di Antonello Barbieri*
Sta per finire la droga chiamata Pnrn e non lascerà traccia delle auspicate riforme strutturali.
Il Paese tornerà quello di prima, ma con un bel mucchio di miliardi di euro da restituire. È quindi più che probabile che la crisi economica attesa sarà devastante per i Paesi, e l’Italia è al vertice della lista con meno riforme strutturali e con i parametri economici peggiori, debito pubblico su tutti. Solo una forte crescita economica determinata da ingenti finanziamenti pubblici potrebbe essere lo strumento per contenere la probabile recessione, ma il nostro Paese, che già ora ha fatto registrare una crescita zero, non dispone certo di risorse libere da collocare nei su citati incentivi.
Dunque, ci attendono anni difficili, nei quali dovremo cimentarci nel raschiamento del barile.
E qui possono diventare importanti le fusioni tra Comuni, che non sono altro che una puntuale azione di razionalizzazione degli enti comunali in perenne difficoltà, incapaci di erogare i servizi minimi ai cittadini, con bilanci in grande parte fallimentari e, per forza di cose, ininfluenti nello sforzo di generare crescita e sviluppo.
Le fusioni tra Comuni sono uno strumento davvero in grado di contribuire al risanamento dei conti pubblici e di farlo senza necessitare di nuove leggi e di farlo, udite udite, senza chiedere sacrifici a nessuno, anzi, generando già nel breve periodo migliore qualità della vita, crescita economica e sociale. Tutto quanto sopra non è frutto di teorie o di supposizioni, ma è dimostrato e dimostrabile, è certificato dalla Corte dei Conti, dall’Istat, dal Ministero dell’interno, da quello dell’economia e da molti altri centri studi pubblici e privati.
*Presidente Fccn Coordinamento nazionale fusione comuni