
di Ernesto Grippo*
Se entro il 24 luglio non ci saranno ricorsi al Consiglio di Stato, con richiesta di sospensiva, il 24 e 25 agosto sedicimila pescaresi torneranno alle urne per l’elezione del sindaco. Si rincorrono voci di un probabile ricorso del centrodestra per chiedere di annullare la sentenza del Tar ed evitare la ripetizione del voto, anche se si vocifera di una non richiesta di sospensiva. In questo caso la ripetizione del voto sarebbe assicurata ad agosto con il rischio di un ulteriore nuovo voto se, poi, il Consiglio di Stato dovesse sentenziare l’annullamento in toto delle elezioni, a meno che il Consiglio di Stato non riesca a fissare il merito prima del 24 e 25 agosto.
Dall’altra parte Carlo Costantini, che ambisce al ballottaggio con Carlo Masci, attende il placet dei partiti di centrosinistra per impugnare la sentenza con la relativa ovvia richiesta di sospensiva e conseguente rinvio del voto agostano. Ma è certo che mentre i partiti decidono il da farsi i pescaresi, a prescindere dall’appartenenza politica, non possono che essere preoccupati per la scarsa genuinità del voto espresso lo scorso anno.
E’ bene ritornare su alcuni passaggi della sentenza che sembrano non essere stati sottolineati abbastanza sui media. Il primo passaggio di pagina 48 è netto: “notevolissimo, complessivo, disordine nella verbalizzazione che comporta che non si può non annullare” altrimenti “ il risultato aprirebbe le porte ad affermare l’assoluta inutilità della verbalizzazione stessa, e …… la validità di elezioni in cui tutti i verbali di sezione sono in bianco, o addirittura assenti”.
Come dire non si può non annullare il voto altrimenti si ammette che i risultati si possono anche scrivere sulla sabbia. A pagina 50, il Collegio esprime un certo disappunto per l’operato della Prefettura che è stata individuata quale soggetto verificatore della correttezza del voto espresso cosi come risulta dai verbali di scrutinio e dalle schede contenute nelle buste. Nella cronistoria delle udienze innanzi al Tar e dei vari rinvii, l’udienza del 22 aprile scorso, è stata contraddistinta dalla richiesta di un supplemento istruttorio perché, scrivono i giudici, si è “Ritenuto necessario acquisire un supplemento di verificazione, per una maggiore certezza in ordine ad alcuni dati forniti prima di entrare nel dettaglio in merito a una serie di divergenze che riguardano diverse sezioni”.
E si rinvia al 24 maggio in attesa di quanto richiesto. Ma nel frattempo in Prefettura qualcosa è andato storto . E i giudici lo sottolineano senza mezzi termini. E in sentenza scrivono che “Il verificatore deposita una tabella … spesso in contrasto con quanto invece diffusamente motivato nella prima relazione. Questo supplemento di verificazione, dunque, non è stato svolto correttamente e in modo utile e chiaro”.
A pagina 75, il collegio presieduto da Paolo Passoni evidenzia che “il fatto di per sé grave dell’apparizione/sparizione di schede è reso ancora più grave dalla prova di un controllo e una gestione delle operazioni del tutto superficiale” ….“Il fatto che alcune schede siano scomparse in alcune sezioni e rinvenute in più in altre non dimostra in modo univoco l’esistenza di fenomeni dolosi funzionali alla migrazione delle stesse, ma è sicuramente in grado di incidere sulla genuinità del risultato elettorale”. E nella pagina successiva vanno oltre : “Anche se ciò, sulla base degli elementi emersi in giudizio, ovviamente non supera la soglia indiziaria di una regia dolosa”.
Dolo e regia che non si possono escludere, ma che non appartiene alla competenza amministrativa ma a quella penale e per questo si arriva a trasmettere tutti gli atti alla Procura. A pagina 80, poi arrivano gli interrogativi pesanti: “Anche l’insufficiente o inattendibile tracciamento delle operazioni sulle schede pone dubbi sulla genuinità del risultato (le schede autenticate verbalizzate, che poi non sono state rinvenute nel plico, sono state sostituite con schede non autenticate? Sono state illecitamente utilizzate per sostituire alcuni voti nell’urna? i voti verbalizzati e poi non rinvenuti nel plico che fine hanno fatto? E quelli rinvenuti in più in che modo hanno alterato il risultato?).
