ma sono già un gruppo. Si salutano, comunque, come si fa in montagna dove ci si saluta sempre, riconoscendo nell’altro un terreno comune di interessi, di ragioni, di mete. Ci si siede frapponendo i cuscini ai gradini.
Silenzio, si legge.
Ciascuno il suo libro. Insieme al leggero tepore dei mattoni, ora più vicino e tangibile, si alza una sensazione di disagio, ma è piacevole. Non si capisce proprio bene perché tante persone siano lì, ma vogliono esserci.
Poi, per un’ora, è il ronzio delle mosche, i rumori lontani dei motori e delle mamme che che si spazientiscono. Quel nervosismo appare ancora più distante a chi ha deciso di fermarsi, per un po’, e alzare lo sguardo volgendolo ai libri. Intorno una porta blu, delle finestre verdi e una casa gialla. Piccoli segni di individualità che hanno sentito il bisogno di affermarsi portando un elemento di rottura nell’armonia del paesaggio. Il segno cromatico del familismo amorale che contraddistingue l’Italia a sud del Tronto. Invece, queste lettrici e questi lettori silenziosi fanno il contrario: radunano tante individualità per rimettere insieme un gruppo, consapevole di essere eterogeneo, individualistico, ma ancora parte della stessa scena. Un quadro a pointillisme.
Si riappropriano, a cadenze più o meno regolari, di un luogo della città bello e tralasciato.
Ora, il punto è perché lo fanno? Perché una cinquantina di persone scappa al tramonto dalle sue incombenze quotidiane per ritargliarsi un’ora e andare a leggere insieme agli altri? Non potrebbe farlo ognuno a casa sua? In fondo, si sta sempre leggendo il proprio libro, ciascuno diverso, in silenzio, al più con una matita in mano per segnare i passaggi più interessanti e alla fine riflettere su un brano che si vuole condividere perché significativo. Sicuramente, questa comunità con il cuscino si è sentita chiamata e ha risposto alla provocazione di chi ha saputo toccare le corde di una collettività. E in questo, Donatella Di Pietrantonio riesce benissimo, perché ha capito in profondità lo spirito di questo Abruzzo contemporaneo, lo sa restituire e lo sa pure invocare. La risposta alle letture condivise sono una dimostrazione plastica di questa dote e anche della capacità di creare dialoghi, intrecciare fili che sembrano ormai spezzati. Come nelle trame dei suoi romanzi, così nella vita della comunità che anima.
Prossimo appuntamento per il 28 agosto, ore 19, luogo da definire, ma se andate a Penne, vi basterà seguire il cuscino.
Michela Di Michele