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Pescara ad agosto tornerà alle urne, ma la correttezza del voto deve essere messa al primo posto

4 Luglio 2025 da Redazione

A meno di ricorsi al Consiglio di Stato, il 24 e 25 agosto a Pescara si rivoterà nelle 27 sezioni individuate dal Tar e per le quali si è sentenziato l’annullamento del voto. Lo ha stabilito ieri il Prefetto di Pescara. Il giorno prima, il sindaco congelato Carlo Masci aveva scritto ai suoi elettori “Una vittoria elettorale straordinaria… con numeri schiaccianti e indiscutibili” , con i presidenti di seggio che “hanno  compiuto errori in buona fede… fisiologici per via della confusione che si crea normalmente nei seggi” e se “avessero agito in mala fede i danneggiati le vere e uniche vittime sarebbero quelli che hanno vinto . E il primo cittadino sospetta che chiunque, per danneggiarlo, avrebbe potuto “eliminare una scheda, scrivere un numero per un altro. Sulle buste strappate, Masci ipotizza che lo siano state durante i vari trasporti “ma sempre dopo lo scrutinio”. E, quindi, il sindaco, pur non condividendo la sentenza del Tar, dice di essere tentato dall’andare subito al voto e di non ricorrere confidando nella conferma di quel voto “plebiscitario”.

Sulla vittoria elettorale straordinaria  e sul plebiscitario da intendersi come consenso pressoché unanime  è bene fare chiarezza. A maggio 2024, a Pescara gli elettori erano 103.552 , mentre i votanti sono stati 63,664 per una percentuale del 61,5. Un primo cittadino che, come Masci, viene eletto con il 50,95% dei votanti e con 31.535 voti, in realtà è stato votato dal 30,5 % degli aventi diritto al voto. Parlare di plebiscito è fuori luogo. Essere legittimati a governare senza ombra di dubbio, perché questa è la democrazia.

Masci dice di essere tentato di non ricorrere confidando nel voto a breve . Ma  quanti sono i voti assegnati nelle 27 sezioni per le quali il Tar ha pronunciato l’annullamento? Masci si è visto assegnare 4.805 voti, Costantini 3.444 e Pettinari 1.300.

Se si voterà ad agosto, il rischio astensione si alzerà e questo non è un dato che possa favorire chi punta a mantenere il risultato precedente. Il perché è ovvio. Se ad agosto la percentuale dei votanti dovesse andare sotto il 50% , 11 punti in meno dello scorso anno, si tratterà di verificare quanti saranno i voti in termini assoluti per ogni candidato, con poco rilievo alla percentuale, perché poi occorrerà riproporzionarla sul totale delle sezioni. La conseguenza è che potrebbero uscire esiti imprevedibili sul filo del rasoio del quorum.

Da prendere in considerazione anche il corpo elettorale chiamato al voto. Non sarà quello del 2024 perché voteranno i diciottenni  di oggi e minori all’epoca, non voterà chi si è nel frattempo trasferito in un’altra città o addirittura ha cambiato solo  condominio e ad agosto appartiene ad una sezione non chiamata al voto, mentre lo scorso anno aveva votato in una sezione il cui voto è stato annullato. Un voto alterato, dunque, perché espresso in due finestre temporali diverse ledendo il diritto di voto di alcuni cittadini.

Ma queste ragioni di opportunità politica o di spregiudicatezza si devono anteporre rispetto all’esigenza di fugare i dubbi adombrati da una sentenza dei giudici amministrativi che ha aperto le porte della verifica penale su tutta la tornata elettorale.  Così come lo sfidante  Carlo Costantini ha la possibilità di ricorrere al secondo grado per vedere riformata la sentenza, puntando all’annullamento totale del voto . 

Anche Costantini non deve essere mosso da opportunismi politici, ma dall’agire per garantire la correttezza della tornata elettorale. Per queste ragioni, l’ipotesi del ricorso al Consiglio di Stato dovrebbe unire le parti contrapposte ovviamente con aspirazioni diverse rispetto all’esito dell’appello, ma comune nel far pronunciare il massimo organo di giustizia amministrativa sulla validità della tornata elettorale. Così come tutti devono sperare che le indagini della Procura facciano emergere eventuali accadimenti penalmente rilevanti, quella eventuale regia dolosa ipotizzata dal Tar su base indiziaria o definiscano l’assenza di condotte illecite.

Gli oltre 60.000 pescaresi che hanno votato vogliono essere certi del voto. 

Ricordiamo che nelle 98 pagine di sentenza il Tar ha evidenzia che ha cercato in tutti i modi di conservare la volontà del corpo elettorale e testualmente precisa che “sommando i vizi sostanziali di assoluto difetto di tracciamento delle schede (quindi ipotesi in cui quantomeno il verbale non ha raggiunto lo scopo che gli è proprio), o di dimostrato smarrimento di alcune di esse o addirittura di rinvenimento nei plichi di schede in più, si supera ampiamente la soglia della prova di resistenza.

In altri termini, in aderenza ai principi espressi da Consiglio di Stato sentenza 9407 del 2023, in questo caso il numero di schede sulle quali vi è assoluta incertezza supera di per sé il numero necessario ai fini della prova di resistenza”. Ci sono casi in cui i verbali sono assolutamente inidonei allo scopo di fornire certezza sulla gestione delle schede, altri in cui mancano materialmente delle schede dal plico .

I giudici scrivono di  “apparizione sparizione delle schede”  e ancora  di “gestione delle operazioni del tutto superficiale” e anche di “schede scomparse in alcune sezioni e rinvenute in più in altre”. Il Comune si è difeso in un modo non condiviso dal Tar che anzi  considera che “tale flusso disvelerebbe un effetto inquinante ben più grave”.

E’ bene ricordare a tutti che  il Tar  arriva a sostenere sulla base indiziaria una regia dolosa. Se si ritiene che queste pesantissime conclusioni non siano corrette e condivisibili, occorre chiedere al Consiglio di Stato di pronunciarsi perché i pescaresi devono essere informati su ciò che è accaduto. Qualsiasi narrazione suggestiva di questo  o quel contendente non interessa.

Certo sarebbe singolare che ci siano stati brogli da parte di chi ha perso per invalidare il voto sapendo che avrebbe vinto l’avversario o dopo averlo saputo. Ma perché escluderlo? E con questo dubbio si vuol tornare al voto parziale? Attendere l’esito delle indagini penali nel mentre che il Consiglio di Stato  si pronunci nel merito sarebbe la scelta migliore.  La mera ordinaria amministrazione per la Giunta in carica, che crea non poco difficoltà interpretative oltre che un giusto imbarazzo per chi ha vinto, si potrebbe superare solo con l’avvento di un Commissario, come avvenne nel 1994 dopo l’annullamento della elezione del sindaco Mario Collevecchio per un mero errore nella formazione delle liste e con un voto espresso da oltre il 60% dei pescaresi. 

Ernesto Grippo

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