
di Marco Presutti*
In questi giorni di commossa partecipazione e preghiera per la scomparsa di papa Francesco, mentre il mondo intero rende omaggio a un leader spirituale che ha “toccato le menti ed i cuori”, non si può evitare una riflessione sul significato profondo della sua eredità. Un’eredità che, forse, non abbiamo ancora pienamente compreso nella sua portata rivoluzionaria e che interpella profondamente anche le scelte che siamo chiamati a compiere qui, nel nostro territorio, con il processo che ci porta al nuovo comune di Pescara. Come ha ricordato il cardinale decano Giovanni Battista Re nella sua omelia funebre, Francesco è stato un “Papa in mezzo alla gente con cuore aperto verso tutti”, con una spiccata attenzione “per gli ultimi della terra, gli emarginati”, un pontefice che ha richiamato costantemente alla fraternità, alla cura della “casa comune”, all’urgenza della pace e alla necessità di “costruire ponti e non muri”. Non è stato il mero ripropositore di un antico messaggio, ma un pastore che ha saputo incarnarli e offrirli con forza profetica nelle pieghe complesse del nostro tempo, in una visione organica in grado di affrontare i tanti aspetti della crisi ambientale, sociale, economica, politica – che attraversa il pianeta.
Per coloro che fanno politica in Abruzzo la sfida è quella di sapersi dimostrare all’altezza di un insegnamento così grande. Una opportunità è offerta dalla nascita della città nuova che, lungi dall’essere un mero adempimento burocratico o un’operazione dettata solo da criteri di efficienza, rappresenta un’occasione storica irripetibile per la politica abruzzese: quella di cogliere l’opportunità per dare attuazione concreta, nel nostro piccolo, a quei principi visionari che papa Francesco ci ha consegnato.
Il suo magistero, in particolare attraverso le encicliche Laudato Si’ e Fratelli Tutti, può e deve diventare una bussola preziosa per orientare questo cammino, indicando alcuni assi strategici fondamentali.
- La fraternità come progetto politico: oltre la somma dei municipi
Papa Francesco, con Fratelli Tutti, ci ha richiamato all’essenziale: siamo tutti fratelli, chiamati a costruire un’amicizia sociale che superi le barriere. Applicato alla Nuova Pescara, questo significa che la fusione non può ridursi a unire uffici o razionalizzare costi. È, prima di tutto, un progetto politico e culturale: l’opportunità di costruire consapevolmente un “noi” più grande, una comunità metropolitana fondata sulla solidarietà, sul riconoscimento reciproco e sulla corresponsabilità. Significa superare i vecchi campanilismi e le frammentazioni istituzionali anacronistiche, non per negare le identità locali, ma per integrarle in una visione più ampia, come le facce di quel “poliedro” che papa Francesco amava citare. La politica locale è chiamata qui ad esercitare quella che il Papa definiva la “più vasta carità”: non solo aiutare il singolo, ma lavorare per organizzare e strutturare la società in modo che nessuno si trovi nella miseria o nell’esclusione. - L’ecologia integrale: una visione per il benessere di tutti
Con Laudato Si’, papa Francesco ha introdotto il concetto rivoluzionario di ecologia integrale: tutto è connesso, non possiamo separare la cura dell’ambiente dalla giustizia sociale, dalla qualità delle istituzioni, dalla vita quotidiana delle persone. Per Nuova Pescara, questo si traduce in una visione strategica integrata. Non possiamo pensare alla rigenerazione urbana delle aree dismesse senza considerare l’impatto sociale; non possiamo pianificare la mobilità senza valutarne le conseguenze ambientali e l’accessibilità per tutti; non possiamo promuovere lo sviluppo economico senza interrogarci sulla sua sostenibilità e sulla distribuzione equa dei benefici. La sfida è misurare il progresso non solo in termini di PIL, ma di Benessere Equo e Sostenibile (BES), mettendo al centro la qualità della vita umana in armonia con la “casa comune”. - La “migliore politica”: servizio, lungimiranza e coraggio
Papa Francesco ha più volte invitato a riabilitare la politica come “vocazione altissima”, capace di pensare al bene comune a lungo termine, di riformare le istituzioni, di resistere alle pressioni degli interessi economici immediati e di non sottomettersi al paradigma tecnocratico. Il processo di fusione, con le sue complessità e le sue resistenze, richiede esattamente questa “migliore politica”. Una politica che non si accontenti della gestione ordinaria o dei risultati elettorali a breve termine, ma che abbia il coraggio di avviare processi di trasformazione profonda, i cui frutti magari saranno raccolti da altri. La leadership politica è chiamata a guidare questa transizione con visione, generosità e responsabilità, ponendosi realmente al servizio della nuova comunità che nasce. - Dialogo e incontro: il metodo per costruire l’unità
Come realizzare questa visione ambiziosa superando diffidenze e ostacoli? Papa Francesco indica la via maestra: il dialogo paziente e perseverante, la cultura dell’incontro. La fusione non può essere imposta dall’alto, ma deve nascere da un confronto aperto e trasparente, capace di ascoltare tutte le voci, specialmente quelle delle periferie, geografiche ed esistenziali. È necessario costruire ponti attraverso tavoli di lavoro, forum pubblici, processi partecipativi, dove le diverse prospettive possano arricchirsi a vicenda e contribuire a un progetto comune, ricordando che “l’unità è superiore al conflitto”. - A partire dagli ultimi: il criterio fondamentale
Infine, e forse è il punto decisivo, l’eredità di papa Francesco ci richiama costantemente a partire dagli “ultimi”, dai più fragili, dagli esclusi. Sia Laudato Si’ che Fratelli Tutti (e l’omelia del Card. Re lo ha ribadito) ci ricordano che non c’è vera fraternità, né vera cura della casa comune, se una parte dell’umanità è scartata. Questo interpella direttamente il progetto Nuova Pescara. La fusione deve diventare l’occasione per ridurre le disuguaglianze, per garantire accesso equo ai servizi, per promuovere un’economia inclusiva e per investire sulla coesione sociale e sulla “comunità educante”, specialmente nei quartieri più difficili. La domanda fondamentale per la Nuova Pescara non è solo se sarà più grande o efficiente, ma se sarà più giusta e solidale.
Conclusione: una sfida di speranza
Papa Francesco ci ha lasciati, ma la forza del suo messaggio resta. Un messaggio che, lungi dall’essere un semplice richiamo spirituale disincarnato, offre una lucida analisi delle sfide contemporanee e traccia percorsi concreti per costruire un futuro diverso. È necessario, però, che la politica abruzzese, e pescarese in particolare, abbia l’umiltà di ascoltare e la capacità di comprendere l’insegnamento di questo Pontefice. La nascita della Nuova Pescara è un’occasione per dimostrare di saper raccogliere questa sfida. Possiamo scegliere di gestire la fusione come una pratica amministrativa, oppure possiamo elevarla a progetto politico e sociale, ispirato da una visione alta di fraternità, giustizia e cura integrale. Possiamo, come ci ha invitato a fare papa Francesco fino all’ultimo, scegliere la speranza e lavorare insieme, con coraggio e lungimiranza, per costruire una città che sia davvero una casa comune per tutti.
*Consigliere del Pd al comune di Pescara ed ex assessore alla Nuova Pescara