Con queste risultanze c’è poco da essere sereni da parte di tutti. A partire dai presidenti di seggio . Per loro gli eventuali profilo di responsabilità sono sanzionati in modo pesante. L’art. 90 del Decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960 n. 570 ai primi due commi stabilisce che “Chiunque forma falsamente, in tutto o in parte, le schede o altri atti destinati alle operazioni elettorali o altera uno di tali atti veri, o sostituisce, sopprime o distrugge in tutto o in parte uno degli atti medesimi è punito con la reclusione da uno a sei anni. È punito con la stessa pena chiunque fa scientemente uso degli atti falsificati, alterati o sostituiti, anche se non ha concorso alla consumazione del fatto. Se il fatto è commesso da chi appartiene all’ufficio elettorale, la pena è della reclusione da due a otto anni”
E ancora l’art. 96 primo comma “Chiunque, appartenendo all’Ufficio elettorale, con atti od omissioni contrari alla legge, rende impossibile il compimento delle operazioni elettorali, o cagiona la nullità della elezione, o ne altera il risultato, o si astiene dalla proclamazione dell’esito delle votazioni, è punito con la reclusione da tre a sette anni” . La sentenza individua con dovizie di particolari i casi di cui sopra che hanno cagionato al momento la nullità del voto in 27 sezioni , ne consegue che l’azione giudiziaria è spianata.
Ma in attesa degli sviluppi di eventuali ricorsi ai giudici di Palazzo Spada per il verdetto definitivo sotto il profilo amministrativo e delle inchieste della Procura di Pescara desta curiosità la storia delle schede bianche, nulle e contestate nelle elezioni comunali di Pescara dalla prima elezione diretta del sindaco.
1993, ELEZIONE COLLEVECCHIO: BIANCHE 2.279,
NULLE E CONTESTATE 4.497 TOTALE 6.776;
1994, ELEZIONE PACE: BIANCHE 1.369,
NULLE E CONTESTATE 2.679 TOTALE 4.048;
1999, ELEZIONE PACE: BIANCHE 1.105,
NULLE E CONTESTATE 2.299 TOTALE 3.404;
2003, ELEZIONE D’ALFONSO: BIANCHE 1.044 ,
NULLE E CONTESTATE. 1.971 TOTALE 3.015;
2008, ELEZIONE D’ALFONSO: BIANCHE 1.086,
NULLE E CONTESTATE. 1.937 TOTALE 3.025;
2009, ELEZIONE MASCIA: BIANCHE 1.230,
NULLE E CONTESTATE 1.510 TOTALE 2.740;
2014, ELEZIONE ALESSANDRINI: BIANCHE 1.112,
NULLE E CONTESTATE 2.354 TOTALE 3.465;
2019, ELEZIONE MASCI: BIANCHE 494,
NULLE E CONTESTATE. 1.448 TOTALE 1.942;
2024, ELEZIONE MASCI: BIANCHE 453,
NULLE E CONTESTATE. 1.318 TOTALE 1.771.
Da trent’anni a questa parte mai così poche schede bianche, nulle e contestate come nelle ultime due elezioni. Nessun retropensiero, nessuna velata accusa ma solo l’auspicio che i dubbi e le anomalie rilevate siano cristallizzati in tutte le sedi giudiziarie. Perché è giusto che il sindaco Masci governi senza che nessuno sia legittimato ad adombrare dubbi, così come il centro sinistra non ha il diritto di inquinare i pozzi ma solo di fare una corretta e costruttiva opposizione . Se le cose stanno diversamente se ne traggano le conseguenze. Da parte di tutti, con i responsabili che paghino per le loro colpe perché si sarebbe trattato di un attacco alla democrazia che non dobbiamo permettere.
*Comandante Polizia locale Roseto degli Abruzzi